Scrivo queste righe per esplicitare in modo completo il mio pensiero riguardante la tanto discussa tematica della gestione delle acque pubbliche, spesso in altri topic ho espresso dubbi sugli attuali sistemi di gestione ma voglio raggruppare il tutto in modo da formulare per intero e in modo non frammentario il mio pensiero.
Per contestualizzare il mio pensiero devo descrivere sia pur velocemente il mio percorso da pescatore da allevatore di pesci e da studioso delle acque, partiamo dunque della
origini, il mio percorso di pescatore è molto antico io sono di quella generazione che ha cominciato a pescare a 3 o 4 anni con le canne di bamboo fisse prima in maceri e fossi poi in fiumi e torrenti solo molto più tardi all'età di 19 anni sono arrivato a pescare in mare prima in modo saltuario e da una ventina di anni in modo quasi esclusivo, ai miei tempi diciamo un cinquantina di anni fa era relativamente semplice pescare bastava calare un amo con un lombrico e qualcosa si attaccava poi qualcosa è cambiato, l'avvento dei detersivi nelle nostre case l'uso sconsiderato di sostanze tossiche sia in casa (DDT) che nell'agricoltura e la fortissima industrializzazione degli anni 60 provocarono un tracollo della pesca nelle acque interne a questo noi pescatori emiliani rispondemmo molto semplicemente emigrando, si faceva la macchina e si partiva in direzione Veneto dove agricoltura e industria erano molto più
arretrate rispetto alla ricca ed “evoluta” Emilia, Bacchiglione Piave Adige e Tagliamento erano raggiungibili in poco tempo e con una spesa tutto sommato limitata, li ho continuato la mia crescita tecnica non si parlava più di pesca a fondo ma di sofisticata pesca alla passata tecnica che vedeva noi bolognesi primeggiare grazie ad una scuola fatta di grandissimi pescatori che generosamente insegnava a noi “cinni” tutti i segreti per stanare il pesce dovunque fosse, la tecnica era talmente efficace che le canne da noi usate sono state poi universalmente conosciute come “bolognesi”, ma era una gara persa in partenza, anche nell'allora arretrato Veneto iniziarono i sintomi dell'avvelenamento delle acque, sotto piccoli salti d'acqua vedevi il formarsi di densi strati di schiuma cosa che non avveniva in precedenza ma il più grave effetto del deterioramento delle acque non venne da noi colto, anzi sembrava un
sintomo di buona qualità, ci fu per alcuni anni un fenomeno che nella nostra ignoranza ritenemmo positivo era un netto aumento della taglia media dei pesci, in precedenza le catture erano di varia taglia poi gradualmente i pesci piccoli si fecero sempre più rari fino quasi a scomparire, eravamo soddisfattissimi di questa cosa ogni cattura era un “somaro” da chilo cosa volevi di più, è vero che il pesce aveva un sapore strano e questo ci indusse progressivamente al rilascio del pescato che non era per scelta etica ma esclusivamente dal timore di rimanere intossicati, non cogliemmo il fatto che venisse a mancare la generazione di ricambio, gli avannotti, più delicati dei pesci adulti, morivano avvelenati ma noi non ce ne accorgemmo se non a posteriori.
Nel frattempo parecchi di noi sperimentavano nuove tecniche per catturar pesci anche fuori dai profondi correntoni, ci fu l'avvento della pesca a cucchiaino non lo chiamavamo ancora spinning ma di fatto già lo era anche se praticato con attrezzature diverse dalle attuali, canne di 3 o 4 metri molto più corte delle 6 metri che usavamo in passata comparvero nelle
nostre mani, il primo avversario fu inevitabilmente il cavedano ma non ci bastava cominciammo a salire sempre più a nord alla ricerca di trote, finalmente un pesce buono per la tavola, divertente da pescare e neanche troppo difficile da catturare, la prima marmorata la presi nel 77 mi ero appena congedato dal servizio militare era un maggio stupendo e andammo a pescare in Adige, non era zona che consideravamo da trote ma il posto era piccolo per poter pescare in quattro a passata così io presi la mia 3 metri in 3 pezzi due dei quali in bamboo e la cima in fibra di vetro e mi spostai in una correntina poco a monte, al secondo lancio di un ardito con la striscia rossa la presi, non la pesai ma la stimo oggi sui 3 chili
all'epoca la stimai e la raccontai sopra i 5, dopo quella ne vennero diverse altre ma nessuna, e ci tengo a precisarlo, nessuna sotto il chilo arriverò dopo al perchè di questa precisazione.
