Questo non sarà un report dettagliato che narra di tutte le battute a spinning, tutte le catture effettuate o rilasciate, delle foto fatte o non fatte per velocizzare i rilasci e salvaguardare gli spot, delle prede più o meno importanti, e di tutti gli episodi accaduti in queste intense giornate…
Sarà un racconto delle emozioni e dei ricordi più vivi che mi accompagneranno per sempre…
Le vacanze estive sono giunte al termine: mai però come quest’anno, così tanto attese e desiderate, a causa di problemi dovuti alla mia piccola, che puntualmente mi ha fatto rimandare un paio di “stacchi” soliti ad
interrompere e non far pesare il lungo anno di attesa. Quindi salta la settimana di Giugno in Sardegna, e con lei tutte le speranze ed I sogni di uno spinner costretto a praticare la sua disciplina preferita in freshwater sempre con un pensiero fisso al mare. Sogni riposti nel cassetto dalla scorsa estate, e li rimarranno, non si sa fino a quando.
Ma l’asilo finisce, e con lui tutti I problemi…a Settembre non può capitare nulla che mi impedisca di tornare, anche se per poco tempo, al mare, al “mio” mare, in Salento.
Saranno solo due settimane, dopo un lungo anno di attesa, ma va bene così, si cercherà di far collimare tutto…famiglia, impegni vari e soprattutto le battute a spinning. Ho la possibilità di sfruttare la seconda e
terza settimana di Settembre…si corre il rischio di trovare qualche giornata bruttina che io chiamo “passaggio di stagione”, visto il periodo, ma se si vuole anche tentare di pescare un pò seriamente, bisogna rischiare qualcosa. Ovviamente ho dalla mia anche la moglie, che capisce le mie esigenze, e mi asseconda nell’organizzare le vacanze affinchè io possa divertirmi!
Opterò quindi per uscite in orari precisi, i cosiddetti tempi morti, nella prima settimana, in compagnia di un amico, perché è giusto godersi il mare con la famiglia, puntando alle alzatacce notturne e tardivi tramonti.
Poi per la seconda lascerò spazio agli eventi, non ci saranno regole nè orari, rimarrò solo, quindi libero di muovermi come più mi è consono.
I giorni prima della partenza, sono tranquillizzanti o esattamente l’opposto, dipende dai punti di vista…un amico che mi ha preceduto di una settimana, sta battendo le coste e sembra che qualche pesce stia
uscendo, anche pezzi interessanti. Subito la mente elabora pensieri di ogni genere, sempre con vena pessimistica…si sà, la scelta del periodo nel mio caso, quasi obbligata, è fondamentale, può bastare un solo giorno che tutto finisce, diverse condizioni, entrano in gioco tanti fattori, correnti, maree, fasi lunari, temperatura dell’acqua…gli aspetti che determinano la buona riuscita di una battuta sono molteplici.
Ma parto fiducioso, male che vada si torna con l’armadio pieno di cappotti, ma con la consapevolezza di averci tentato come sempre, senza mai rinunciare, in un ambiente da favola. Tutto pronto in macchina,
attrezzatura compresa, e si va a nanna per un breve riposo.
Partenza sabato notte, il lungo viaggio sembra non finire mai, ma la vista di strade deserte di fine stagione, l’inconfondibile terra rossa e i maestosi ulivi secolari, mi preannunciano l’imminente traguardo…
All’arrivo il tempo è splendido, sembra pieno Agosto, del resto siamo nel profondo sud, non potevo aspettarmi altro. Perfetto per chi si presenta in veste di bagnante…mare calmo e acqua cristallina, va benissimo
così, del resto la mia famiglia viene per godersi solo tutto questo, sono solo io che soffro della sana malattia piscatoria. Però mi devo rilassare per trovare il giusto stacco dalla realtà frenetica appena abbandonata. Così la vacanza inizia con qualche giorno di bagni e tanto sole, per iniziare a prendere confidenza con l’ambiente ed I ritmi davvero differenti al quale mi devo abituare. Si sa, da queste parti tutto si muove a una velocità ridotta, piacevolmente ridotta…la sensazione di aver staccato davvero la spina, non si fa attendere molto.
