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Luccio: quando è big?


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39 risposte a questo topic

#21 NACCHIO

NACCHIO

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Postato 04 January 2010 - 15:10 PM

Ecco, questo è il punto, salvare il salvabile, cercando di fare quanto è possibile soprattutto per arginare l'alterazione degli ambienti. Ho assistito, ad esempio, con orrore allo scempio del fiume Adige immediatamente a valle della diga del Chievo, dove , per realizzare una passeggiata lungofiume, hanno spazzato via un angolo di fiume ancora fortemente "naturale". Pensa che, nella sabbia che incorniciava l'isolotto di ghiaia portato via dalle ruspe, avevo scovato delle lamprede di fiume e, dato che si parla di lucci, nella piccola lanca a valle semicoperta dalla vegetazione circolavano alcuni becchi di misure ragguardevoli. Adesso c'è una vasca piatta con poca profondità, costeggiata da un'arida scarpata sassosa : hai voglia a seminar pesce! Si può far poco per preservare la pescosità di un ambiente quando questo è stato irrimediabilmente compromesso. Difendere gli ecosistemi in cui peschiamo è il dogma. E la nostalgia, porca miseria, rimane una brutta bestia, specie se si hanno bei ricordi.

Nacchio

#22 pietrovolta

pietrovolta

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Postato 15 January 2010 - 00:05 AM

Il concetto di big è tutto relativo...
Per un bimbo di 10 anni potrebbe essere big un luccio di 40 cm. Per me di 80 cm.
Tuttavia la fortuna vuole che su questo argomento si possano dare dei numeri che ci aiutano a definire delle categorie di grandezza che abbaino un senso, non solo ripondendo a criteri soggettivi, ma soprattutto integrando quest'ultimi con ragioni ecologiche, fisiologiche e biologiche.
...esistono in letteratura infatti degli indici (stock density indexes) che permettono, proprio in relazione alla taglia degli individui di una popolazione ittica, di quantificare e esperimere un giudizio di qualità sullo stato della popolazione stessa (Equilibrata o non equilibrata).

Per l'applicazione di questi indici vengono definite 5 categorie di lunghezza a partire dalla lunghezza massima e dalla lunghezza di maturità della specie in un determinato ambiente. Le categorie di lunghezza sono definite come "dello stock"; "di qualità" = " di maturità"; "preferita"; "memorabile"; "trofeo".
La lunghezza trofeo è ad esempio uguale all'80% di Lmax.

Tornando al luccio....
Diciamo che per laghi di dimensioni medio-piccole (Candia, Piano, Pusiano, Caldonazzo, tanto per fare esempi) un luccio di 90-100 cm potrebbe essere tranquillamente molto vicino al "trofeo". Per grandi laghi (Maggiore, Garda, Como etc etc) la taglia aumenta un pò (120 cm). Per laghi piccoli o risorgive o piccoli corsi d'acqua la taglia "trofeo" si potrebbe ridurre (70 cm ?). Comunque....

Anche qui, ci si basa su taglia massima e taglia alla maturità, due criteri fondamentali per la gestione delle popolazioni ittiche. Di fatto in uso nel States da qualche decennio.

....Tornando a noi ... Vediamo cosa ci dice la letteratura. Copio e incollo (forse l'impaginazione non è ottimale... :-) ) da un articolo in inglese. Abbiate pazienza. Spero di essere stato utile. :?

Fish species minimum length categories (mm) utilized for stock-density indices calculations.
Species
Stock
Quality
Preferred
Memorable
Trophy

Common Carp
280
410
530
660
840

Largemouth Bass
200
300
380
510
630

Northern Pike
350
530
710
860
1,120

Smallmouth Bass
180
280
350
430
510

Yellow Perch
130
200
250
300
380
Bister et al. (2000), Gabelhouse (1984)

Common name, scientific name, and abbreviation for fish species mentioned.
Common Name
Scientific Name
Abbreviation

B
Common Carp
Cyprinus carpio
COC

Largemouth Bass
Micropterus salmoides
LMB

Northern Pike
Esox lucius
NOP

Pumpkinseed
Lepomis gibbosus
PUS

Smallmouth Bass
Micropterus dolomieu
SMB

Sunfish
Lepomis spp.
SUN

Yellow Perch
Perca flavescens
YEP

#23 Federico Ielli

Federico Ielli

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  • LocalitàReggio Emilia
  • Tecnica: spinning
  • Provenienza: Reggio Emilia

Postato 15 January 2010 - 11:47 AM

Molto interssante, però c'è una cosa che non mi torna. Prendo ad esempio il luccio, specie ittica che mi sta molto a cuore e che ho avuto modo di studiare in alcuni ambienti emiliani. Da quell'articolo in inglese che tu citi (ma che non nomini come dato bibliografico), vengono proposte (non so bene in base a quali studi efettuati) taglie numeriche, in LT (Lunghezza Totale in mm) per il Northen Pike, assimilabile al nostro Esox lucius. Molto bene, diciamo che, in genere, quanto proposto può tornare utile come riferimento sulle taglie rilevanti e trofeo. Ma mi domando: la taglia 530 mm, corrispondente se ho ben capito, alla taglia "di qualità" = "di maturità", starebbe a definire una taglia di prima maturità sessuale del luccio in un ambiente specifico (non citato)? Di conseguenza, la misura successiva (preferita=710 mm) potrebbe corrispondere all'ipotetica misura minima da applicare a quella popolazione? Comunque sia, nella maggior parte dei nostri ecosistemi il luccio raggiunge la maturità sessuale al secondo-terzo anno di età (maschi) e un anno dopo le femmine, anche se in alcuni ambienti (risorgive) i maschi possono maturare nel corso del primo anno e le femmine del secondo (Zerunian S. - 2002 "Iconografia dei pesci delle acque interne d'Italia"). Secondo alcuni Autori (Gandolfi et al., 1991 - " I pesci delle acque interne italiane") ad età di 3-5 anni corrispondono mediamente lunghezze totali di 35-45 cm (terzo anno) e di 50-60 cm (quinto anno). Le età massime sono di circa 15 anni, corrispondenti a taglie corporee di 120-130 cm. Naturalmente si fa riferimento a situazioni medie, anche perchè sono numerosi gli studi specifici, come questo del sottoscritto ed altri, dove si fa riferimento ad accrescimenti maggiori della loacale popolazione di Esox lucius, probabilmente, oltre che per le buone risorse trofiche, anche per la presenza del ceppo d'oltralpe, più propenso alla crescita. Riporto per intero lo studio, anche se, purtroppo, anche in questo caso dovuto ad un "copia-incolla"che ha falsato l'originaria disposizione del testo e la perdita di grafici e figure.