Alla fine degli anni 70 quello che era il mio fiume L'Idice era ridotto ad una fogna a cielo aperto di pesci erano rimasti solo qualche carassio e qualche pescegatto, lo frequentavo ugualmente specialmente in estate perchè abitavo a 10 metri dall'argine e ci passavo qualche ora magari dopo cena in modo da avere il tramonto e qualche ora di buio quando i pescegatti entravano in attività, ma spesso tornavo a casa perchè non ne sopportavo l'odore questo succedeva quando le acque cominciavano a diventare stagnanti dopo un periodo di mancanza di pioggia poi, piano piano qualcosa cambiò, venne inaugurato il depuratore di San Lazzaro di Savena e l'anno dopo quello di Castenaso, le acque cambiarono colore quasi immediatamente ma di pesci quasi non c'era traccia, durante l'inverno non ci andai e solo a primavera mi resi conto del miracolo, il fiume si era di nuovo completamente ripopolato, siccome so per certo che nessuno ha fatto ripopolamenti quel pesce evidentemente veniva dal Savena il principale affluente dell'Idice, il Savena nasce da un laghetto molto caratteristico il Lago di Castel Dell'Alpi e scorre in una valle disabitata e incolta, fino a qualche anno fa non c'era nemmeno una strada asfaltata a percorrerla questa valle ha preservato uno stock di pesce autoctono che ha immediatamente trovato un nuovo habitat nel rinato Idice, cavedani barbi comuni e canini alborelle e carpe hanno ripopolato un ambiente che fino all'anno prima era un deserto, potenza della natura.
La mia passione per la pesca e di conseguenza per i pesci ebbe un risvolto anche economico, appassionato di acquariologia divenni allevatore di pesci tropicali di acqua dolce, c'era un discreto margine economico pesciolini come i “Neon” mi venivano pagati 900 lire ad esemplare ed io ero in grado di venderne diverse centinaia al mese, mi misi a studiare testi
di biologia e di ittiologia di autori italiani come Cristoforo Bellotti e internazionali come Samuel Garman
credevo di essere un esperto e di sapere tutto e soprattutto di poter controllare a mio piacimento il mio microscopico lembo di natura quando ho ricevuto una scoppola morale che mi ha fatto riflettere, avevo isolato in una vasca un gruppo di una ventina di giovani femmine di Guppy riproponendomi di immettere nella vasca un maschio particolare che volevo scegliere tra
i tanti che avevo per avere una “produzione” che si distinguesse dalla massa e poterla vendere bene, purtroppo la scelta del maschio tardò ad arrivare ma non avevo fretta ero sicuro di me e del mio potere di controllo ma non avevo fatto i conti con la natura, a distanza di un paio di mesi una mattina notai alcuni piccoli nati nella notte mi chiesi come fosse potuto succedere ero assolutamente certo di non avere maschi nella vasca nei giorni seguenti altre femmine misero al mondo pesciolini ed io continuavo a non capire come potesse essere successo fino a che non mi accorsi che una femmina pur mantenendo le sue caratteristiche morfologiche aveva sviluppato il gonopodio e mi ingravidava tutte le altre, in pratica io avevo
alterato l'ambiente selezionando solo femmine e la natura ha provveduto a correggere il mio errore inducendo un' inversione sessuale per mantenere la sopravvivenza della specie.
