Ieri sera prima di addormentarmi, mi sono immaginato la nascita del "cavedano ungherese".
Ho visto in dormiveglia il classico pensionato degli anni '60 e '70, in questo caso un toscanaccio di provincia, quelli con un vecchio motorino sul quale hanno montato una cassetta di legno (di plastica i più evoluti) dietro la sella (c'erano in Veneto quando ero bocia, ci saranno stati anche in Toscana) dove legavano le canne in bambù o in fibra di vetro, con mulinelli carichi di fili a prova di rimorchio, roba tipo lo 0,45 o giù di lì, quelli che 6 giorni su 7 (la domenica andavano a passeggio con la moglie o coccolavano i nipotini) li passavano sul fiume. Ecco, uno di quelli lì.
Me lo vedo intento a pescare a fondo, con la polenta o il mais e rispondere ad un'abboccata furibonda con il riflesso felino dei vent'anni tenuto in serbo proprio per quelle occasioni, intraprendere una lotta impari (per rompere lo 0,45 ci voleva un coccodrillo) con tanto di bestemmioni veraci finchè, una volta a guadino, si trova tra le mani un amur di 5-6 kg e non sa cos'è.
Me lo vedo il pensionato, ficcare il pesce nella sporta, attaccarlo al manubrio del motorino, far su le lenze in fretta e raggiungere il circolo del dopolavoro ferroviario, anzi no, siamo in provincia, quindi raggiunge il "bar sport", quello di fianco alla chiesa e di fronte al municipio, su un lato della piazza, dove decine di altri pensionati stanno giocando a scopa sorseggiando chianti sfuso annacquato. Il bar sport, quello con la foto della Fiorentina campione d'Italia sulla parete di fronte al bancone e i ritratti di Gramsci e Togliatti su quelle della sala biliardo. Eccolo lì! Parcheggia il motorino, svuota la sporta di nylon sul primo tavolino, in mezzo ai posacenere e ai bicchieri semivuoti, ne fa cadere uno che si infrange a terra, tutti abbandonano le partite di scopa e si fanno attorno.
"Ecchellè 'sta hosa?" Fa il primo che apre bocca.
Il secondo, il terzo, il quarto e il quinto, quasi all'unisono, bestemmiano di brutto, con quel tono a metà tra l'approvazione e lo stupore che solo un moccolo scandito a dovere riesce a rendere.
"L'è un havedano un pohino strano" dice un altro.
Allora il vecchietto che l'ha pescato, che nel frattempo non si sa bene come, si è trovato in mano un mezzo bicchiere di vino (mezzo perchè l'altro mezzo se l'è sbafato a tempo di record), spiega nei dettagli la cattura, facendo ogni tanto cadere le braccia per sottolineare lo sforzo nella lotta.
"Un'ora e un quarto c'ho messo, maremma buhaiola! Mi ha tirato fori tutto il filo che l'ho dovuto rinhorrere hon il motorino!"
Mentre le ipotesi si sprecano però, dal fondo del capannello si fa avanti Lui.
Lui, che si sostiene con un bastone ma cammina a testa alta creando al suo passaggio due piccole ali di folla.
Lui, il più vecchio, il più saggio, ma anche il più burlone del paese. Lui, il prototipo perfetto del toscanaccio.
Lui, il tipico esperto tuttologo del bar sport (Stefano Benni docet) che nel silenzio più assoluto scruta il pesce e poi sentenzia: "Obbischeri! Hodesto l'è un havedano austro-ungariho! Anzi: solo ungariho, del Danubio! Ell'è pure piccolo! In guerra, perché io ho fatto la guerra del '15-'18, sul fronte orientale, nei fiumi austro-ungarici, ne ho visti che mangiavano i soldati, altroché!"
Silenzio. Poi, una flebile voce tenta di dire che "il fronte orientale non è mai arrivato al Danubio" ma viene subito zittito prima da sguardi inferociti poi da sonori ceffoni: come si permette di mettere in discussione la parola di Lui?
Di nuovo silenzio. Poi, un'altra voce, meno flebile, azzarda una domanda impegnativa: "Eh, vabbene, sarà pure un havedano ungherese, ma come c'è arrivato fin qui?"
Tutti si voltano verso di Lui che, dopo una ghignata di compatimento, risponde anche a quella domanda: "Ogni fiume finisce nel mare, non importa quale mare, perché poi tutti i mari sono uniti e si honoscono tra di loro. Questo bischero di havedano si sarà addormentato e si è lasciato trasportare dalla horrente fino al suo mare. Poi si è perso e ha cominciato a girare i sette mari, finché ha trovato la foce del nostro fiume ed è risalito. Che sia un havedano bischero e anche xxxx si hapisce dal fatto che s'è lasciato prendere da quest'altro bischero che non sa nemmeno pescare."
E mentre tutti ridono Lui volta le spalle e torna a sedersi in fondo, sotto l'ombra della tettoia, mentre il ragazzino figlio del barista gli porta un bicchiere di chianti non annacquato.
Da quel giorno, in Toscana, gli amur vennero chiamati cavedani ungheresi.
Questo post è stato modificato da davidex: 23 January 2014 - 15:30 PM