Biologia Ambientale, 20 (1): 1-6.
Atti 10° Convegno Nazionale A.I.I.A.D., Montesilvano (PE), 2-3 aprile 2004. A.I.I.A.D., Univ. degli Studi di Parma, Prov. di Pescara
Prove di acclimatazione e studio della dinamica di una
popolazione di luccio (Esox lucius L.) in un lago eutrofico
(lago Pranda, Appennino Settentrionale)
Federico Ielli1*, Pierpaolo Gibertoni2, Maurizio Penserini3
1 Ittiologo consulente della Provincia di Reggio Emilia, Ufficio Faunistico Caccia e Pesca, Via Gorizia 49 - 42100 Reggio Emilia.
2 Veterinario Ittiologo. Via Porali 1/a - 42037 Collagna (RE)
3 Coadiutore gestione fauna ittica Provincia di Reggio Emilia. Via Roma, 10 - 42037 Collagna (RE).
* Referente per la corrispondenza ( f.ielli@mbox.provincia.re.it)
Riassunto
Nel marzo 2002 l’Ufficio Faunistico della Provincia di Reggio Emilia effettuò l’immissione di circa 3.000 larve di luccio (Esox lucius L.)
nel Lago Pranda (Appennino Reggiano), nell’ambito di un programma di ricerca (Progetti Finalizzati della Regione Emilia Romagna) per
il recupero di questa specie ittiofaga. La progressiva eutrofizzazione delle acque ha indotto modifiche quantitative e qualitative della fauna
ittica del lago Pranda, originariamente costituita da trota fario (Salmo “trutta” trutta) e da vairone (Leuciscus souffia); anche il gambero di
fiume (Austropotamobius pallipes), un tempo ben rappresentato, appare oggi in forte contrazione.
Recenti indagini ittiologiche (giugno 2004) hanno evidenziato che il lago Pranda è attualmente un lago a Ciprinidi. Le specie più abbondanti
sono l’alborella (Alburnus alburnus alborella) ed il carassio (Carassius sp), ma ben rappresentate sono pure la tinca (Tinca tinca) ed il
luccio (Esox lucius), mentre la trota fario (Salmo “trutta” trutta) tende a localizzarsi soprattutto in prossimità dell’immissario. Scarse
sono risultate la carpa (Cyprinus carpio), il cobite (Cobitis Taenia) ed il gobione (Gobio gobio), così come all’atto dei campionamenti non
è stata rilevata la presenza del gambero di fiume (Austropotamobius pallipes). L’immissione delle larve di luccio ha avuto come prima
finalità la bonifica dei Ciprinidi infestanti (in particolare modo alborella e carassio).
I campionamenti effettuati nel novembre 2002 e nel febbraio 2004 hanno permesso di elaborare la dinamica di popolazione degli Esocidi.
Si è constatato che il luccio ha trovato nel Lago Pranda un ambiente idoneo per accrescersi ed acclimatarsi, pur a fronte di accrescimenti
non omogenei. In aggiunta, successive verifiche hanno confermato il successo riproduttivo di questa specie, oltre a quello della tinca.
PAROLE CHIAVE: Lago Pranda / luccio / acclimatazione / dinamica di popolazione / modifiche comunità ittica / eutrofizzazione
Naturalization test and study of the dynamics of a population of pikes (Esox lucius l.) into an eutrophic lake (Pranda lake,
northern Appennine)
In March 2002 the Faunistic Office of the Province of Reggio Emilia carried out the immission of approximately 3.000 larvae of pike
(Esox lucius L.) into the Pranda lake (Apennine of Reggio Emilia), within a research programme (Oriented Projects by the Emilia Romagna
Region ) for the recovery of this piscivourous species. The Pranda Lake is a small mountain man-made lake (1.250 m above sea level)
originated as a consequence of the dam of the Cerretano Channel, effluent of the overlooking Cerreto Lake. The progressive
eutrophisation of its waters has involved qualitative and quantitative modifications in the fish fauna. Originally the fish fauna was
composed by the river trout (Salmo “trutta” trutta) and by the vairone (Leuciscus souffia). The crayfish (Austropotamobius pallipes)
was also well represented.
Recent ichthyological investigations (June 2004) pointed out that the Pranda Lake is at the moment a lake populated by Cyprinidae. The
most aboundant species turn out to be the bleak (Alburnus alburnus alborella) and the crucian carp (Carassius sp) but well represented
are also the tench (Tinca tinca) and the pike (Esox lucius), while the brown trout (Salmo “trutta” trutta) tends to localize especially close
to the effluent. The carp (Cyprinus carpio), the loach (Cobitis taenia) and the gudgeon (Gobio gobio) tend to be scarce; also the presence
of the crayfish (Austropotamobius pallipes) has not been detected during the sampling. The immission of the larvae of pike has the main
purpose to reclaim the infesting Cyprinidae (especially bleak and crucian carp).
The samplings carried out in the November 2002 and February 2004 allowed to process the population dynamics of the Esocidae. It has
been observed that the pike has found a suitable environment to grow and to naturalize in the Pranda Lake, notwithstanding a not
homogeneous growth of the subjects. Following checks confirmed the successful reproduction of this species in addition to the tench.
KEY WORDS: Pranda Lake / pike / naturalization / population dynamics / modification of the fish community / eutrophisation
2 IELLI et al. - Il luccio nel lago Pranda
INTRODUZIONE
Il presente lavoro è stato realizzato nell’ambito di un
programma di ricerca (Progetti Finalizzati della Regione
Emilia Romagna) per il recupero e la reintroduzione
del luccio, specie ittiofaga in forte contrazione in tutto
l’areale padano (ALESSIO e GANDOLFI, 1983; ALESSIO et
al., 1997; IELLI e GIBERTONI, 2004; OPPI, 1989).
Il lago Pranda (Fig. 1) fa parte del Comprensorio
dei Laghi Cerretani (Fig. 2), comprendente 6 laghi di
retro arco sviluppatisi durante l’ultima glaciazione del
Quaternario e diverse torbiere, situati all’interno dell’area
protetta del Parco Nazionale dell’Appennino
Tosco-Emiliano. La depressione, originariamente occupata
da un acquitrino tra boschi di abete e di
faggio, venne successivamente allagata mediante una
piccola diga costruita sul Canale Cerretano. Il lago
sta attualmente evolvendo verso lo “status” di torbiera:
tale processo viene favorito ed accelerato dai
nutrienti provenienti, tramite l’immissario, dalla stazione
turistica di Cerreto Laghi, particolarmente durante
la stagione estiva ed invernale (sciistica). Tale
situazione ha inciso notevolmente sulle termiche lacustri
(in aumento) e sul grado di ossigenazione delle
acque che, attualmente, appaiono in fase di progressiva
eutrofizzazione (Tab. I).
Anche la fauna ittica ha subito profonde modificazioni,
sia quantitative che qualitative, al punto tale che,
anche in seguito ad un approccio non sempre scientificamente
controllato nelle immissioni e/o in conseguenza
della pesca con il pesce vivo, le specie dominanti
risultano attualmente quelle ciprinicole, nonostante il
bacino sia naturalmente vocato per i Salmonidi (zona
omogenea “D” L.R. 11/93 Regione Emilia Romagna).
L’immissione di una specie ittiofaga come il luccio ha
avuto il duplice scopo di controllare da un lato l’esubero
dei Ciprinidi infestanti e, dall’altro, di favorire lo
sviluppo di un’attività alieutica alternativa, dato che la
specie è notevolmente apprezzata dai pescatori.
MATERIALI E METODI
I campionamenti dell’ittiofauna sono stati effettuati
l’11.6.2004 mediante elettropesca, sia lungo le sponde
in tratti di lunghezza predeterminata (100 m), sia a
centro lago, in prossimità dell’isolotto, agendo con
l’ausilio di un piccolo natante di vetroresina. Si è
trattato di indagini di tipo semi-quantitativo, con definizione
del numero delle specie presenti e dei relativi
indici di abbondanza. In aggiunta, mediante misuratore
di ossigeno e termometro digitale “OxyGuard-Handy
Beta” sono stati rilevati sul posto i valori di ossigeno
disciolto, la percentuale di saturazione di questo gas e
la temperatura dell’acqua.
Le catture effettuate il 4.11.2002 e il 20.2.2004
hanno permesso di elaborare la dinamica di popolazione
del luccio, previa misurazione della lunghezza totale
(mm) di ciascun esemplare. Questi sono stati inoltre
pesati (g), fotografati e, in base alle caratteristiche
della livrea, divisi in tre gruppi riconducibili rispettivamente
al fenotipo “mediterraneo” (con presenza di
zebrature longitudinali o trasversali), “continentale”
(con presenza di macchie ovalari gialle o color crema)
od “intermedio” (con presenza di zebrature e di macchie)
(Fig. 3). Tale suddivisione, tuttavia, ha carattere
preliminare in quanto, per convalidare l’effettiva appartenenza
dei soggettia a differenti popolazioni di
luccio, saranno necessarie ulteriori indagini, di tipo
genetico. Infatti, la semplice analisi del fenotipo risulta
spesso insufficiente a causa degli effetti che i fattori
ambientali esercitano sullo sviluppo (GRAHAM et al.,
1993) e per il fatto che la variabilità delle popolazioni
europee appare assai modesta (HANSEN et al., 1999;
LUCENTINI et al., 2004).
Fig. 1. Il Lago Pranda.
Fig. 2. I laghi cerretani; la freccia indica il lago Pranda.
manca in bibliografia
IELLI et al. - Il luccio nel lago Pranda 3
RISULTATI
Censimenti ittiofaunistici
I campionamenti mediante pesca elettrica hanno
evidenziato che nel Lago Pranda sono attualmente
presenti 8 specie ittiche (Tab. II). La classificazione è
stata effettuata secondo GANDOLFI et al., 1991. Le
specie reperite sono, in ordine di abbondanza decrescente,
alborella (Alburnus alburnus alborella), carassio
(Carassius sp.), trota fario (Salmo trutta trutta),
tinca (Tinca tinca), luccio (Esox lucius), carpa (Cyprinus
carpio), vairone (Leuciscus souffia) e cobite (Cobitis
taenia).
La trota fario, di cui sono stati catturati 18 esemplari
da 6 a 40 cm di lunghezza totale, è stata localizzata
esclusivamente in prossimità della foce dell’immissario
o, addirittura, nel primo tratto di quest’ultimo, dove
le acque più fresche ed ossigenate permettono una
migliore sopravvivenza a questa specie stenoterma di
acque fredde anche in periodo estivo. Infatti, dai rilevamenti
diretti, è apparso che la temperatura dell’acqua
varia da 17,1 °C a 14,8 °C e l’ossigeno disciolto da
9 mg/L (94% di saturazione) a 12,2 mg/L (116% di
saturazione), rispettivamente a centro lago ed in prossimità
dell’immissario (Tab. III). Durante la campagna
non è stata rilevata la presenza del gambero di fiume
(Austropotamobius pallipes), Crostaceo Decapode un
Tab. I. Parametri fisico-chimici delle acque del Lago Pranda rilevati
