(mentre stavo per iniziare a scrivere mi ha telefonato la morosa che ha detto che no, secondo lei esca grossa non è uguale a pesce grosso!)
Che belle queste discussioni sulla "filosofia della pesca"!
Per come la vedo io, la cosa importante non è tanto pensare in relazione alle prede preferite da una tale specie quando raggiunge una certa taglia, quanto invece conta riuscire a produrre le vibrazioni e i movimenti necessari a stimolare l'attacco.
Mi spiego.
Una trota o un cavedano da mezzo chilo, in certi ambienti se la pappano eccome un'alborella anche di 8-10cm; mentre in altri cacciano solo sugli avannottini grandi come girini. In entrambi i casi però, spesso, una cavalletta, un rapala 5-7, un martin 3-4 risolvono la situazione. Questo perchè a mio avviso emettono vibrazioni di un certo tipo e si muovono in un modo che stimolano l'attacco in un ampio spettro di situazioni. La questione taglia secondo me va affrontata pensando che in generale il big ha abitudini spesso diverse dai pesci di taglia medio piccola, quindi l'approccio cambia, lo cerco in altri spot, in altri orari, e se necessario con altre esche (ragionando in soldoni, l'esempio tipico è una pesca più di precisione e spesso più lenta per il big, rispetto ad un approccio più "power" alla pesca di quantità...non che sia una regola, neh!).
Per come la vedo io, in sostanza, non è tanto cambiare dimensioni dell'esca in sé che fa cambiare le taglie, ma è la ricerca della taglia che fa pescare in un modo diverso e, talvolta, spinge ad utilizzare artificiali che lavorino diversamente.
Considerando anche che, spesso, quando il pesce è in branco ed è attivo, i primi ad attaccare sono spesso gli esemplari migliori, forti di una maggior "prepotenza" rispetto agli altri...