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LA MEMORIA POSITIVA.


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#1 francescovenier

francescovenier

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Postato 01 May 2007 - 09:17 AM

Chi Vi parla è da anni un appassionato pescatore ed un fervido amante della natura nelle sue molteplici forme. Andare a pesca è a parer mio, ricerca di un'antica memoria. Pescare è uscire dagli schemi, dalle intossicazioni tecnologiche, dalle alienanti incongruenze della civiltà d'oggi.
Fra i molteplici tipi di pesca che esercito, lo "spinning" è senza dubbio, uno di quelli che "sento" di più.
La dinamicità fisica, l'agilità mentale, la duttilità comportamentale che tale disciplina richiede portano chi la esercita, con passione e costanza, ad allacciare un rapporto quanto mai intimo con l'ambiente ove si agisce.Si imparano a leggere le acque, a conoscere le abitudini e le caratteristiche comportamentali di ogni pesce (a volte di ogni singolo individuo), a seguire l'orologio naturale nella ricerca di un forte e fiero anniversario e quando lo si trova, lo si deve rispettare ed ammirare e la lotta deve essere sempre alla pari.
Chi, in acqua, sta lottando per la vita non deve mai essere considerato alla stregua di un "giocattolo" con cui divertirsi, ma per quello che veramente è: una parte di natura come noi con la quale cimentarsi in un leale duello dove il vincitore non uccide mai senza motivo. Andando a "spinning" ho usato un'infinità di esche, le più disparate per forma, azione e tipologia d'uso.
Tra tutte, quelle che prediligo adoperare sono quelle a forma di pesce. A parer mio dette esche, se ben eseguite ed usate, sono le più redditizie e le più selettive nei confronti dei pesci più grossi e combattivi. Sono giunto, peraltro, alla convinzione che è quanto mai utile e produttiva la somiglianza cromatica con i pesci esca viventi nell'ambiente in cui si agisce. Da questo punto di vista, però, il mercato per quanto specializzato, è carente.
Motivo per cui da tempo ho iniziato a riprodurre da me le più disparate specie di pesci, usando come "basi" oli artificiali della Rapala e della ABU. Se un "combattente" cerca una preda usuale e ben nota, con cui sfamarsi, è con un'imitazione di quella che io lo induco all'attacco e non con una caricatura, spesso quanto mai improduttiva.E' pur vero che un pesce, preso di sorpresa, attacca di tutto, ma è peraltro vero che i predatori, specialmente quelli di taglia, sono tutt'altro che sprovveduti e smemorati e riconoscono da lontano un inganno che venga, con ottimistica ingenuità, loro presentato. Le grosse lacustri, le marmorate del piano, i lucci maestosi ne hanno vista passare di "acqua sotto i ponti" e hanno incontrato, nel corso della loro lunga esistenza, una miriade di artificiali, al punto di riconoscerli per tipo e marca.
I pesci non sono privi di naturale intelligenza oltre che dotati da "madre natura" di una notevolissima e salutare diffidenza. Sbaglia chi li considera animali stupidi dotati unicamente di riflessi condizionati. Se sono sopravvissuti alle insidie della natura e dell'uomo non è solo un caso. Per sopravvivere bisogna innanzi tutto riconoscere i pericoli e, cosa fondamentale, riconoscere ciò che è commestibile.
Per questi motivi i nostri "avversari" diffidano di ciò che non conoscono e ricordano gli inganni. Questo ricordo, poi, viene sovente trasmesso anche al resto del branco. Ogni nostra potenziale preda è dotata pertanto di due memorie:
a) una memoria "negativa" inducente alla fuga da ciò che non si conosce o che si è dimostrato pericoloso;
B) una memoria "positiva" finalizzata a riconoscere le cose utili alla sopravvivenza del singolo e della specie, prima fra tutte il cibo e dove lo si trova.
Quanto detto è alla base dei miei studi concernenti lo "spinning". La ricerca dell'imitazione "giusta" da usare, poi, non deve mai essere generica ed universale ma quanto più particolare e mirata possibile. Un pesce che noi consideriamo gradito a tutti i lucci, per esempio, può essere sconosciuto proprio al luccio che noi stiamo cacciando poichè nel suo territorio di caccia è prevalente un'altra specie. Certi pesci, inoltre, come le tinche o le piccole carpe, anche se meno frequenti di altri, sono graditissimi ai predatori poichè, viste le dimensioni, riescono a dare maggior nutrimento con un conseguente minor dispendio di energie.
Risulta evidente che, data la quantità di diversi predatori reperibili e la conseguente grande varietà delle loro vittime abituali, , il poter disporre di un consistente numero di imitazioni è quasi sempre fondamentale. Ho utilizzato il termine "quasi sempre" poichè se le acque sono torbide e la visibilità scarsa è evidente che la colorazione particolareggiata dell'esca è meno importante.
In questi casi contano solo le tinte molto accese e visibili (io le chiamo "ad effetto flash"). Quando le acque sono chiare e limpide, però, le imitazioni contano molto e l'incremento delle catture è notevole e, cosa importante, costante nel tempo.
Consideriamo ora il modo con cui queste imitazioni vanno utilizzate. Normalmente un'esca artificiale, sia a "spinning" che a "traina", va fatta lavorare in modo irregolare e veloce onde evitare che il predatore di turno possa esaminarla con cura ed accorgersi così dell'inganno. Ma se l'esca è quanto mai veritiera il gioco cambia.
Bisogna farla lavorare molto lentamente intervallando a piccoli ed irregolari spostamenti, lunghi periodi di pausa.
Il predatore, infatti, non va più ingannato ma "tentato". Non bisogna però fare l'errore di basarsi esclusivamente sulla fiducia che abbiamo in un determinato artificiale. Pur perfetto, diventa "vivo" solo se noi riusciamo a farlo sembrare tale. Se poi riusciamo a dargli le movenze di un pesce ferito, è il massimo. Bisogna ricordare infatti che alla base delle regole fondamentali ed universali nella selezione naturale, c'è il sacrificio dei più deboli. Ciò porterà perciò sempre un predatore ad attaccare per primi gli individui feriti o moribondi. Ed è così che questa "memoria positiva", apparentemente dannosa e crudele per certuni, per tutti costituisce una garanzia di vita.

Francesco venier
www.francescovenier.it


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