da VIAROLI et al. (1989).
Dati idrochimici
pH 7,79
Conducibilità a 20°C (?S/cm) 108
alcalinità totale (meq/L) 0,895
SO4 (mg/L) 1,6
Cl (mg/L) 3,4
NO3 (?gN/L) 144
NH4 (?gN/L) 18
Na (mg/L) 2,77
K (mg/L) <0,10
Mg (mg/L) 1,89
Ca (mg/L) 17,4
Fosforo totale (?gP/L) 15
Silice reattiva disciolta (mg/L) 0,86
Clorofilla-a fitoplanctonica (?g/L) 7,14
Tab.II. Specie ittiche rinvenute nel Lago Pranda l’11-6-2004.
Specie ittiche Indice d’abbondanza Osservazioni
Alborella (Alburnus alburnus alborella) *** popolazione strutturata
Carassio (Carassius sp.) *** popolazione strutturata
Trota fario (Salmo trutta trutta) *** popolazione strutturata ma localizzata
Tinca (Tinca tinca) ** popolazione strutturata
Luccio (Esox lucius) ** popolazione strutturata
Carpa (Cyprinus carpio) * popolazione non strutturata
Cobite (Cobitis taenia) * popolazione non strutturata
Vairone (Leuciscus souffia) * popolazione non strutturata
Legenda: ***abbondante; **discreta; *presente.
Fig. 3. Fenotipi dei lucci del Lago Pranda: a) mediterraneo con
zebrature; B) continentale con macchie.
Tab. III. Parametri chimico-fisici delle acque del Lago Pranda
rilevati durante il campionamento dell’11-6-2004
Parametri chimico-fisici
lungo costa
ossigeno disciolto [ppm] 9
ossigeno percentuale saturazione [%] 94
temperatura °C 17,1
centro lago
ossigeno disciolto [ppm] 12,2
ossigeno percentuale saturazione [%] 116
temperatura °C 14,8
prossimità immissario
ossigeno disciolto [ppm] 8,6
ossigeno percentuale saturazione [%] 80
temperatura °C 13
tempo frequente in questa zona e, attualmente, in forte
o fortissima contrazione in tutto il Comprensorio dei
Laghi Cerretani.
Il luccio e la tinca tendono invece a localizzarsi in
prossimità di ostacoli sommersi e delle elofite spondali
(fascia a cariceto), di cui il lago Pranda è ricco. Di
manca in bibliografia
1989 o 1990? (cfr. biblio)
4 IELLI et al. - Il luccio nel lago Pranda
queste due specie fitofile è stato anche verificato il
successo riproduttivo, con presenza di individui dell’anno
di 1,5-2 cm per il luccio e di 4-6 cm per la tinca.
Per il luccio l’attività riproduttiva è apparsa piuttosto
tardiva, perdurando per tutto il mese di aprile. Nelle
zone più nordiche, la frega del luccio inizia alla fine
dell’inverno, appena dopo il disgelo. I dati citati in
bibliografia variano da fine febbraio sino agli inizi di
giugno –da nord a sud del suo areale di ripartizione– e
ogni popolazione frega nell’arco di una ventina di
giorni (GILLET, 1985). Le temperature dell’acqua variano
in tale periodo da 4 a 14 °C; un raffreddamento al
di sotto dei 6 °C rallenta l’attività riproduttiva (FORTIN
et al., 1982). Secondo GANDOLFI et al. (1991) la frega
del luccio si estende tra febbraio ed aprile e quella della
tinca da maggio a luglio.
Nelle acque del medio Po la maturità sessuale del
luccio viene raggiunta dalla maggior parte dei maschi
al terzo anno di vita e dalla maggior parte delle femmine
al quarto (ALESSIO, 1975); parimenti anche le femmine
della popolazione di luccio delle risorgive del
Tesina (Veneto) si riproducono al quarto anno, mentre
i maschi sono già maturi al secondo (MARCONATO,
1986). Nel Lago Pranda, considerando che i lucci
sono stati immessi nel marzo 2002 (classe d’età 0+),
l’età di prima riproduzione pare coincidere con il terzo
anno di vita (classe d’età 2+) per entrambi i sessi,
anche se saranno necessarie ulteriori verifiche negli
anni a venire.
Infine le popolazioni di carpa, vairone e cobite del
Lago Pranda sono rappresentate da un basso numero
di individui.
Luccio, dinamica di popolazione
In tabella IV sono riassunte le catture dei lucci
effettuate rispettivamente il 4.11.2002 e il 20.2.2004,
con indicati sesso, lunghezza totale (mm) e peso corporeo
(g). Da questi dati si è potuta estrapolare la
dinamica della popolazione di Esocidi presente nel
Lago Pranda (Fig. 4). Emergono con evidenza marcate
differenze negli accrescimenti degli esemplari, dato
che le lunghezze totali spaziano da 130 mm (25 g) a
310 mm (210 g) durante il primo campionamento e da
270 mm (160 g) a 560 mm (1.300 g) durante il
secondo, pure a fronte di una differente taglia nominale
(4-8 cm LT) e dei differenti caratteri fenotipici dei
luccetti immessi nel marzo del 2002. D’altra parte i
lucci del Pranda sembrano accrescersi maggiormente
rispetto alla media delle popolazioni italiane. Infatti in
genere vengono raggiunti 15-20 cm di lunghezza totale
(40-80 g) al primo anno di vita, 35-45 cm al terzo
(350-800 g), 50-60 cm al quinto (1-2 Kg) e 65-75 cm
all’ottavo (2,5-4,0 Kg) (ALESSIO, 1975; MARCONATO,
1986; CALDERONI, 1965). Le abbondanti disponibilità
trofiche dell’ambiente sembrano influenzare in buona
misura questa maggiore disponibilità all’accrescimento.
Tab. IV. Sesso, lunghezza totale (mm) e peso corporeo (g) dei lucci catturati mediante elettropesca il 4-11-2002 e il 20-2-2004 nel Lago
Pranda.
04/11/2002 20/02/2004
LUCCIO xxx LT (mm) BW (g) LUCCIO xxx LT (mm) BW (g)
1 130 25 1 550 1270
2 135 31 2 490 970
3 145 35 3 515 1050
4 150 40 4 470 790
5 150 45 5 450 700
6 195 80 6 420 590
7 140 30 7 250 160
8 140 37 8 300 195
9 290 170 9 300 190
10 295 175 10 270 160
11 290 160 11 295 190
12 310 210 12 320 290
13 285 150 13 560 1300
14 140 25 14 400 450
15 220 120 15 250 155
16 160 65 16 420 575
17 295 180 17 515 1100
18 135 33
19 305 200
IELLI et al. - Il luccio nel lago Pranda 5
DISCUSSIONE
Il Lago Pranda appare oggi un lago a Ciprinidi, sia
perché le specie dominanti sono l’alborella ed il carassio,
specie caratteristiche di acque calde, sia perché
nel bacino si sono evidenziati negli ultimi anni processi
di eutrofizzazione, accelerati dalle attività antropiche
della sovrastante stazione turistica di Cerreto Laghi.
Nonostante ciò, anche grazie alle immissioni effettuate
annualmente dalla Provincia di Reggio Emilia, la trota
fario è ancora discretamente rappresentata, soprattutto
in prossimità dell’immissario che convoglia nel lago
acque più fresche. Tuttavia si impongono, sin d’ora,
severe misure di controllo sugli scarichi organici, che
giungono al lago solo parzialmente depurati: questa
potrebbe essere una delle cause di rarefazione e/o di
estinzione della locale popolazione di gambero di fiume.
In aggiunta, una più razionale e scientifica politica
gestionale nelle immissioni per evitare indesiderate propagazioni
di specie alloctone e/o invasive (la pesca con
il pesce vivo è già stata vietata da alcuni anni) potrà
giovare all’ambiente, idoneo per vocazione alla presenza
dei Salmonidi. L’immissione del luccio, specie ittiofaga
situata all’apice delle catene trofiche acquatiche,
pare aver sortito buoni risultati nel controllo delle
popolazioni sovradensitarie dei Ciprinidi. Tali considerazioni
potranno essere confermate negli anni a venire,
in considerazione del fatto che la popolazione degli
Esocidi pare essersi perfettamente acclimatata nelle
acque del Lago Pranda. La specie è inoltre tutelata dalla
Provincia di Reggio Emilia con una misura minima di
50 cm di lunghezza totale (40 cm secondo L.R. 22/2
1993, n. 11, art. 16 comma 7) e la possibilità di cattura
Fig. 4. Dinamica di popolazione di Esox Lucius del Lago Pranda,
negli anni 2002-2004.
di un unico esemplare giornaliero. Ulteriori misure
protettive potrebbero essere individuate nell’allungamento
del periodo di divieto di pesca (attualmente dal
15/12 al 15/4 dell’anno seguente, da R.R. 16 agosto
1993, n. 29) almeno sino alla fine di aprile-prima
quindicina di maggio, dato che la frega del luccio è
apparsa tardiva nel Lago Pranda a causa delle basse
temperature dell’acqua in questo periodo.
Per quanto riguarda la dinamica della popolazione, le
differenze marcate nelle taglie dei lucci catturati durante
le due campagne di campionamento potrebbero
essere dovute all’immissione di soggetti di taglia disomogenea,
ma anche alla presenza di differenti ceppi di
luccio.
Tali ipotesi potranno venire suffragate solo da ulteriori
indagini, anche di tipo genetico. Per contro, a due
anni dall’immissione, i lucci del Pranda sembrano accrescersi
più rapidamente della media nazionale.
BIBLIOGRAFIA
ALESSIO G., 1975. Ricerche sulla biologia del luccio, Esox lucius L.,
(Osteichthyes, Esocidae), in Lomellina occidentale ed in una
“valle” veneta. Boll. Pesca, Piscic. Idrobiol., 30: 257-275.
ALESSIO G., GANDOLFI G., 1983. Censimento e distribuzione attuale
delle specie ittiche nel bacino del Fiume Po. Quad. Ist. Ric.
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ALESSIO G., DUCHI A., BERCELLI M., BALDACCINI G.N.., BIANUCCI
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HANSEN M.M., TAGGART J.B., MELDRUP D., 1999. Developement
I lavori evidenziati non sono richiamati nel testo: inserire i richiami, o eliminarli dalla bibliografia
Riportare tutti gli autori
6 IELLI et al. - Il luccio nel lago Pranda
of new VNTR markers for pike and assesment of variability
at di-and tetranucleotide reperat microsattelite loci. Journal of
Fish Biology. 55: 183-188.
IELLI F., GIBERTONI P., 2004. Studio degli accrescimenti e della
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lucioperca). Atti 9° Convegno Nazionale A.I.I.A.D., Acquapartita
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Parma. Biologia Ambientale, 18 (1): 113-119.
MARCONATO A., 1986. Strategie riproduttive e selezione sessuale
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di Ricerca in Biologia Evoluzionistica. Università di Padova,
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MORDACCI D., 2002. Caratteri della flora idrofitica di alcuni
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- Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 46 pp.
OPPI E., 1989. La situazione ittica del Garda e i problemi della
pesca. In: Il Lago di Garda tra incremento turistico e conservazione
ambientale. Bortolazzi, S. Giovanni Lupatoto (Verona):
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VIAROLI P., ROSSI V., CLERICI A., MENOZZI P., 1990. Caratteristiche
litologiche ed idrochimiche dei principali laghi dell’Appennino
Tosco-Emiliano. Atti del 9° congresso A.I.O.L. S. Margherita
Ligure, 20-23 Novembre 1990: 93-104.
1990 o 1989
Federico Ielli