Colgo l’occasione, tra un tuffo e l’altro, per fare anche un paio di nuotate al largo per esplorare il fondale e capire se c’è quel movimento che tanto ci fa sperare…ma il foraggio non si vede, scorgo solo
piccoli saraghi, castagnole, mormore e qualche triglia brulicare sul fondo indisturbati, e ne approfitto per immortalarli con la digitale subacquea. Troppo tranquilli, segno che di predatori in zona nemmeno l’ombra.
Ma devo prendere confidenza anche con il mio hobby preferito, quindi dopo il meritato relax, optiamo per la prima ed unica uscita tranquilla di quei giorni, intorno alle 7.30 del mattino, alla ricerca delle lampughe, che di questo periodo si lasciano ammirare con la loro fantastica livrea in scorribande lungo le scogliere più isolate e profonde, ma sempre in presenza di sole oramai alto.
Così preparo le armi, le uniche che mi sono portato appresso, e che mi accompagneranno per tutto il periodo di permanenza: monopezzo GLoomis MB844 custom, Twin Power 4000FC, treccia da 20 lb, fluoro 0,41 e una manciata di artificiali di misure comprese tra 10 e 20 cm circa: popper, WTD e long jerk.
Attrezzatura ridotta al minimo, “One man, one rod, one lure”, recitava un tale…bisogna portarsi dietro solo l’essenziale, per essere il più agile possibile in scogliere non proprio da passeggio.
Come di consueto, nel tragitto in auto, faccio girare un pezzo dei Guns N’ Roses, “Welcome to the jungle”…colonna sonora delle mie uscite a spinning, che mi dà una certa carica…
Carica che si affievolisce in fretta, la giornata non frutta niente di che, solo un avvistamento di tre piccole lampughe non interessate ai nostri tranelli, in quanto a 40 metri di distanza, un tappeto di aguglie in caccia sui piccoli latterini richiamava maggiormente la loro attenzione. Il mare blu cobalto una tavola, il sole oramai alto che ti scalda il collo, il profumo sempre più fievole dello iodio…ci siamo, inizio a sentirmi
a casa, entro in quello stato di trans dove non esiste altro della natura che ti circonda.
Si parte col cappotto, come è giusto che sia, e con già quella leggera crescente sensazione che anche quest’anno sarà dura cavare un pesce, specie poi se ci si deve togliere di dosso la “ruggine” accumulata in un anno di fermo.
Quindi nelle uscite successive, non mi rimane altro che ammirare i fantastici tramonti del sole infuocato che svanisce all’orizzonte nel mare sembrante piombo fuso, avvolto in quel silenzio e quiete assoluta che
difficilmente mi capita di percepire lontano da qui…si riordinano le idee e si pensa alla prossima opportunità, sperando che sia quella giusta.
Ma si fanno anche le alzatacce, puntando al predatore che del buio fa il suo regno, per accostare e cacciare indisturbato nelle tenebre della notte, il barracuda. Lanciare nel nero totale, sotto un tappeto di stelle lucenti non ha prezzo, lo spinning in notturna ha un fascino particolare. Bisogna lasciare da parte il senso della vista, ed affidarsi al solo udito e istinto…i suoni e rumori la fanno da padrona, la frustata, la treccia che sfila tra gli anelli, riuscire a percepire il tonfo lontano per immaginare dove l’artificiale sia caduto in acqua, dove sta nuotando e soprattutto capire quando oramai la sua corsa sta giungendo al termine…tutto questo non sempre con mare proprio calmo, anzi, con un mare leggermente formato che amplifica le difficoltà.
