Il Tartarello è un corso d'acqua largo in media dai 3 ai 4 metri, non molto profondo, che nasce dall'unione di alcune risorgive tra Isola della Scala e Nogara. L'ottima qualità della sua acqua lo ha fatto definire dai locali come "il polmone del Tartaro". Nei pressi del centro di Nogara, infatti, il Tartarello si ricongiunge con il fratello maggiore, dando vita al canale Tartaro Nuovo. A memoria ricordo due grossi inquinamenti sul Tartaro, uno a metà anni '80 e uno, minore, circa 12-13 anni fa. Adesso, anche il Tartarello paga il suo tributo al comportamente maldestro di qualcuno che, ne sono certo, non pagherà mai abbastanza per quello che ha fatto.
Non sono stato testimone oculare del disastro, ma mi hanno appena raccontato che ieri mattina c'erano centinaia di scardole, triotti, carpe, tinche, lucci e persici, che correvano giù con la corrente, purtroppo a pancia all'aria. Mi hanno detto di alcuni lucci di taglia davvero ragguardevole, attorno ai 5-6 chili (quindi femmine), di molte tinche e di tantissimi persici, sopratutto piccoli. Sembra, per fortuna, che la moria riguardi solo il Tartarello e non abbia toccato il Tartaro nuovo che, grazie all'apporto considerevole di acqua dal Tartaro vecchio, ha potuto diluire l'acqua avvelenata.
Che dire? Avrei preferito che mi avessero messo in un sacco e riempito di botte, quelle dopo un po' passano, per il Tartarello ci vorranno anni e non è detto che torni ad essere quello di prima...
Da L'Arena di stamattina:
Acqua di colore marron scuro e quintali di pesce morto. Cosi si presentava ieri mattina il fiume Tartarello nel tratto che attraversa parte del territorio comunale di Sorgà, tutto quello di Nogara e parte di quello di Gazzo. Circa 10 chilometri del corso d’acqua, famoso tra i pescatori per la grande abbondanza di pesci che vi si potevano trovare, è stato inquinato da liquami che, come è stato accertato dall’Arpav, provenivano da un deposito di pollina accumulato su un terreno agricolo di Sorgà. L’allarme è scattato ieri mattina poco prima delle 8, quando alcuni passanti hanno notato lo strano colore scuro dell’acqua e numerosi pesci che galleggiavano o che boccheggiavano per mancanza di ossigeno. L’ufficio ecologia del Comune di Nogara ha allertato subito il comando dei vigili urbani di Isola della Scala per un sopralluogo e per adottare tutte le misure necessarie per fermare l’inquinamento e per risalire alle cause.
Nel tratto nogarese del Tartarello, in località Casotti, sono arrivati anche i tecnici dell’Arpav per effettuare dei campionamenti di acqua e per risalire tutto il corso del fiume per cercare la fonte del danno ecologico. Non è stato comunque difficile individuare con certezza il luogo dove era accatastata la pollina poiché il proprietario del terreno aveva provveduto ad accatastare un notevole quantitativo di deiezioni animali in attesa di spargerle nel terreno come ammendante dopo aver terminato la raccolta del tabacco. Lungo il corso d’acqua, trasformato in una fogna a cielo aperto, sono arrivati anche i carabinieri di Nogara, gli agenti della Polizia provinciale e i tecnici del Consorzio di bonifica Alto Tartaro per concordare come limitare i danni alla fauna ittica.
«Sono stati fatti tutti gli interventi previsti in casi del genere», spiega il sindaco Olviero Olivieri. «Tutti gli enti competenti sono intervenuti e ora si tratta di individuare le precise responsabilità di chi ha inquinato un fiume che attraversa tutto il territorio comunale». Secondo i primi accertamenti dell’Arpav sembrerebbe che martedì pomeriggio sia scoppiato un incendio che ha riguardato il grande deposito di pollina accumulata a nord del territorio di Sorgà. La fermentazione del materiale organico, aiutata anche dalla temperatura di circa 30 gradi, avrebbe innescato un processo di auto combustione che ha coinvolto gran parte della sostanza. Gli operai dell’azienda proprietaria del materiale sono intervenuti per spegnere i focolai utilizzando i potenti getti degli che si usano per irrigare il tabacco, senza prevedere che la grande quantità di acqua gettata sulle tonnellate di pollina in fiamme si sarebbe poi riversata nel Tartarello, causando quindi il grave inquinamento di gran parte del fiume.