#24 pietrovolta

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Postato 15 January 2010 - 12:49 PM

Se dovessi prendere decisioni senza poter fare studi miei, utilizzerei la lunghezza media alla prima maturità come lunghezza di tutela, che corrisponde + o meno alle vigenti norme in giro per l'Italia (circa 50 cm). Certo dipende anche dagli ambienti. Forse 50 cm è eccessivo per una risorgiva ma poco per un grande lago.

Ancor meglio proverei a calcolare la "optimum length" che almeno in teoria aiuterebbe a mantenere inalterato lo stato dello stock (biomassa) se il prelievo venisse effettuato solo oltre quella taglia.

Se non esistono dati di lunghezza media alla maturità si possono calcolare utilizzando equazioni empiriche ampiamente diffuse in letteratura che sfruttano i dati di accrescimento (lunghezza-età). Queste equazioni sono usate soprattutto quando si vuole caratterizzare la biologia di una popolazione ittica ancora sconosciuta.

Ci sono montagne di articoli su questi argomenti, specialmente sulla letteratura internazionale.

Se si vuole avere un quadro complessivo dell'argomento si trova molto materiale su http://www.fishbase.org dove addirittura esiste un corso di ittiologia.

Una rivista che pubblica molto seguendo questo approccio è il Journal of Applied Ichthyology.

A presto

Pietro Volta

#25 Federico Ielli

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Postato 15 January 2010 - 14:23 PM

Infatti: 50 cm è misura eccessiva per una risorgiva e, probailmente, troppo bassa per un grande lago. Quindi, e qui stava il succo della mia domanda, è logico che studi empirici finiscano per non accontentare nessuno. In altre parole, ad ogni singolo ecosistema, o ad ecosistemi vicini e similari per caratetteristiche trofiche ed idrologiche, andrebbero applicate, di volta in volta, previ specifici studi di settore (accrescimenti, anche teorici mediante formula di Von Bertalanffy) misure protettive in grado di fornire, con sufficiente approssimazione, le taglie minime (o anche massime) di prelievo per quella determinata popolazione, nonchè le possibilità di prelevare esemplari, nel caso la stessa sia strutturata o meno. Attualmente ciò non avviene, se non in rari casi da noi, mentre è prassi consolidata negli States.
Federico Ielli

#26 pietrovolta

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Postato 15 January 2010 - 15:54 PM

Ghè sem. :D

Per Federico una nota tecnica: a tuo avviso Von Bertalanffy da cui ricavare la Linf è ok anche se esiste una forte pressione di pesca, soprattutto professionale, ovvero, mi permette davvero di ottenere una affidabile stima della Linf di quella specie in quel tipo di ambiente ? ho notato che in alcuni casi c'è una sorta di fraintendimento.

a presto.

#27 marco1956

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Postato 15 January 2010 - 16:22 PM

Scusate la mia ignoranza ma io di Von Bertalanffiy conosco solo la teoria dei sistemi si tratta dello stesso personaggio? Per la formula a cui fa riferimento Federico è possibile avere un link o meglio una spiegazione in termini "umani"
Grassie
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#28 Federico Ielli

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Postato 15 January 2010 - 17:49 PM

la Formula di Von Betalanffy è una formula matematica affinata per ricavare l'accrescimento lineare teorico di una determinata popolazione ittica strutturata, quando non sia possibile ricavarne gli accrescimenti reali per vari motivi (ad esempio sacrificio-danno degli esemplari). Proprio perchè di modello teorico si tratta, alle volte, soprattutto nei confronti della classi d'età superiori, c'è discordanza tra i valori reali (ricavati ad esempio mediante metodo scalimetrico) e quelli teorici della formula.

