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Trota lacustre : DOC o meno?


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123 risposte a questo topic

#41 Giordaloco

Giordaloco

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Postato 09 January 2010 - 07:56 AM

Come pescatore qualunquista che ha iniziato a pescare lacustri 60 anni fa a molagna (con mio padre) prima sul Como e poi 30 anni dopo sul Maggiore considero come Jfish la LACUSTRE Doc quella a testa piccola, corpo tozzo, coda grossa, scaglie piccole e delicate con poche macchie ad X

452_mediumtrote0001.jpg

Ultimamente ho visto ben poche lacustri di tale tipo , ma solo esemplari totalmente differenti


PESCATORE QUALUNQUISTA
Posted Image <!-- m -->http://giordalocopes....forumfree.net/<!-- m -->
27-06-1944

#42 Federico Ielli

Federico Ielli

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Postato 09 January 2010 - 09:12 AM

I'm sorry: ieri sera ero stanco e, nella fretta di scrivere il testo, l'ho riempito di errori grammaticali. Me ne scuso con i lettori :)
Federico Ielli

#43 pietrovolta

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Postato 09 January 2010 - 10:45 AM

Per Lothar

so che nel Lago Maggiore ogni tanto "buttano" dentro qualche decina di migliaia di trotelle (fario, marmorate, pseudo "lacustri" d'oltralpe allevate) provenienti da vari incubatoi semi-locali. Credo facciano anche immissioni di qualche trota sui 30 cm. Ci sono poi le immissioni nei vari torrenti (di tutti i colori....).

Per il Lago Maggiore ad oggi non è stata trovata nessuna relazione significativa tra il numero di trote immesse e il numero di catture, a conferma del fatto che, almeno in questo ambiente, non ha molto senso proseguire su questa strada illusoria (cioè del trattare un lago naturale come fosse un piccolo laghetto di pesca sportiva).
Sarebbe forse meglio impiegare le risorse (poche) messe in campo per ripristinare gli habitat e gestire meglio, anche attraverso opportuni studi, gli stock naturali.

Purtroppo gli attori e gestori sono frammentati e dunque le azioni di coordinamento sono spesso difficoltose.

Le esperienze d'oltralpe ci insegnano che ogni grosso successo in termini di ripristino e conservazione di stock naturali di salmonidi, passa attraverso: segnalazione di un problema da parte degli utenti sul territorio (generalmente pescatori o associazioni ambientaliste), approccio scientifico e studi di medio periodo (qualche anno) al problema, identificazione dei punti critici, coordinamento tra vari attori (mondo della scienza, gestori, associazioni piscatorie), azioni mirate e non dispersive. Ah...mettiamoci pure una sana dose di....PAZIENZA nel vedere i risultati ! :-)


ciao!

#44 GioSarca

GioSarca

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Postato 11 January 2010 - 13:37 PM

molto interessante e sono d'accordissimo con Pietro con il discorso del ripristino degli habitat come base di partenza per migliorare la catena trofica e di conseguenza aumentare la produttività naturale.
A questo proposito arricchisco la discussione con

questa grossa trota di lago imbalsamata, non mi ricordo i kg ma erano davvero tanti (mi pare 20...) catturata nel 2006 nel Garda

161_DSCN1710.jpg

e questa foto storica in cui si spremono delle grosse trotone ch immagino fossero sempre trote di risalita dal Garda, visto che erano nella stessa collezione di foto, anche se non ne sono sicuro...ma sul margine inferiore della foto si intuisce la scritta Torbole

689_DSCN1713.jpg

comunque quelle trote nelle foto d'epoca hanno un bel crapone e il corpo relativamente slanciato...però si parlava anche di lacustre del Garda....manca anche la coda di rondine...insomma all'aspetto non hanno nulla della lacustre nella comune accezione....



#45 GioSarca

GioSarca

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Postato 11 January 2010 - 14:15 PM

Volendovi pubblicare una chicca mi sono riletto anch'io dopo tempo gli atti dell'accademia Agiati che fanno forse un pò di luce su alcuni aspetti...o forse fanno ancora più confusione :D
Mi è quindi venuto in mente che alcune delle foto storiche potrebbero essere proprio della pescicoltura di Torbole di fine '800.