Purtroppo di barracuda quest’anno non ne ho visti, ma a volte, aspettando l’alba, si riescono ad ammirare anche eventi come questo, un “tramonto” di luna…uno spettacolo fantastico! Il cappotto passa in secondo piano, sono già stato ripagato per quel che mi riguarda.
Poi per fortuna, la mia, le cose cambiano, il mare calmo fino a questo momento, inizia ad animarsi, ed il meteo comincia a destabilizzarsi, con annuvolamenti improvvisi, qualche breve temporale, ma soprattutto si risveglia Eolo, che si manifesta con venti in continua rotazione da Nord a Sud. Iniziano le tanto attese mareggiate, alternate a calme improvvise…le onde raggiungono talvolta dimensioni notevoli, impossibile anche
pensare di avvicinarsi, figuriamoci pescare poi, quindi non si può fare altro che assistere impotenti allo spettacolo e farsi delle rigeneranti docce di acqua nebulizzata trasportata dal vento.
Le onde si abbattano impetuose lungo la costa, qualche piccolo pesce non riesce a contrastare la loro forza e finisce spiaggiato, per la felicità di qualche ape che si ritrova così un facile banchetto.
Ma come ogni bella mareggiata che si rispetti, c’è anche la consueta scaduta, ed è qui che noi spinner entriamo in gioco. Da questo momento, si inizia a fare sul serio, ogni uscita potrebbe essere quella buona,
ma soprattutto per far sì che lo diventi per davvero, buona, bisogna crederci sempre ed essere convinti delle proprie azioni, anche se potrebbe sembrare tutto vano già in partenza. Trovarsi su uno scoglio di fronte a una massa d’acqua che si perde all’orizzonte…beh per me spesso è stato scoraggiante, ma per quanto immenso possa essere, le zone giuste ci sono, basta imparare “a leggere”.
A volte si è colti dalla frenesia di fare tutto e subito, costretti dal poco tempo a disposizione, ma come sempre la ragione vince su tutto. E come la ragione, conta l’esperienza…ma su quest’ultima io non faccio
testo, poche uscite l’anno concentrate in un breve periodo, non riempiono di molto il mio bagaglio. Questo ho imparato, o meglio mi hanno insegnato, a ragionare e crederci sempre…e I risultati non si sono fatti attendere. E con la convinzione di fare le cose al meglio, sono arrivate le tanto attese catture. In primis I serra, famelici e cattivi come pochi altri predatori, seguiti dalle lampughe con qualche comparsa di altri predatori del sottocosta.
Le scogliere ricercate ed affrontate sono state per lo più con batimetriche importanti, di conseguenza si lanciava da posizioni non proprio comode e alti rispetto il livello del mare.
Il salpaggio di conseguenza non era dei più semplici, aggravato spesso dalle condizioni del mare alterato, e delle imponenti risacche sotto al gradino. Già, la risacca, quello splendido gioco di masse d’acqua che
genera una forte turbolenza e relative schiumate, sfruttata dai predatori per sferrare i loro attacchi “invisibili” alle povere prede.
E’ qui che va ricercato il predatore con queste condizioni, cercando di far lavorare il nostro plastichetto il più possibile nella turbolenza, anche in semplice trattenuta senza alcun recupero, facendolo
sembrare un pescetto in difficoltà nella corrente.
…questa quindi l’unica nota dolente della vacanza: non aver potuto praticare costantemente il C&R.
E’ un cane che si morde la coda…per tentare di effettuare catture degne di nota bisogna affrontare determinati spot, consapevoli che spesso il pesce non tornerà in acqua.