In origine il modello classico di Von Bertalanffy (1957) nella sua forma differenziale lega la lunghezza corporea L all’età x, attraverso l’equazione: dl/dx = k?(L? ? L)

dove L? rappresenta la lunghezza media asintotica e
k è il cosiddetto coefficiente di Brody.

Senz'altro limiti del sistema sono anche possibili quando sulla popolazione gravitano forti pressioni, tipo quella della pesca professionale. Ci stiamo però addentrando verso argomentazioni complesse, forse non pertinenti a questo Forum.

Riporto comunque per intero un esempio di applicazione, tratto dal "Portale del delta del Po". In tal caso viene presa come riferimento LF= Lunghezza alla furca (è il punto di unione dei due lobi caudali e non LT (Lunghezza totale):

In questo paragrafo verranno trattati gli aspetti legati alla dinamica ed alla struttura delle specie ittiche di maggiore interesse aliuetico presenti nelle acque privinciali ed in particolare cavedano, la tinca, la carpa, il luccio, il persico reale, il persico trota ed il pesce gatto. I dati emersi da questa parte della ricerca sono stati di fondamentale importanza per le stesure dei piani di gestione ittica esposti nel capitolo terminale di questo lavoro.

Cavedano (Leuciscus cephaius)
La distribuzione di questa specie appare limita ai canali con acque relativamente più fresche. Si osserva una diffusione maggiore durante il periodo estivo (periodo di carico delle acque per scopi irrigui) ed un ridimensionamento notevole del numero di individui presenti durante l'inverno. Dove è presente in maniera stabile (Naviglio Adigetto e alcuni tributari) subisce contrazioni numeriche molto elevate nel periodo invernale.Per questa specie il Naviglio Adigetto resta il canale d'elezione, soprattutto nella parte iniziale grazie appunto alle caratteristiche fisiche che questo canale assume (acque fresche provenienti dall'Adige, velocità di corrente abbastanza elevate) dove localmente può presentare popolazioni abbondanti sia in termini di densità che di biomassa. In questo canale, come nello Scortico (che funge da connessione tra Adigetto e Canalbianco sono presenti popolamenti discretamente strutturati e con 5-6 classi di età. Negli altri corsi d'acqua le classi di età rinvenute in numero minore e quasi mai appartenenti alle fasi giovanili; questo è dovuto alla presenza di una forte capacità di dispersione di questa specie che cerca di colonizzare nuove disponibili durante il periodo estivo.Gli accrescimenti sono discreti e vengono raggiunti i 20-21 cm di lunghezza alla forca in 4 anni di vita. L' accrescimento ponderale viene descritto dai modelli di regressione lineare riportati figure seguenti e non presenta sostanziali differenze tra le stagioni osservate. Grazie all'elevato numero di classi di età rinvenute è stato possibile costruire un modello teorico di accrescimento in TABELLA lunghezza che ben si adatta agli animali fino a 6 anni di età. Per gli individui più anziani tale curva non sembra idonea e si verificano accrescimenti maggiori e non in linea con il modello stesso. Questo può essere spiegato con un possibile cambio di alimentazione di questi animali quando raggiungono lunghezze sufficientemente elevate; questa specie è infatti onnivora, ma con tendenze spinte alla ittiofagia. Una volta raggiunte taglie sufficienti, l'attenzione di questa specie si sposta decisamente sugli altri pesci come potenziali prede, portando a tassi di crescita maggiori. I dati caratteristici dell'equazione di von Bertalanffy sono i seguenti:


LF- = 450 mm k= 0.165 t0= 0,053

Tinca(Tinca tinca)
Questa specie è distribuito in molti dei corsi d'acqua provinciali, ma la sua abbondanza è decisamente contenuta. I campionamenti degli anni 1997-98 hanno evidenziato una decisa contrazione della sua abbondanza. E'stata catturata in 23 delle 55 località visitate con abbondanze sempre molto basse, tranne che in alcuni casi (Canale Malopera, Canale Ceresolo, Scolo Fossetta, Scolo Campagna Vecchia e Scolo Tron). E' mediamente bassa e sia l'abbondanza che la densità media delle stazioni in cui è stata ritrovata (valori medi di circa 0,01 ind/m e 2,3g/m2). Le classi di età più giovani, segno evidente di una produzione naturale, si riscontrano solo in alcuni casi (Ceresolo, Fossetta e Tron) e le popolazioni sono scarsamente strutturate in varie classi di età; solo nel Ceresolo, nel Malopera e nel Campagna Vecchia sono i più di tre classi di età, mentre nelle altre località sono state rinvenute una o due classi di età con evidente destrutturazione complessiva delle popolazioni. Complessivamente sono state rinvenute le classi di età comprese tra la 0+ e la 7+, con una netta dominanza delle, classi 2+ e 3+. La stima dell'accrescimento teorico illustrata nella figura successiva. I parametri della curva di accrescimento di Von Bertalanffy sono i seguenti:


LF~ = 859 mm k = 0,090 t0 = -0,244


con una buona concordanza tra valori attesi ed osservati (R = 0,988).
Vedi Tabella
La lunghezza alla forca raggiunta alla prima riproduzione (terzo-quarto anno di età per le femmine = 36-48 mesi) è di circa 25-30 cm, mentre quella della seconda annata riproduttiva non è inferiore a circa 32-34 cm. Gli accrescimenti sono comunque nella media europea, anche se la stima della lunghezza massima raggiungibile ottenuta con la modellizzazione sopra illustrata appare esagerata. Questa specie sembrerebbe avere intensi problemi di capacità riproduttiva, altresì testimoniata anche in altre zone italiane (Emilia-Romagna; osservazioni personali); probabilmente questo è causato sia dalla gestione idraulica dei corsi d'acqua che dalla loro manutenzione morfologica.
E' verosimile, infatti che al momento della riproduzione (tra maggio e luglio) le acque vengono caricate nei canali irrigui dai fiumi principali e viene effettuato lo sfalcio delle macrofite acquatiche, poco o per nulla disponibili per effettuare la deposizione di questa specie. A questo va aggiunto l'aumentato numero di predatori (GRAFICI) per le uova che si riscontrano nelle acque rodigine (Pseudorasbora, Rodeo e Carassio) che tendono quindi a ridurre fortemente la sopravvivenza di questa specie. Si ritiene quindi indispensabile intervenire sia con immissioni mirate in alcune zone definite, sia proteggendo alcune aree dove già è presente la riproduzione naturale; come, ad esempio alcuni tratti degli scoli Campagna Vecchia , Tron , Ceresolo Fossetta. I tratti da destinare a bandita di pesca non dovrebbero essere inferiori a 1.000-1 500 metri e durare per un periodo di almeno tre anni. La riuscita dell' operazione non potrà prescindere da un accordo con i gestori delle bonifiche tendente ad evitare lo sfascio delle macrofite acquatiche nel periodo marzo-giugno o almeno ad conservare intatti alcuni tratti (o una sponda) di queste aree. Inoltre dovrebbero essere effettuate pescate selettive periodi che tendenti a contenere le specie alloctone per tutto il periodo dell'istituzione della zona di divieto.