Ecco gli atti:

ROVERETO MCMXIV
Lo Stabilimento di Pescicoltura
di TORBOLE

I primi tentativi, fatti nel Trentino, allo scopo di ripopolare le sue acque di pesci risalgono intorno all'anno 1860 e sono dovuti all'opera intelligente e illuminata di Asostino Zecchini di Pieve di Ledro.
Questi già da 20 anni.. scriveva un anonimo sul Giornale agrario di Rovereto del 1879, ,,si dedicò con non piccoli sacrifizi
e dispendi alla pescicoltura artificiale delle trote. Egli ne feconda le uova nel suo stabilimento e quando le trote sono sufficientemente sviluppate, le getta nel piccolo lago di Ledro, dal quale poi, per mezzo del torrente Ponale passano in quello di Garda. E si può ritenere che quasi tutte le trote che guizzano adesso in queste acque abbiano avuto i loro natali in casa Zecchini, il quale nel corso di questi quattro ultimi lustri ne allevò dei milioni......
Io sono altamente maravigliato come un uomo tanto benemerito dellà società non abbia avuto fin qui la più piccola ricompensa... È merito anche dello Zecchini di aver introdotto nelle acque trentine il pesce persico e la bottatrice. Entrambi causa i metodi sfrenati di pesca in uso da noi e che ebbi campo di illustrare in
un precedente lavoro sono ora ridotti ai minimi termini.
L'idea di poter estendere l’azione benefica dello Zecchini, con uno stabilimento di maggiori proporzioni, il quale dovesse sorgere a Torbole, è dovuta a Don Francesco Canevari di Torbole; già nel 1873 egli incomincia un carteggio col Conte Filippo Bossi Fedrigotti della Società agraria Roveretana il quale mostra già da bel principio entusiasta di questa iniziativa. La prima idea di Don Canevari era di non sostituire l’opera dello Zecchini, ma di estenderla con delle vasche per I'allevamento delle anguille, in seguito invece si capì I'importanza maggiore e iI beneficio più corrispondente
che sarebbe derivato da un allevamento di trote.
Per poter meglio riuscire nell'impresa e vincere difficoltà sia burocratiche sia di diffidenza solite in tali occasioni, la società Agraria Roveretana, con alla Presidenza il conte Bossi-Fedrigotti, ne assumeva I'iniziativa, così che quando nel 1880 furono approvati gli statuti della società neocostituita iI Presidente della società agraria scriveva alla nuova consorella:
,,Coll'approvazione superiore dello Statuto, la Sociètà di Pescicoltura artificiale di Trorbole, viene riconosciuta come società indipendente, cessando in pari tempo ogni ingerenza da parte di questa i. r. Società Agraria, che ben felice d’aver potuto dar vita ad un'istituzione tanto vantaggiosa per al Paese, fa voti sinceri, onde la società di Pescicoltura artificiale di Torbole, prosperi, si fortifichi e corrisponda allo scopo pel quale venne fondata...
Nel frattempo un apposito comitato istituitovi a questo uopo diramava la seguente circolare:

Con l'intendimento e la moltiplicazione e di promuovere ed attuare l’allevamento e la moltiplicazione artificiale delle più pregiare qualità di pesci nostrani ed introdurre nuove varietà, collo scopo di ripopolare anche i nostri laghi ed i nostri corsi d'acqua, oggigiorno cotanto poveri di pesci; infine con mira di tutelare infine il tempo degli amori le qualità di pesci più ricercati che in quell’epoca vengono barbaramente manomessi, I'i. r. società Agrarià Rovèretana assecondata dal proprio comizio filiale Nago-Torbòle e da pratici pescicoltori diede opera onde venisse quanto prima costituita una società di pescicoltura artificiale collo stabilimento in Torbole

to be continued

#46 Federico Ielli

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Postato 11 January 2010 - 15:40 PM

