Ho pescato alcune volte con Palù e anche con il figlio e ho visto utilizzare le teleregolabili nella loro massima espressione. Concordo nel dire che il vantaggio che hanno è la comodità, ma credo che sia una comodità che va oltre al solo fatto di poterla allungare e accorciare dove serve. O meglio, si il vantaggio sta proprio in quello, ma è un vantaggio non da poco. Vorrei fare degli esempi ma andrei in OT. Mi limito solo a dire che non sono del tutto d’accordo nell’affermare che dove peschi con le teleregolabili peschi anche con le altre canne, o meglio non senza difficoltà non sempre facili da sormontare.
Giusto per correttezza e perché non pensiate che stiamo facendo pubblicità a Palù, vi dico che oggi nel mercato non è l’unico produttore di canne teleregolabili, ma ce n’è almeno un paio di produttori abbastanza conosciuti che le producono/distribuiscono. Palù è stato “solo” il primo circa una quarantina di anni fa.
Per quanto riguarda l’altra parte del discorso quella su materiali e zone di pesca, qui si apre un mondo difficile da analizzare in poche righe all’interno del forum. Sarebbe un ottimo discorso da fare a sera in un malfamato pub irlandese con una bella Guinness davanti e dopo una bella giornata di pesca
Questione materiali: si hai ragione Fabio, se gli stessi materiali che ci sono ora ci fossero stati nel passato, sarebbero stati utilizzati (o forse no, sarebbe dipeso dalla creatività dei tyiers classici) già quella volta nella costruzione delle mosche. Ma qui stiamo parlando di PAM tradizionalista al giorno d’oggi, quindi di pescatori che ripudiano, o semplicemente cercano di ridurre al minimo, l’utilizzo di materiali moderni e non naturali, cercando, ove possibile, di utilizzare, almeno per gli utilizzi classici, materiali naturali o comunque appartenenti alla tradizione del fly tying (il rame non è naturale, ma sin dagli albori della PAM era il materiale utilizzato per l’affondamento delle mosche).
Mi viene in mente un esempio di un personaggio famoso del panorama Pam italiano attuale (che non nominerò) che, dopo aver partecipato come giudice alla più importante manifestazione a livello italiano (e forse europeo) di fly tying, il World Tuscany Open (WTO), ha criticato fior fiore di costruttori di livello e fama internazionali per la scarsa qualità delle mosche in concorso e per il fatto che venissero utilizzato troppi materiali sintetici. Affermava inoltre che l’invasione nel mercato di questi materiali ha fatto si che i costruttori moderni non fossero più in grado di padroneggiare l’utilizzo e l’applicazione dei materiali classici e naturali. Questa secondo me è un’espressione di un tradizionalismo portato all’attualità e questo è quello che intendo io per tradizionalismo.
Queste sue affermazioni mi trovarono in parte d’accordo, anche se ritengo che come in tutte le cose sia giusto trovare una via di mezzo e che sia giusto che anche la PAM si evolva sempre di più, senza però dimenticare le sue origini.
Per quanto riguarda invece la questione zone di pesca mi sento di fare una divagazione matematica:
Alimentazione della trota: 90% sotto acqua – 10 % a galla
Tecnica di pesca praticata tradizionalmente: 10% sotto acqua – 90% a galla
Forse le percentuali non sono proprio così, ma la realtà non si allontana di molto da questi dati. La PAM classica è nata a galla, è nata vedendo i pesci bollare e solo successivamente, osservando a fondo il comportamento dei pesci, si è passato ad andarli a cercare sotto acqua. Halford, De Boisset, lo stesso Kuckiewicz che tu hai citato, e molti altri hanno sviluppato i rudimenti della PAM pescando a secca. Solo nei primi anni del ‘900 con Sawyer e Skues viene svincolata la pesca a ninfa, che poi altro non è che una pesca sotto il pelo dell’acqua e comunque negli strati superificiali, diversa dalla pesca a ninfa come la intediamo oggi. Non per niente la pesca a mosca di primo acchito viene associata con la pesca a galla, perché storicamente è quella che è stata praticata con più frequenza e assiduità, nonché quella da cui è nata e si è sviluppata. Ovviamente a quei tempi c’erano i presupposti per una pesca quasi esclusivamente a galla (c’era pesce e i fiumi erano sani).
Per concludere, ci sono pescatori oggi (e non pochi) che nelle loro scatole non hanno neanche una ninfa o non ne fanno uso se non come ultima speranza o come tentativo della disperazione. Al massimo scendono appena sotto il pelo dell’acqua con una emergente, spider o ninfa piombata solo con filo di rame. Questi sono i pescatori che io considero tradizionalisti.
Un’ultima osservazione che ci tengo a ribadire: credo che i concetti di PAM tradizionalista e PAM a 360°, oltre a quanto detto finora, sia fortemente legata al tipo di pesce pescato: PAM tradizionalista solo salmonidi e timallidi (forse qualche cavedano per sbaglio); PAM a 360° qualsiasi tipo di pesce che si attacchi a un’esca lanciata con la coda di topo.