Carpa (Cyprinus carpio)
Diffusa su gran parte della provincia, questa specie è stata rinvenuta con abbondanza contenuta in quasi tutte le località visitate (48 stazioni su 55). Mediamente la sua abbondanza è limitata (tra 1=raro e 2=scarso), anche se localmente sono state riscontrate biomasse notevoli (Scolo Bagnacavallo, Scolo Fossetta, Scolo Manin, Scolo Crespino). Questa situazione evidenzia una complessiva stabilità delle popolazioni delle popolazioni (Vedi Tabella). Densità e biomassa sono sostanzialmente stabili nelle stagioni; la biomassa contribuisce ad una fetta consistente della comunità ittica provinciale, seconda solamente a carassio (27,248 gm/m2 in estate e 7,953 g/m2 in inverno) e a siluro (14,550 g/m2 in estate e 8,917 g/m2in inverno).
Le relazioni tra lunghezza e peso caratteristiche della specie sono rappresentate nelle figure seguenti e non differiscono tra inverno ed estate in maniera significativa.
Per quanto riguarda la struttura delle popolazioni rinvenute, essa è piuttosto frammentaria nella maggior parte delle stazioni esaminate. Le classi di età presenti variano tra la classe 0+ in inverno e la classe 9 in estate, presentando tutte le classi intermedie. Resta comunque evidente una preponderanza delle classi dalla 2 alla 4+ e una carenza consistente della classe 0+. Quest'ultima è stata riscontrata solo in quattro occasioni durante il periodo invernale (nello Scolo Barolo, nello Scolo Ponzilovo, nello scolo Busazza e nel Collettore Padano) e dovrebbero corrispondere a situazioni di riproduzione naturale che quindi appare scarsa complessivamente per le stesse considerazioni esposte per la tinca. Le varie popolazioni sono comunque presenti soprattutto grazie agli sforzi di immissione effettuati negli anni precedenti dall'Amministrazione Provinciale. Sarebbe importante ripristinare almeno alcune aree di riproduzione di questa specie per poter consentire l'instaurarsi di popolazioni selvatiche. Le zone che comunque presentano le popolazioni meglio strutturate sono gli scoli Crespino, Fossetta, Gozzi e Brenta che potrebbero essere tutelati con l'istituzione di bandite di pesca in atti diversi da alternare a rotazione. La stima dei l'accrescimento teorico è illustrata nella figura seguente e i parametri della curva i accrescimento di Von Bertalanffy sono i seguenti:

LF-= 95Omm k=0,103 t0 = 0,123

con un'ottima concordanza tra valori attesi ed osservati (R = 0,993). La lunghezza alla forca raggiunta alla prima riproduzione (terzo-quarto anno di età per le femmine = 36-48 mesi) è di circa 25-35 cm mentre a cinque anni di età raggiungono mediamente i 40 cm circa. L'accrescimento non è veloce, ma abbastanza costante: a 9 anni raggiunge i 55-60 cm di lunghezza per un peso di 3,5-4,5 kg. Gli interventi gestionali per questa specie dovranno soprattutto tendere a ripristinare le condizioni ambientali per la riproduzione con l'istituzione di alcune aree di frega e bandita ( pesca e l'immissione di materiale selezionato. E' indispensabile, comunque, intervenire sia con ripristini ambientali, ove possibile, sia con il mantenimento di condizioni idrauliche idonee (mantenimento di idonei livelli d'acqua anche nel periodo invernale e taglio programmato e controllato delle macrofite), sia con controllo dei predatori delle uova e delle fasi larvali.

Luccio(Esox lucius)
Questo predatore era originariamente presente in gran parte dei corsi d'acqua provinciali. I campionamenti condotti nel 1997-98 hanno evidenziato una sostanziale contrazione N presenza e abbondanza di questo esoci nonostante gli sforzi di ripopolamento effettuati in passato. Rilevato direttamente su 15 delle 55 località controllate e segnalato in altre 4, si presenta con una abbondanza media abbastanza scrsa tra 1 (raro) e 2 (scarso). Di conseguenza anche la densità e la biomassa sono sempre molto contenute e non superano rispettivamente i 0,031 ind/m2 e i 6,671 g/m2.
La relazione tra lunghezza alla forca e peso nei due periodi sono illustrate nelle figure seguenti e non differiscono sostanzialmente tra estate ed inverno. Per quanto,riguarda le classi di età rinvenute variano tra la 0+ e la 8+, presentando complessivamente tutte le classi di età, medie, tranne la 7+. Le stazioni che presentano popolazioni organizzate in un numero elevato di classi di età sono la 32 (Scolo Canda a Tre Ponti)Tabelle la 85 (Scolo Fossetta a Villadose) e la 117 (Scolo Tron presso il Ponte dei Ladri). Vedi Tabella. In queste tre aree il numero di individui appare sempre e comunque contenuto, anche se la densità è tra le più alte della provincia. La presenza delle classi di età giovanili (0+ e 1) sta ad indicare l'avvenuta riproduzione naturale e queste zone andrebbero salvaguardate con misure idonee per incentivare la riproduzione di animali selvatici. La stima dell'accrescimento teorico è stato possibile solo dopo aver escluso alcune classi di età illustrate in figura con un pallino vuoto. I parametri della curva di accrescimento di Von Bertalanffy sono i seguenti:

LF- = 879mm k = 0,127 t0 = -0,737

con una buona concordanza tra valori attesi ed ossservati (R = 0,986).
La lunghezza alla forca raggiunta alla prima riproduzione (terzo anno di età per le femmine =36 mesi) è di circa 33-34 cm, mentre quella della seconda annata riproduttiva non è inferiore a circa 43-45 cm.
Per questa specie, quindi, si propone di intervenire con più strumenti gestionali al fin di tentare di ripristinare le sue popolazioni:
a) aumentare la misura minima di cattura portandola ad almeno 45 cm di lunghezza totale
B) ampliare il periodo di divieto pesca per riproduttivi prevedendo un divieto esteso dal 1 gennaio al 15 aprile;
c) istituire delle zone di ripopolamento e frega nelle zone dove già si riproduce o, in alternativa, adottare un regime di pesca no-kill o catch-and-release;
d) procedere ad immissioni di materiale di elevata qualità in modo controllato per ricostruire localmente popolazioni scomparse quest'ultimo intervento darebbe risultati migliori se il materiale provenisse dalle se zone di immissione. In altre parole potrebbe essere realizzato un piccolo incubatoio per la schiusa delle uova o un impianto in estensivo per la riproduzione di individui catturati in provincia da immettere in zone controllate.

Persico reale (Perca fluviatifis)
Ritrovato in sole cinque stazioni di campionamento, questa specie è decisamente rara nella, provincia di Rovigo. Non sono state possibili elaborazioni demografiche a causa dell'esiguità degli individui catturati. Gli individui rinvenuti appartengono tutti, ad eccezione di uno, alle classi di età giovanili, provengono da riproduzioni avvenute in zone limitrofe. E' quindi probabile la presenza, di poche popolazioni contenute numericamente e localizzate in aree ristrette, in grado effettuare una riproduzione limitata. Gli accrescimenti, comunque, appaiono buoni e raggiungono al primo anno di vita approsimativamente i 10 centimetri di lunghezza alla forca caudale. L'unico adulto è stato catturato nel Naviglio Adigetto, probabilmente in ingresso dalle acque dell'Adige. Per l'incremento e la diffusione di questa specie, sarebbe opportuno procedere ad immissioni di giovani o di nastri di uova fecondati in zone ristrette e controllate, operando contemporaneamente una limitazione delle specie infestanti. La possibilità di una più capillare ed abbondante presenza di questa specie nelle acque rodigine viene limitata dalla temperatura media delle acque che risulta piuttosto elevata.Questa specie predilige infatti acque più fredde e comunque abbastanza ossigenate, anche se localmente è possibile instaurare popolazioni ben strutturate, in grado di competere con altri predatori quali il persico trota o il lucioperca. Vedi Tabella 1
Vedi Tabella 2

Persico trota (Mícropterus salmoides)
Il persico trota è stato rinvenuto in 32 delle 55 località visitate, a testimonianza di un'ampia distribuzione nel reticolo idrografico provinciale ormai presente da diversi anni nelle acque -provinciali, questo alloctono ha una densità media contenuta come tutti i predatori (non supera gli 0,1 ind/m2) Vedi Tabella. Tranne alcuni casi limitati, anche la biomassa si attesta su valori contenuti. Mediamente è presente con popolazioni scarse, solo localmente consistenti. Le relazioni tra lunghezza e peso, illustrate nelle figure seguenti, risultano pressoché costanti nelle due stagioni di campionamento. Poiché non vengono effettuate immissioni di questa specie, si può considerare la presenza di giovani dell'anno come l'effetto di una riproduzione naturale. Sembrano essere molte le aree interessate a questo fenomeno, anch' durante il periodo invernale non sono stati trovati individui di questa classe di età. Una possibile causa di questo fenomeno potrebbe essere la predazione interspecifica nei confronti degli stadi giovanili (non delle uova in quanto il maschio custodisce il nido con la deposizione fino alla schiusa) e nelle ridotte capacità di spostamento dei piccoli al momento della riduzione dei livelli delle acque. Le classi di età presenti arrivano alla 5+ con una dominanza delle classi 1+, 2+ e 3+. Popolazioni ben organizzate si ritrovano nel Collettore Padano, negli scoli Fossetta, Borsea, Ceresolo e Zucca. Nelle altre stazioni le popolazioni sono meno strutturate in classi di età e si nota una contrazione complessiva dell'abbondanza nel periodo invernale. La curva di accrescimento teorico ottenuta di senza i valori delle classi di età 0+ e 2+ ed utilizzando solo i dati del periodo estivo, è riportata nella figura e i suoi parametri caratteristici sono i seguenti:


LF- = 657 mm K= 0,185 t0= 0,190


con una elevata concordanza tra valori attesi ed osservati (R = 0,991).La lunghezza alla forca raggiunta alla prima riproduzione (terzo anno di età per le femmine =36 mesi) è di circa 28-30 cm, mentre quella della seconda annata riproduttiva non è inferiore a circa 34 cm. Gli accrescimenti sono analoghi a quelli di aree limitrofe, ma nettamente inferiori a quelli della Lomellina (Alessio, 1983) dove vengono riportati accrescimenti di circa 17 cm al primo anno di vita.Questa specie sembra stabile sia come distribuzione che come consistenza dei popolamenti, di conseguenza non si ritiene opportuno intervenire per la sua conservazione; oltre a ciò si tratta di una specie alloctona che compete con gli altri predatori indigeni (luccio, persico reale).


Pesce gatto (Ictalurus melas)
Il pesce gatto è una specie diffusa in quasi tutte le acque della provincia, anche se è stato sempre rinvenuto a densità piuttosto ridotta (tra 0,001 e 0,034 ind/m2). La consistenza delle sue popolazioni appare decisamente in regresso nonostante le continue e cospicue operazioni di immissione effettuate dalla Provincia. E' una specie resistente alle avverse condizioni ambientali, ma ha subito nel recente passato gravi morie determinate da virosi massicce negli allevamenti del nord Italia. Tale situazione può aver avuto ripercussioni anche in ambiente naturale, dove lo si ritrova attualmente con una frequenza ridotta. Tra le cause della sua diminuzione vi sono sicuramente da aggiungere l'intensa pressione di pesca (è una delle specie più ambite dai pescatori) e (a gestione idraulica dei corsi d'acqua, penalizzante come lo è per molte altre specie). Va comunque tenuto presente che il pescegatto, inserendosi in nicchie ecologiche vuote poco sfruttate, è soggetto a cicli demografici caratteristici che prevedono una presenza iniziale massiccia (con soggetti di dimensioni contenute), seguite,da morie localmente intense (come controllo dell'eccessiva abbondanza) presenza di pochi individui di dimensioni maggiori. La relazione tra lunghezza e peso viene descritta nelle figure seguenti e mostrano una leggera differenza nei due periodi, probabilmente a causa dello scarso numero di individui disponibili (GRAFICI) per la rielaborazione dei dati estivi. Le classi di età rinvenute sono comprese tra la 0+ e la 6+ con una preponderanza dei 2+ e 3+. Dall'esame delle presenze delle classi di età nelle varie aree si può affermare che la riproduzione naturale è abbastanza contenuta e che le popolazioni sono sostenute soprattutto dalle immissioni periodiche. Non è stato possibile ricostruire una accrescimento teorico per questa specie vista l'eseguità del numero di individui catturati e dell'ampia variabilità dell'accrescimento. Dall'analisi delle lunghezze medie se di età (8-10 cm il l'anno di vita, 13-15 il 2° per arrivare a 20 cm circa e il 4°anno) si nota che gli accrescimenti sono contenuti ed inferiori alla media americana (18-25 cm in tre anni), ma abbastanza ben aderenti a realtà territoriali adiacenti (Padova, Vicenza). Per questa specie di origine alloctona, non si ritiene utile fornire indicazioni relative alla sua conservazione. A parere degli autori, è opportuna l'ammissione di questa specie solo per motivi sociali e in zone confinate. La limitazione degli animali introdotti è necessaria per prevenire una eccessiva predazione nei confronti delle forme giovanili di altre specie pregiate (carpa, tinca, luccio, ecc.).

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Federico Ielli

#29 marco1956

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Postato 16 January 2010 - 09:43 AM

Grazie Federico come sempre sei chiarisimo, interessante anche l'esempio di applicazione, questa regola teorica certamente sarà stata validata da studi sul campo ma a me sembra che siano troppe le variabili esterne, prelievo di soggetti di taglia che aumentano spazi e cibo a soggetti di taglia inferiore, andamenti climatici non omogenei ecc. per farne una regola affidabile nel tempo, penso che solo studi più puntuali e meno statistici possano dirci la verità sulla fauna di un determinato bacino, a questo punto mi viene un'altra domanda vogliate perdonarmi se è banale o forse stupida, si è mai provato a marcare con tag o altro sistema alcuni soggetti per avere statistiche certe sui dati di accrescimento? questa operazione, che è prassi comune con alcuni rostrati oceanici, potrebbe dirci molto di più sui reali dati di accrescimento e di migrazione, e con base statistica, darci anche un'idea dello stock e altra cosa da non sottovalutare coinvolgerebbe maggiormente i pescatori che sarebbero il terminale da cui attingere le informazioni responsabilizzandoli.
In fondo quanti di noi praticano il C&R, in acqua dolce sono anni che non trattengo un pesce se avessi uno strumento pratico tipo una tag basta poco, faccio la foto assieme ad un metro applico la tag e rilascio, successivamente carico i dati su un dbase con comodo a casa tramite internet, se prendo un pesce già marcato devo solo annotare la sua sigla e aggiornare i dati sullo stesso sito
Scusatemi se ho detto una cavolata :)
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#30 Federico Ielli

Federico Ielli

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Postato 16 January 2010 - 10:19 AM

Non hai affatto detto una cavolata, tant'è che per alcune specie (soprattutto tra i salmonidi) le attività di cattura/ marcatura (sia con marcatori sottocutanei che con metodi colorimetrici)/rilascio e ricattura mediante electrofishing sono spesso utilizzate per verificare l'efficacia di funzionamento (e quindi le possibilità di risalita) di una "scala a pesci" operante su una struttura (briglia, traversa,diga, ecc.) altrimenti insuperabile. Le stesse tecniche possono essere attuate per verficare, questa volta si, gli accrescimenti reali (quindi non retrocalcolati o empirici) di una determinata popolazione ittica. Quindi anche per il luccio. Tuttavia diverso è affidarsi ad un'indagine scientificamente condotta in maniera intensiva mediante tecniche di cattura specifiche (pesca elettrica, reti, ecc.,) e, all'opposto, basarsi sulle capacità dei singoli fruitori (pescatori) di effettuare operazioni di questo tipo. Ritengo, in base a pregresse eseperienze, che, a meno che non ci si limiti a personale altamente fidato, le misurazioni possano essere falsate o approssimative, quindi con errori anche grossolani sui dati acquisiti.
Federico Ielli

#31 marco1956

marco1956

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Postato 16 January 2010 - 10:34 AM

Per marcatori sottocutanei probabilmente intendi un mirochips e questo per essere letto necessita di apparecchiatura apposita, io intendevo una cosa molto più semplice e alla portata di tutti una specie di targa con numeri o codice a barre che possa essere fotografata se non abbiamo con noi carta e penna e la foto del pesce accanto ad un metro questo da un dato oggettivo sia pure parziale.
Comunque grazie ancora per le risposte anche se più risposte ottengo e più mi accorgo della mia ignoranza in materia :( :( :( :(
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#32 milofin

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Postato 26 April 2010 - 15:35 PM

Interessantissimo thread. Anche perche' finalmente sono riuscito a reperire l'articolo di Federico Ielli che avevo tanto cercato, quello sul luccio nel lago emiliano. All'epoca avevo anche scritto una mail all'indirizzo dell'autore ma l'indirizzo non era risultato valido.
Su Von Bertalanffy non sono interamente d'accordo con le affermazioni fatte in questo e in altri thread, magari appena ho tempo potrebbe nascerne una discussione utile.