Documento assai interessante Giorgio, che fa effettivamente un po' di luce sull'argomento, anche se scatena altri dubbi. Dunque se questo esimio Signor Zecchini è stato il precursore delle spremiture nel Lago di ledro, la cui discendenza finiva regolarmente nel Garda, si capiscono tante cose. Tuttavia resta da capire dove prendeva le trote lo Zecchini: dal Garda? Oltre confine? E poi, dalle foto storiche risulta, se di lacustri si tratta, che efettvamente il carattere considerato distintivo "coda di rondine" non era presenta in quegli esemplari. Venendo ai giorni nostri, ribadisco un concetto: come mai le grosse trote catturate a Ledro negli anni passati hanno fenotipo fario e non lacustre, ovvero solo poche di queste possono essere considerate tali? Mi spiace che non ho nessuna foto di riferimento, ma vedrò di procurarmela.E' comunque un bel -si può dire- casino :?
Federico Ielli

#47 GioSarca

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Postato 11 January 2010 - 16:45 PM

il documento è lungo diverse pagine solo che è scritto in un carattere tale che se si fa copia e incolla riporta un macello di errori tali da rendere illeggibile il testo, per questo ne ho corretto pazientemente solo un pezzettino scrivendo to be continued...
se non lo hai te lo mando via mail
ciao

#48 pietrovolta

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Postato 11 January 2010 - 17:57 PM

Il documento pubblicato da Giosarca ancora una volta mi rende convinto che la mano dell'uomo è stata così pesante quantomeno negli ultimi 150 anni da contribuire in misura determinante alle modificazioni in seno alle comunità ittiche a Sud (ma anche a Nord) delle Alpi.

Detto questo, al di là del meritevole intento di riscoprire le specie autoctone o conservare quelle che si pensano autoctone (ma attenzione!!: autoctonia non comporta automaticamente e comunque grandi abbondanze per noi pescatori!), sempre di più c'è l'urgenza di una gestione seria, che garantisca primariamente la possibilità di automantenimento degli stock, di incremento degli stessi "naturalmente" e il ripristino della qualità ambientale.

Le bellissime foto dei riproduttori ci devono far riflettere (vedi poi sotto...): di che taglia sono ? quanti anni hanno ? a che età si riproducono/riproducevano mediamente le trote che abitano i grandi laghi del nord ? Come far si che in presenza di stock "ridotti" si mantegano riproduttori integri ? Le immissioni davvero sono lo strumento + utile di sostegno a popolazioni ittiche o semplicemente illudono che ci sia possibilità di avere + pesce ? Quanti pesci può "contenere" un fiume o un lago ? Qual è la mortalità % delle giovani larve, o dei giovanili immessi ? Non sarà per caso più efficiente la riproduzione naturale ?
Quanto indice il prelievo di pesca ? etc...etc..etc ...

Almeno in parte le esperienze d'oltralpe dovrebbero davvero farci riflettere. Perchè nel Nord Europa le forme di trota "anadrome" (che migrano a riprodursi nei fiumi ma poi tornano al mare o al lago) hanno misure minime dai 40 ai 60 cm ? Che ragioni vi sono perchè là sono stabiliti questi limiti ?

#49 Federico Ielli

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Postato 11 January 2010 - 19:49 PM

Grazie Giorgio, ricevuti. Vedrò di leggerli con cura appena possibile. Non li conoscevo e non li avevo tra le varie pubblicazioni storiche.
Federico Ielli

#50 Federico Ielli

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Postato 12 January 2010 - 08:17 AM

Giorgio, ho letto con interesse gli articoli del Canestrini sui primi esperimemti di pescicoltura dello Zecchini (1860) nel Lago di Ledro e quelli, successivi, dello Stabilimento Ittiogenico d Torbole (1881). In pratica si tratta degli albori della moderna troticoltura, non molto differente dall'attuale, strutture a parte. Mi sa che si è scoperta l'acqua calda :? E' interessante, tra l'altro, rimarcare i numeri della produzione e i quantitativi immessi nei vari ambienti, con le note relative alla sopravvivenza e mortalità. Già allora si effettuavano esperimenti di incroci (trota fario x trota di lago), con immissioni un po' ovunque (le attuali transfaunazioni) e tentativi di acclimatazione della trota iridea e di Salvelinus fontinalis. Non si parla invece di trota marmorata, probabilmente assente nel bacino del Sarca, colonizzato forse molto più tardi, all'epoca della costruzione della galleria d'Adige. Resta il dubbio di dove si procurava, e con quali mezzi, i riproduttori lo Zecchini per le spremiture ed i ripopolamenti a Ledro. Dai dati, pare che la produzione fosse così importante da peremettere la vendita, in parte, oltralpe. Ciauzz :wink:
Federico Ielli

