Esprimo ora il mio pensiero.
Premetto che questo discorso è applicabile a qualunque tecnica, ma è di pesca alla mosca che parliamo.
Prima di tracciare confini e dire che cosa rientra nella pesca a mosca è necessario darne una definizione.
Che cos’è dunque la pesca a mosca? È una domanda con conseguente risposta che si trova in qualunque testo che tratti di questa pesca con la mosca e non solo.
A mio avviso le risposte sono di due tipi, ma strettamente connesse l’una all’altra.
La prima è un fattore puramente tecnico, l’altra di tipo “etico” o se vogliamo “teologico” come suggeritomi.
Dunque la pesca a mosca è una tecnica di pesca che mira alla cattura di pesci attraverso un’attrezzatura apposita che permette di lanciare un’esca di peso ridottissimo tramite una lenza particolare che si chiama coda di topo. Bene o male la definizione è sempre questa. Ed è ineccepibile. I punti chiave sono senza dubbio due: “lancio” e “esca di peso ridottissimo (per non dire quasi senza peso)”.
Lancio, perché è la cosa che ci colpisce subito. Cosa si chiederebbe uno spettatore sul fiume che vede un moschista che sbacchetta la sua canna facendo volteggiare la coda? Probabilmente si chiederà perché di quei movimenti e la risposta è quella sopra, cioè che per lanciare un’esca quasi senza peso non può usare una lenza normale come nelle altre tecniche ma una costruita appositamente che supplisca a questa mancanza di peso.
Quando esco dai confini della pesca a mosca? quando pesco con una qualsiasi esca che può essere lanciata e manovrata senza coda di topo (fattore peso dell’esca) e quando impronto una sessione di pesca a mosca senza mai lanciare (fattore lacnio).
Passiamo alla questione “etica”. Dunque perché peschiamo a mosca? Perché utilizziamo un metodo certamente più complesso di altri (bisogna allenarsi e imparare un nuovo modo di lanciare, studiare gli insetti, etc…) e indiscutibilmente più avaro di catture rispetto ad altri?
Perché ci piace e ci appassiona, questo è fuori discussione. ma noi peschiamo a mosca anche per altro.
La pesca a mosca non è la mera ricerca della cattura ad ogni costo, ma un modo diverso di approcciarsi al fiume.
È osservazione (cosa sta mangiando il pesce in quel momento?), è conoscenza (entomologia, anche basica è necessaria) e questo ci fa sentire parte della natura. Abbiamo scelto di pescare a mosca anche per avere un impatto ambientale più basso possibile, nelle trote rilasciate il tasso di mortalità è il più basso tra tutte le tecniche, è innegabile.
Non è quindi la quantità, ma la qualità. Non ditemi che questo ragionamento non ha influenzato neanche un po’ la vostra scelta di iniziare con la pesca a mosca perché non ci credo…e se quando sono sul fiume se per quella volta non ho preso niente..amen! è la fine del mondo? No, cercherò di capire dove ho sbagliato e farò tesoro della mia esperienza per le prossime uscite.
Quindi tutto ciò che è la ricerca della cattura, sempre, sempre più numerosa, sempre più grande a qualunque costo è contro l’etica della pesca a mosca.
L’utilizzo di artifici propri di altre tecniche e adattate alla nostra (piombini, galleggiante, pasture, etc…) sono in antitesi con la pesca a mosca.
La pesca tutta è un gioco bellissimo e ogni gioco ha le sue regole: la pesca al colpo è un gioco con delle regole, lo spinning è un gioco con delle regole e anche la mosca è un gioco (per me è anche qualcosa di più, ma capisco che non sia così per tutti) con delle regole.
Se infrangiamo le regole del gioco a cui stiamo partecipando giochiamo a qualcos’altro.
una brutta giornata di pesca è meglio di una bella giornata di lavoro.
un uomo deve credere in qualcosa. io credo che andrò a pescare...