#33 Federico Ielli

Federico Ielli

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Postato 16 October 2010 - 17:50 PM

Riprendo questo argomento alla luce di recenti studi sulle popolazioni italiche di Esox lucius. Proprio ieri (sabato 15 ottobre) sono stato ad un Convegno organizzato, devo dire molto bene, da "Veneto Agricoltura" a Padova (Corte Benedettina). Si è parlato di molti argomenti, tra i quali relazioni assai interessanti sulla genetica della trota marmorata e del luccio. Purtroppo non c'è da stare allegri, ormai le popolazioni italiane, sia dell'una che dell'altra specie, sono piuttosto compromesse. questo inteso come genoma, essendo costituite per buona parte da individui ibridi. Per quanto riguarda il luccio, è stata davvero interessante l'esposizione della collega Livia Lucentini dell'Università di Perugia. Sono stati analizzati i fenotipi (livree) di 1277 esemplari di luccio provenienti da diversi siti italiani, in particolare dal Veneto (Treviso, Venezia, Padova, Verona, Vicenza e Belluno) e da alcuni siti europei. Sono state riscontrate 5 differenti livree, definite: a spot (centro-est europa), a bande longitudinali e marmorizzata (ceppi italici), a bande diagonali e verticali (popolazioni nord europee assimilabili a lucci nord americani e canadesi). Per 350 esemplari si è proceduto alla caratterizzazione genetica (mitocondriale e nucleare) , dei quali 85 provenivano dalla Regione Veneto e 37 da un allevatore. Si è visto che c'è estrema corrispondenza tra la livrea (fenotipo) ed il genotipo. In pratica, si sono osservati due grandi gruppi filogenetici: nel primo segregano la maggior parte degli esemplari del Veneto e tutti quelli allevati, corrispondenti al fenotipo "a spot" (macchie circolari), nel secondo gruppo tutti gli altri (livreee). Ciò significa che la maggior parte dei lucci italiani è ormai costituita da popolazioni alloctone con livrea a macchie (i cosiddetti verdoni), di origini centro-est euopee, mantre ben poche sono le popolazioni indigene (per esempio quelle del Lago di Garda) con fenotipo a bande longitudinali o marmorizzato (secondo gruppo). Allora a questo punto (ma è ovvio che la situazione era questa) è logico porsi un dubbio, per altro quello che è stato anche la conclusione della Dott.ssa Lucentini: ma ha ancora senso proteggere il luccio in toto (no kill, misure elevate, ecc.), quando a lvello comunitario la specie non è considerata a rischio (in Europa il luccio è specie frequente)? Le popolazioni italiche, quelle autoctone, quelle si sono in pericolo, ma solo quelle. La conclusione è stata provocatoria: sarebbe più conveniente liberare sempre i pochi esemplari autoctoni e converrebbe invece trattenere quelli alloctoni, paradossalmente anche a basse misure. Questo non sarà ben visto dai puristi del No Kill, tuttavia biologicamente il discorso non fa una piega
Federico Ielli

#34 doppiorhum

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Postato 16 October 2010 - 18:25 PM

Mi domandai questa cosa nei primi anni '90, quando uscì la legge sull'alloctonia, se i verdoni ma anche le fario atlantiche non fossero da considerare tali.
Penso che alla fine di tutti i discorsi che si possano fare, la ragione se la prende come al solito il xxx denaro.
Che tristezza!! :wallbash: :wallbash:
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#35 walter

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Postato 17 October 2010 - 19:14 PM

mi aggancio un attimo, e mi permetto di chiedere come possa variare la lunghezza con il variare di profondita', flussi e portate dei canali. questo perche' mi ricordo di canali in cui, per quanta minutaglia ci fosse, non beccavi nulla oltre il mezzo m, e altri poco piu' grandi in cui invece giravano bestie di taglia immensa... e mi pare strana che in 2 ambienti simili un cambio cosi' piccolo di alveo generi simili differenze di taglia.



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#36 Federico Ielli

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Postato 17 October 2010 - 21:54 PM

Per Walter:non ho ben afferato il discorso, oppure volevi esprimerti su qualche cosa di precedente? :wink:
Federico Ielli

#37 walter

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Postato 17 October 2010 - 22:46 PM

Per Walter:non ho ben afferato il discorso, oppure volevi esprimerti su qualche cosa di precedente? :wink:


in breve, come cambiano le dimensioni massime del pess solo con il variare dello spazio disponibile (in canali o piccoli fiumi), a parita' di altre condizioni.

ho visto che a volte piccole variazioni di dimensione del corso d'acqua, tra 2 canali di tipo simile, portavano a variazioni drastiche della taglia massima raggiungibile, e mi sono sempre chiesto se fosse possibile solo per la dimensione dell'ambiente a disposizione e volevo chiede lumi in merito



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#38 Federico Ielli

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Postato 18 October 2010 - 11:35 AM

Ma vedi Walter, non è per nulla semplice dare una motivazione oggettiva e scientificamente attendibile a quanto asserisci. In altre parole, semplificando ad un caso. Per il luccio non sempre è vero che esemplari piccoli siano presenti in piccoli ecosistemi e pesci grandi in grandi ambienti. Il luccio, anche quello di taglia, per riprodursi sfrutta a volte piccoli ambienti di risorgiva, che risale periodicamente e dove non si penserebbe mai che sia possibile la presenza di esemplari di diversi chilogrammi di peso. Questo avviene di solito temporaneamente. In altri casi, vi sono situazioni sovradensitarie di piccoli esemplari anche in ecosistemi vasti, tipo laghi ecc. Poi accade anche che alcuni canali, fiumetti di pianura siano più ricchi di altri in pabulum, oppure che le condizioni ecologiche siano più favorevoli per sviluppo di vegetazione, rifugi, ecc, per cui vengono maggiormente frequentati a dscapito di altri, simili, ma che in realtà offrono minori spazi vitali. Insomma, ogni situazione ambientale è un po' a se stante. :wink:
Federico Ielli

#39 walter

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Postato 19 October 2010 - 18:02 PM

Ma vedi Walter, non è per nulla semplice dare una motivazione oggettiva e scientificamente attendibile a quanto asserisci. In altre parole, semplificando ad un caso. Per il luccio non sempre è vero che esemplari piccoli siano presenti in piccoli ecosistemi e pesci grandi in grandi ambienti. Il luccio, anche quello di taglia, per riprodursi sfrutta a volte piccoli ambienti di risorgiva, che risale periodicamente e dove non si penserebbe mai che sia possibile la presenza di esemplari di diversi chilogrammi di peso. Questo avviene di solito temporaneamente. In altri casi, vi sono situazioni sovradensitarie di piccoli esemplari anche in ecosistemi vasti, tipo laghi ecc. Poi accade anche che alcuni canali, fiumetti di pianura siano più ricchi di altri in pabulum, oppure che le condizioni ecologiche siano più favorevoli per sviluppo di vegetazione, rifugi, ecc, per cui vengono maggiormente frequentati a dscapito di altri, simili, ma che in realtà offrono minori spazi vitali. Insomma, ogni situazione ambientale è un po' a se stante. :wink:


grasssie :up:



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#40 pijall

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Postato 12 November 2011 - 13:03 PM

Carissimo Federico che mi dici posso farlo rientrare nella categoria BIG ??????????????????????

Pensiero Personale:::::::::::::::::::::::::::::::
La pesca la vivo a 360 gradi, è la mia passione da sempre l'ho vissuta da garista da dilettante e semiprofessionista.
Ora pratico quasi ed esclusivamente la pesca a mosca e la considero più che una passione una vera filosofia.
Per me non esiste il "BIG" in nessuna categoria, io il big lo intendo tipo: il lucciotto pescato ieri in risorgiva in acqua trasparente e con attrezzatura leggera,questo per me è un big,oppure un Cavedano da 2 chilogrammi pescato sempre a mosca con una canna da torrente ed un finale dello 0,11 questo è big.
Non tutti i pescatori avranno questo pensiero ma io la pesca la vedo così.............
Saluti e complimenti come sempre:::::::::::::::::::::::::::::::::::::: :) :) :) :) :) :) :) :) :)




ti quoto alla grande... è semplice prednere il big con l'attrezzatura BIG...scuasate il gioco di parole, ma ci siamo capiti!


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