#51 GioSarca

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Postato 12 January 2010 - 09:17 AM

Sempre dal documento sopra iniziato:

Almeno una parte delle uova, in base a quanto scritto, veniva direttamente da riproduttori selvatici pescati nel Garda

"La Società ebbe anche la fortuna di poter servirsi fin da bel principio dell'opera del pescicultore G. Dróster di Presburgo assumendolo al suo stipendio. - Questi comprese subito il vantaggio che sarebbe derivato allo stabilimento coll'usufruire le uova delle trote pescate nel lago e che andavauo sin allora completamente distrutte. Perciò s'incominciò subito col metter in opera un locale di incubazione coi truogoli necessari allo sviluppo delle uova.
Modificati con semplice iugegnosità i troppo costosi sistemi di Kuffer, Coste e Holdon pei recipienti delle ova fecondate la società incominciò col procurarsi circa due milioni di ova da fecondare somministrate dai locali pescatori al prezzo del pesce."

e pare che riuscissero nello svezzamento delle stesse fino a farle diventare riproduttori

"Degli avanotti sgusciati da queste, centomila vennero gettati nel lago secondo la promessa fatta ai due governi a cui appartiene il Garda, condizione necessaria per poter avere un sussidio. Altri duecentomila avanotti la società li riservò per proprio conto, onde allevarli e smerciarli di mano in mano a secouda delle richieste.
Dei due milioni di ova ne rimasero circa un milione e mezzo ài fecondate, che si misero in vendita per due fiorini al mille. – Già nel primo anno pervennero domande per acquisto di ova da Pojet in Boemia, da Goslar in Prussia, da Agram, da Linz ecc. per soddisfare a queste domande la Società fornì circa seicentomila ova.
Contemporaneamente si costruivano delle vasche più grandi atte ad allevare le trotelle, che più tardi dovevano contribuire in buon numero a fornire le uova necessarie per le annuali immissioni di avanotti. - Nel medesimo anno si diede infine mano ai lavori per un razionale allevamento di anguille."

E più avanti cita alcune uova prese dalle trote pescate nel lago di Como:

"Nel 1882 lo stabilimento fu assai danneggiato date inondazioni, che influirono sinistramente in tutta ra regione tridentina e che alterarono d'allora in poi sensibilmente le condizioni ittiologiche del nostro paese.....L’attività in quest’anno non si limita al solo lago di Garda ma manda il suo pescicultore a raccogliere le uova delle trote nel lago di Como"

e per oggi riporto ancora questo dove spiega che alcuni riproduttori selvatici erano presi anche dalla Sarca e dal Chiese:

"Le richieste vanno aumentando e arrivano nel 1886 a un milione e mezzo, di modo che la Società per sopperire, ai bisogni manda dei pescatori per fare incetta di trotelline nella Sarca e nel Chiese, collo scopo inoltre di avere cosi anche in futuro dei buoni riproduttori. Acciocchè la società potesse anche disporre di uova di individui cresciuti stato libero il governo Austriaco aveva concesso che la società facesse pescare nel lago di Garda (parte austriaca) e nella Sarca anche in tempo proibito, vale a dire all'epoca della riproduzione, sotto però il dovuto controllo, e coll'obbligo di portare le trote madri allo stabilimento. Questa concessione permise alla Societa una maggiore attività, si esplicò con un ricco commercio di uova e con un abbondante immissione di avanotti."

#52 GioSarca

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Postato 12 January 2010 - 09:50 AM

Federico non si parla di marmorata, ma è anche vero che non si specifica la lacustre a quale specie è più affine e, tutto l'articolo, è fatto concentradosi sull'allevamento del pesce di lago e sugli esperimenti pioneristici con iridea e fontinalis le trote del fiume potrebbero essere state quasi ignorate.