Ma l’istinto e la logica dello spinner ti spinge oltre questa barriera, ci vai comunque, alla fine è la lotta col predatore che stai cercando…e quando ti trovi lì, su una punta, con il vento che sferza i tuoi
vestiti e le onde che frangono rumorose sulle rocce, guardi un artificiale pensando sia quello più idoneo alla situazione, riponendo in lui tutta la tua fiducia, scruti il mare cercando la traiettoria perfetta per il recupero, lo lanci lontano nel blu profondo ignaro da quello che potrebbe comparire da lì sotto, inizi a jerkarlo di potenza per fronteggiare la corrente, e nel gorgo della
risacca vedi due grosse sagome scure che affiancano e si contendono il tuo jerk…beh, ti si gela il sangue. Seguono uno a destra e uno a sinistra…il più aggressivo si decide ad attaccare, manca clamorosamente l’artificiale e si gira per riprendere il largo, l’altro ci ha già rinunciato qualche metro prima…sono attimi che sembrano un’eternità, devi prendere una decisione, in fretta, più d’istinto direi, allora jerko violentemente per simulare una fuga: non ci pensa due volte fulmineo gira la testa e sferra il suo morso con una potenza inaudita. La rabbiosa “botta” in canna non ha eguali, i segni sul long jerk vergine di prede fino a quel momento, non lasciano dubbi sulla potenza di questi predatori.
Il recupero in questi casi lascia poche alternative. Per quanto possibile, a meno di prede importanti, il pesce va forzato, facendogli prendere pochi se non proprio nessun metro di treccia. Su quelle scogliere basta un niente per ritrovarsi la treccia o il fluoro tagliato di netto. Scogli aguzzi, taglienti ed il gradino sottostante sono una insidia costante. Dopo aver portato a termine le mie catture, quasi sempre ho dovuto sostituire il
terminale, segnato e scorticato da inevitabili sfregamenti. Vi sembrerà strano, ma è stato il mio primo e unico lancio in quello spot, salpato il pesce, ho smesso di pescare, questa è stata la mia decisione, nonostante si siano viste scene da infarto nei minuti a seguire, cose far strabuzzare gli occhi ai più scettici.
Perseverare è diabolico…seduto su una roccia, osservo il mio amico che continua a lanciare, siamo passati di lì solo per un’oretta a sole alto per le tanto attese lampughe, prima del rientro, anche se consapevoli che potesse passare di tutto in quella zona, reduci da una sessione iniziata alle 2.30 del mattino alla ricerca del barracuda, in un altro spot che mi aveva regalato invece una cattura inaspettata tra le docce di salsedine.
Mi prenderete per matto, ma dopo alcuni rilasci mancati, sono arrivato al punto di pensare che se non avessi più preso nulla, forse, sarebbe stato meglio…non ero in pace con me stesso, mi mancava quel senso di
soddisfazione, quel gesto che chiude il cerchio di un’uscita a spinning, il C&R.
La prima settimana passa rapidamente, lasciando ricordi indelebili, e qualche altra cattura…vi starete quindi chiedendo perché ho continuato a pescare: la voglia di scoprire nuovi posti, poco esplorati, e immaginare
cosa si possa nascondere nel blu profondo…ma soprattutto la possibilità di pescare in compagnia di un amico con il quale ci si vede molto raramente. Lui al contrario di me è “malato” per questa tipologia di spot, che nelle sue zone non si trovano. Io invece ho perso un po’ di quella sana ma poco ragionevole incoscienza della più giovane età. Per me sono spot da affrontare almeno in due, sotto tutti i punti di vista.
La settimana a seguire, sarà uno scenario completamente diverso. La mia famiglia deve rientrare. Sono solo anche sotto il punto di vista piscatorio, in quanto il mio amico Antonio parte: per lui le vacanze sono
terminate.
Decido quindi di abbandonare gli spot più impervi e difficili per dedicarmi a zone più tranquille, sia perchè non mi piace avventurarmi da solo, ma soprattutto per esaudire la mia sete di rilascio. Certo, non ci saranno le stesse probabilità di cattura, ma sinceramente per il mio stato d’animo, la vacanza poteva concludersi lì…ma mancava ancora il punto finale.
