Postato 10 February 2011 - 03:59 AM
Ringrazio Federico Ielli della pregevole sintesi di tante questioni, come Giosarca della condivisibilissima testimonianza.
La rarefazione delle trote lacustri è un fenomeno mondiale, ed europeo in particolare, in continuo avanzamento.
Purtroppo in Italia le cose vanno peggio che in altri paesi europei, perchè la questione non è mai stata affrontata in modo veramente organico, spesso nell'illusione che fosse un certo furore ripopolatorio che ha imperato per molti anni la soluzione di ogni problema.
Non va dimenticato che il tanto decantato impianto di Torbole, con le sue grandi produzioni di uova, alla fine venne abbandonato per la enorme diminuzione dei pesci alla fine presenti nel lago.
Certo, le condizioni ambientali, in seguito, sono cambiate e certamente peggiorate.
Ma allora, perchè mai, piu si riproducevano artificialmente pesci presenti comunque naturalmente a bizzeffe,, più gli stessi nel lago diminuivano?
Forse, già allora si sbagliava e di tanto qualcosa, e chi conosce gli studi di Linda Likre sa di cosa parlo.
Poi, fatto il primo forse irreparabile danno genetico, la soluzione semplicistica divenne quella di compensare la distruzione degli areali di frega , il peggioramento qualitativo delle acque ed i maggiori prelievi di fauna ittica, per indicare solo alcuni dei fenomeni negativi, con immissioni massicce.
Peggio vanno le cose, più ripopolo, questa è stata la soluzione fallimentare adottata, che invece ha solo e di gran lunga ulteriormente peggiorato la situazione.
Di conseguenza, la tutela ed il ripristino degli areali di frega è certamente fondamentale al fine di poter rivedere qualche lacustre selvatica nei laghi.
Non è impensabile che piccoli numeri di pesci in qualche modo discendenti dai ceppi ancestralli siano ancora presenti in qualche lago.
Ciascuno di essi potrebbe essere il prezioso depositario di una piccola parte di quella variabilita genetica che potrebbe assicurare la continuita della poplazione.
Ne dovrebbe essere proibita la riproduzione artificiale e conseguente immissione in grande quantità della prole, per evitare la deriva genetica che a questo consegue.
Ancor piu ne dovrebbe essere evitata la stabulazione per anni, con addomesticazione di taluni esemplari, e perdita dei piu selvatici e restii ad abituarsi alla vita con l uomo.
Ne dovrebbe pertanto essere tassativamente proibito per anni il prelievo, la politica delle misure minime, sotto questo profilo, è assurda e del tutto insufficiente.
Una trota lacustre può diventare un buon riproduttore difficilmente prima del quarto o quinto anno di vita, quando è divenuta di dimensioni tali da aver potuto difficilmente sopravvivere ad anni di potenziale cattturabilità perfettamente legale.
Anzi, ogni popolazione lacustre ben strutturata comprende esemplari a diverso tasso di crescita, pur dello stesso ceppo e magari pure fratelli, destinati ad occupare le diverse nicchie ecologiche esistenti in un lago.
la presenza nello stesso ceppo di pesci a diverso tasso di crescita è un indice importantissimo della purezza e naturalità del ceppo.
Infatti, in presenza di un limite comunque esistente alla biomassa sostenibile per la specie in un certo ambiente, la presenza di esemplari di dimensioni ridotte accanto a pesci di maggiore accrescimento, ne favorisce il numero, cioè la esistenza di quel numero minimo di esemplari necessari ad assicurare la variabilità genetica necessaria al fine della sopravvivenza del ceppo.
Pertanto, la politica della legale eliminazione dei riproduttori migliori, ed all'interno di quelli, di quelli a maggiore accrescimento, incide sia sulla differenziazione genetica del ceppo stesso, che sulla probabilità e potenzialità riproduttiva.
Pertanto, di fronte a andamenti decrescenti continui della popolazione, occorrono misure drastiche di cessazione totale del prelievo per non pochi anni per avere pur ridottissime probabilita di un recupero.
La stessa cosa dovrebbe avvenire sulle aste fluviali collegate, per tratti di lunghezza ed idoneità ai fini riproduttivi adeguati.
Purtroppo siamo lontani in molti casi anni luce dalla coscienza di questo.
Ed intanto si continuano ad immettere nei corsi d acqua collegati fario (definizione atecnica di tante presunte trote di ruscello che in realtà posso essere ben altre forme del complex salmo) , o marmorate ( o trote fario zootecnicamente munite di livrea simil marmorata) comunque zootecniche , con variabilità genetica spesso ridottissima e quasi mai sterili come invece sarebbe indispensabile.
Ogni immissione è un colpo mortale alla possibilità di sopravvivenza dei ceppi presenti in natura,
Se non si cambiano queste condizioni la missione è impossibile.
Ed in presenza di queste condizioni, il recupero di qualche riproduttore pseudo autoctono dal lago con immissione della relativa progenie non contribuisce a migliorare in modo utile la situazione, non serve a nulla se non ad illusori incrementi momentanei del numero degli esemplari presenti, ma costituisce solo fonte di inevitabile deriva genetica e quindi di indebolimento del ceppo.
L'aumento del numero degli esemplari non ha nulla a che fare con il reale rinforzo della popolazione, anzi può essere e spesso è ragione di estinzione anticipata.
E' solo un succedaneo dannoso e a termine di una adeguata politica gestionale, che serve a creare con l'illusione data da maggiori catture la percezione di un miglioramento apparente ma non reale della popolazione; non è il numero degli esemplari, ma la loro variabilità genetica ed idoneità riproduttiva che danno l 'indicazione della reale consistenza dellla popolazione.
Tutto questo non per fare del pessimismo ad ogni costo, ma solo per dire con quante illusioni a volte vengano nutrite le aspettative di pescatori e di coloro che hanno a cuore il recupero degli ambienti acquatici, e quante risorse economiche pubbliche vengano sprecate in progetti del tutto inutili se non dannosi.
Ben altro si dovrebbe fare, ed in molti casi, non fare, ma siamo lontanissimi, , ed il sogno romantico dei pescatori di catturare una enorme lacustre ancestrale, sempre più irrealizzabile.
Forse sarebbe più corretto non creare illusioni, non investire in progetti privi di fondamento scientifico, ma almeno porre in essere oneste e disincatate gestioni zootecniche delle popolazioni lacustri, prendendo esempio da nazioni vicine ben più famose e ricche di trote lacustri,, che considerano la taglia minima.............del novellame da immissione........dai quaranta centimetri, meglio cinquanta cm in su, e preferibilmente sterile.
Bisognerebbe che qualcuno.............si svegliasse.
ciao
ex utente Lacustre