Vedendo la livrea, per quel poco che si può intuire dai ritagli della foto di seguito a sinistra, alcuni esemplari sembrano avere una punteggiatura fitta che tende al marmoreggiato tanto che, se la foto fosse a colori ,potrebbe essere anche un'ibrido:

424_DSCN1712.jpg

Questo ritaglio, di seguito, della foto alla peschiera sul lago riporta degli individui con il corpo meno affusolato e la testa proporzionalmente un pò più piccola tanto da poterli avvicinare di più alle attuali lacustri (anche se mi domando come la trota sia finita appesa a quella corda...forse credo io è stata messa li per fare la foto)

971_100_0337.jpg

Anche questa panciutissima femmina, dalla testa abbastanza ridotta, ha una livrea davvero particolare:

339_100_0338.jpg



#53 GioSarca

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Postato 12 January 2010 - 10:27 AM

e queste le lacustri moderne recuperate a Torbole si possono notare 2 principali fenotipi uno a punteggiatura fitta con macchie a contorno non ben definito (pare più diffuso) e una con punteggiatura più rada e macchie più definite.

196_DSCN4199.jpg

812_DSCN4202.jpg

167_DSCN4203.jpg

477_DSCN4204.jpg

306_DSCN4208.jpg

538_DSCN4209.jpg

775_DSCN4214.jpg

969_DSCN4215.jpg

296_DSCN4219.jpg

853_DSCN4314.jpg

210_DSCN4335.jpg
 



#54 pietrovolta

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Postato 12 January 2010 - 10:43 AM

Che splendore di pesci!

#55 Federico Ielli

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Postato 12 January 2010 - 12:06 PM

Belle immagini e bellissimi pesci :wink: Per quanto concerne le "storiche", concordo sul fatto che una potrebbe anche essere un ibrido, ma il carattere comune che si osserva, un po' in tutti gli esemplari, è la testa corta e piccola, che non ha proprio nulla del fenotipo marmorata. Le lacustri "moderne", bello mi piace il termine, che dire: bellissimi pesci. Quelle a macchie diffuse ed irregolari (le prime) assomigliano molto ad un fenotipo, definito dal gestore "lacustre", presente al Parco Laghi di Acquapartita. La provenienza, se non ricordo male, è Lago di Costanza. C'è senz'altro molta confusione tassonomica, anche perchè penso che le immissioni abbiano realmente stravolto l'originale popolazione lacustre. Si può tranquillamente tornare a dibattere sulla definizione di "lacustre". Non buona specie e, invece, ecotipo ora della fario (probabilmente quelle del Garda), ora della marmorata (nel Maggiore settentrionale) e della fario (nel Maggiore meridionale).
Federico Ielli

#56 GioSarca

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Postato 12 January 2010 - 13:49 PM

Federico ti posso chiedere come mai dubiti della presenza della marmorata nel Sarca in epoche storiche? A rigor di logica ci doveva essere come la fario non doveva invece essere presente....

Così scrivevano negli anni '80 riguardo alla Sarca: "In queste acque si possono trovare esclusivamente trote: begli esemplari di fario e marmorate' che in questo fiume hanno caratteristiche tali da essere state definite, quasi come una specie a sé, le marmorate della Sarca"

#57 Federico Ielli

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Postato 12 January 2010 - 17:21 PM

Per anni "80" ti riferisci al 1980? Se così è, la galleria d'Adige, di cui riporto sotto caratteristiche e funzioni, è stata terminata nel 1959. Ritengo che essa possa aver influito sul passaggio di trote marmorate dal Bacino dell'Adige a quello del Sarca. Infatti Sommani (Sommani E., 1960 - Il Salmo marmoratus Cuv: Sua origine e distribuzione nell'Italia settentrionale. Boll. Pesca. Pescic. Idrobiol. 15: 40-47) dalla distribuzione originaria pare escludere il Sarca, almeno nella sua porzione superiore. D'altra parte le trote lacustri che, libere da impedimenti di sorta, risalivano sino alle Sarche per la frega, cos'erano? Dalle foto storiche, anche quelle pubblicate sulla rivista del Basso Sarca, al fenotipo appaiono come fario. Non ho mai visto foto storiche di marmorate. E ancora: lo stesso Canestrini, citando i lavori della Troticolura di Torbole, fa esplicito riferimento ad incroci fario x lacustris, ma non nomina mai la marmorata. Se poi andiamo a vedere qual'è la distribuzione attuale della trota marmorata nel Sarca, mi pare che sia alquanto frammentata, e i riscontri vadano in controtendenza. E' praticamente assente o quasi nel Basso Sarca, a parte qualche residuo esemplare nel Limarò o dovuto ad attività di ripopolamento. Scarsa la presenza nel Sarca superiore, però con una maggiore concentrazione di individui nella porzione superiore a monte di Tione. Senz'altro questo è l'effetto di azioni combinate ambientali ed umane, tuttavia ritengo che la Galleria d'Adige possa avere contribuito alla colonizzazione del Sarca da parte della trota marmorata.
Galleria Adige-Garda
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
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La galleria Adige-Garda permette di mettere in comunicazione il fiume Adige con il lago di Garda.