I venti non sono mai stabili…si alza un moderato vento di scirocco, il mare si increspa con onde corte e irregolari, il sole è ancora abbastanza alto per non definirsi tramonto…quindi decido di tentare la sorte su
una scogliera che potrebbe aiutarmi nello scopo.
Sono lì, solo su una piana, lo scirocco in aumento soffia leggermente da destra, causando quella fastidiosa pancia laterale della treccia…il vento in faccia è quasi logorante, gli spruzzi d’acqua sulla pelle, sempre più insistenti, danno quei bellissimi brividi di fresco. Insisto con il mio fidato Shore Line 145…che è stato il mattatore indiscusso della stagione…mezz’ora di lanci a vuoto, poi nella risacca, un serrone attacca, per ben due volte, ma senza esito. Sono predatori fantastici, ma i loro attacchi spesso peccano di eccessiva foga.
C’è movimento, ora la convinzione che da un momento all’altro qualcosa possa succedere, prende consistenza…e quel qualcosa non si fa attendere. Pochi altri lanci, lo Shore vola lontano…tocca l’acqua…il tempo di mettere in tensione il filo, un giro di manovella...SBAM, la Loomis si piega, inizia la lotta. Un lampo blu e un salto acrobatico non lasciano dubbi: lampuga. Il mare oramai è formato, ho qualche difficoltà nel salpaggio, seguita fino all’ultimo dal suo branco, ma sono basso sull’acqua, quindi ci metto tutta l’attenzione che posso e la metto in una pozza, stupenda, dalla livrea fantastica, la slamo velocemente, la foto
non mi passa nemmeno per la mente, troppa voglia e fretta di rimetterla in acqua…e così se ne và, un’istante che ha posto il tassello mancante alle mie uscite.
Ora sono di nuovo in pace con me stesso, le uscite che seguono avranno un altro “sapore”.
Il mare intanto continua a regalarmi cornici fantastiche, che valgono da sole il prezzo delle uscite. I tramonti sembrano tutti uguali, ma ognuno fa storia a sè, le nuvole frustate dai venti da nord, creano disegni
bellissimi nel cielo.
I giorni passano inesorabili, le ferie stanno per finire, ci sarà giusto il tempo per qualche altra uscita, ma nel giusto rispetto del clima vacanziero…perchè alla fine, sono in vacanza!...per quel che mi riguarda, quest’anno sono andato ben oltre le mie aspettative…e ho trovato giusto lo spazio per effettuare un’altra interessante cattura nelle zone a me congeniali. L’autore…sempre lui, irresistibile Totò !
Questi gli artificiali che hanno avuto maggior successo in questa tornata, forse avrebbero fatto altrettanto bene, se non magari meglio, anche altri, ma si sà, vince l’artificiale che vola di più in acqua, nel quale crediamo maggiormente o che semplicemente sappiamo animare meglio. Alla fine, i primi ad abboccare agli artificiali siamo proprio noi pescatori. Ho provato parecchio anche a top water, ma non ho mai ricevuto un attacco degno di nota, solo inseguimenti: diciamo che sono stati molto utili come richiamo per smuovere il pesce in determinate situazioni.
In particolare su quest’ultimo si possono notare i segni dei morsi che ha ricevuto, un paio di ancorette aperte e sostituite, e un occhio staccato su un attacco sferrato in testa.
Siamo al capolinea, è giunto il momento di riporre le armi, forse ci si rivedrà l’anno prossimo come di consueto, o forse no…la vita è imprevedibile, però ora ho le batterie parecchio cariche per ritornare alla quotidianeità…anche se sarà difficile allontanarsi da questi fantastici posti. In fondo fa parte delle mie origini, anche se non ci sono nato.
L’ardore per il Salento, questa magnifica terra, è sempre vivo in me, come sembra dimostrarmi l’ultimo tramonto che ho avuto il piacere di ammirare prima della partenza…fumo di nuvole dal sole in fiamme…
Salento… il sole, il mare, il vento