L'imbocco della galleria è a Mori e lo sbocco nel comune di Nago-Torbole, entrambi in Trentino. Ha la funzione di ridurre i livelli idrometrici nel fiume a monte del Veronese, scaricando le acque in eccesso nel lago. Per innalzare di 1 cm il livello del lago di Garda, la galleria deve scaricarvi circa 3.700.000 metri cubi d'acqua.

Durante le aperture della galleria si ha un intorbimento delle acque del lago. L'improvviso ingresso delle acque dell'Adige, che sono notevolmente più fredde ed inquinate di quelle del lago, provoca un considerevole shock termico e un non trascurabile peggioramento dell'habitat dei pesci. Per tali motivi la galleria viene usata di rado, esclusivamente in occasione di situazioni di rischio idrologico nel bacino atesino.

Indice [nascondi]
1 Principali caratteristiche
2 Storia
3 Caratteristiche
4 Utilizzo e gestione
4.1 Principali aperture della galleria


Principali caratteristiche [modifica]
lunghezza: 9.873 m,
quota di imbocco: 161 m s.l.m.
quota di sbocco: 55 m s.l.m.
dislivello 106 m
pendenza: 0.8688%;
portata massima: 500 m3/s.
velocità dell'acqua a portata massima: 11 m/s;
velocità dell'acqua a portata minima: 5 m/s.
Storia [modifica]
Dopo le grandi alluvioni della seconda parte del XIX secolo, l'ultima delle quali nel 1882, emerse in tutta la sua urgenza la necessità di difendere la città di Verona dalle piene del fiume Adige. Riprendendo un'idea già maturata nel Settecento, il magistrato delle acque di Venezia propose di alleggerire la portata di piena dell'Adige mediante la costruzione di una galleria diversiva, per convogliare nel Lago di Garda parte della portata eccedente le capacità ricettive dell'alveo del fiume. L'estensione dello spechio lacustre, pari a circa 370 km², è tale da consentire la laminazione di ingenti volumi di deflusso con modesti aumenti del suo livello. La soluzione ritenuta più idonea fu quella di prevedere la galleria scolmatrice, con origine in sponda destra del fiume Adige, presso Ravazzone di Mori e con sbocco nel Lago di Garda a sud dell'abitato di Torbole, dove la profondità del lago è tale da poter ricevere senza danni il materiale solido eventualmente trasportato dalle acque. I lavori di costruzione iniziarono nel marzo del 1939, venendo sospesi per gli eventi bellici nel 1943, ripresi poi nel 1954 per finire nel maggio del 1959.

La realizzazione della galleria ha causato la scomparsa del lago di Loppio, dovuta alla deviazione delle sorgenti che lo alimentavano.

Caratteristiche [modifica]
Le apparecchiature elettromeccaniche a corredo della galleria Adige-Garda, sono costituite da griglie, porte stagne e paratoie con relativi quadri di comando e controllo alloggiati in appositi locali. Le paratoie sono posizionate su quattro finestre di immissione; ogni paratoia ha una larghezza di 9,50 m ed è costituita da due pannelli sovrapposti, dell'altezza di 3 m quello inferiore e di 5 m quello superiore.

Utilizzo e gestione [modifica]
In considerazione degli effetti che la sua apertura comporta, la galleria è stata utilizzata raramente in occasione di importanti piene dell'Adige. Essa fu aperta nove volte dall'Ufficio del Genio civile di Trento in occasione degli eventi di piena dell'Adige verificatesi tra il 1960 e il 1983. Dopo il passaggio della gestione dell'opera dallo stato alla Provincia autonoma di Trento, la galleria è stata aperta altre due volte, nel novembre 2000 (in tale occasione le acque del lago raggiunsero un livello di oltre 240 cm e tracimarono in diversi punti, allagando numerosi paesi lacustri) e infine nel novembre 2002. Il 1º luglio 2002 è stata firmata una convenzione per l'utilizzo della galleria tra la provincia di Trento, la regione Veneto, la regione Lombardia, l'Agenzia interregionale per il fiume Po, le autorità del bacino del fiume Po e del fiume Adige. La convenzione prevede criteri per l'apertura, l'utilizzo e la chiusura della galleria in base ai vari livelli idrometrici del fiume Adige.

Principali aperture della galleria [modifica]
Data di apertura Acqua scaricata nel lago Portata massima
17 novembre 1960 70.000.000 m3 450 m3/s
2 settembre 1965 79.000.000 m3 440 m3/s
17 agosto 1966 17.000.000 m3 280 m3/s
4 novembre 1966 64.000.000 m3 492 m3/s
14 settembre 1976 12.000.000 m3 300 m3/s
17 novembre 1980 26.000.000 m3 300 m3/s
19 luglio 1981 7.000.000 m3 300 m3/s
23 maggio 1983 20.000.000 m3 300 m3/s
17 novembre 2000 4.700.000 m3 100 m3/s
26 novembre 2002 6.100.000 m3 100 m3/s

Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Galleria_Adige-Garda"
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Federico Ielli

#58 GioSarca

GioSarca

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Postato 13 January 2010 - 08:58 AM

Foto di marmorate del Sarca vecchie io ne ho...non so però datarle con precisione. Comunque non concordo con la tua teoria, anche se non può essere bocciata senza ombre di dubbio. Non la sposo per il semplice fatto che dalle testimonianze orali di tutti i vecchi pescatori la marmorata era ben più presente nel Sarca tanto da essere l'unica specie in alcuni tratti e credo, anche se non ne ho la certezza, che queste possano risalire a ben prima degli anni '50. A "favore" dell'ipotesi marmo vi è poi da dire che le recenti correnti di pensiero dicono alloctona la fario atlantica, assente la fario mediterranea e allora cosa c'era il fiume vuoto?
Popolazioni endemiche di fario pare proprio non ve ne siano, sarebbe anche strano, anche se non impossibile, che in 60 anni la marmo sia bene o male rimasta e la fario originaria, che secondo la tua teoria doveva essere la più adattata, totalmente scomparsa. E visto che voui tirarmi fuori tutte le chicche eccoti questo trafiletto:

594_GruppoDiBrenta007.jpg

A mio parere era presente un ecotipo della marmorata tipico dell'area, come peraltro avevi ipotizzato anche tu quando parlavamo di marmorata cuoio, le trote del lago erano un'altra cosa ancora un'altro ecotipo, che poi è stato alterato dall'apertura della galleria può benissimo essere (anche se spara una cannonata d'acqua tra i 5 e gli 11 m/s che non so quanto sia tollerata dal pesce).
Comunque siamo in OT :mrgreen:



#59 Federico Ielli

Federico Ielli

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Postato 13 January 2010 - 09:08 AM

Eh si, tutto può essere, anche se mancano degli oggettivi riscontri. Non ne sono sicuro neppure io, tuttavia è possibile che, effettivamente, escludendo la fario (introdotta ai fini ittiogenici e non certo di ceppo mediterraneo), il Sarca fosse popolato, almeno nella sua parte bassa, sino al Limarò e sin dove la risalita era resa possibile dall'assezza di cascate naturali insormontabili, solo dalle trote di lago in risalita. Più su, boh? Può essere che sia come sostieni tu, tuttavia, più che i riporti verbali, sarebbe interessante avere qualche riscontro scritto, come ne esistono per altri valli tipo quella di Fiemme e di Cembra.
Federico Ielli

#60 GioSarca

GioSarca

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Postato 13 January 2010 - 09:11 AM

Il trafiletto, tratto da uno scritto del 1673 che ti ho riportato nel precedente messaggio, da delle indicazioni a riguardo....


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