A questo punto qualcuno si chiederà che c'entra tutto questo con la gestione delle acque, la mia conclusione è che nessun uomo può far meglio della natura, i fiumi non possono e non debbono essere gestiti, vanno solo e semplicemente tutelati, qualunque azione noi facciamo provoca un danno che la natura dovrà guarire, la nuova frontiera per gli ittiologi sta nella
conoscenza fin nei meandri più reconditi dell'ambiente, ormai non bastano più le carte ittiche per quanto importanti siano, le nuove carte devono comprendere tutti gli abitanti del fiume partendo dai microrganismi per finire agli uccelli ittiofagi.
I meccanismi di tutela o di gestione attuali sono basati sulla salvaguardia o tutela di specie precise e spesso si tratta di specie predatrici, il progetto luccio o il progetto marmorata sono esercizi inutili perchè mirano ad aumentare una singola specie che si trova al vertice della catena alimentare è come tentare di costruire una casa partendo dal tetto, sappiamo tutti
che una casa si costruisce dalle fondamenta ma nella gestione di un fiume ce lo scordiamo o meglio ci (vi) fanno credere che sia possibile farlo ma in realtà non lo è, ci sono troppi interessi economici dietro semine ripopolamento e gestione, ci sono soldi delle tessere delle varie associazioni che sembra facciano interessi collettivi in realtà sono interessi personali travestiti da tutela ambientale.
Cerchiamo di individuare i corretti criteri per la gestione di un ambiente acqueo, immaginiamo di avere uno specchio d'acqua nuovo appena scavato e riempito d'acqua da voler rendere
naturalizzato immaginiamo tutti i passaggi necessari per farlo, la prima cosa da fare è aspettare, diamo tempo al lago di far crescere piante sulle sponde e sui fondali meno profondi, diamo il tempo agli insetti di deporre le uova e di far crescere le larve a questo punto potremo immettere piccoli pesci di specie che si cibano di larve o di alghe successivamente potremmo immettere piccoli predatori poi solo quando le specie avranno trovato un equilibrio potremo arrivare ad un superpredatore tipo luccio, se non rispettiamo questi passaggi i
nostri lucci saranno destinati a morire di fame.
Trasportiamo questa logica in un torrente o un fiume di fondovalle avendo per oggetto le trote, per avere successo dovremo accertarci che la qualità delle acque sia buona per avere una buona quantità di insetti e invertebrati di cui si cibano piccoli pesci poi dovremo avere una giusta popolazione di predatori che mantengono in equilibrio il numero dei piccoli pesci
rispetto agli insetti e invertebrati, spero che fino a qua siamo tutti d'accordo, cosa succede se aumentiamo il numero di predatori, nell'immediato nulla ma poi verranno man mano a mancare i piccoli pesci e i predatori non troveranno più cibo morendo di fame o generando fenomeni di nanismo se non facessimo altri interventi all'inevitabile calo dei predatori corrisponderebbe un aumento dei piccoli pesci ed una successiva nuova crescita dei predatori fino a raggiungere il punto di equilibrio, la natura trova da sola il punto di equilibrio ma se continuiamo ad immettere predatori l'effetto sarà quello di sterilizzare il fiume senza nessuna probabilità di vita neppure per il predatore più agguerrito, allora quale è il numero
giusto? il numero giusto è 0, questa è la condizione di equilibrio dettata dalla natura, nessuna immissione solo una limitatissima riproduzione spontanea, limitatissima perchè, è molto semplice in natura i figli devono essere quanti i riproduttori, quindi una marmorata in tutta la sua vita dovrà avere solo una figlia che arriva alla riproduzione se ne avrà 2 dovrà necessariamente essercene un'altra che pur avendo generato 10.000 avannotti nella sua vita di questi 10.000 nessuno deve arrivare a maturità sessuale tutto questo per mantenere costante il livello di risorse alimentari.
Ci sono vari modi che la natura ha di disfarsi degli esemplari in esubero, il principale è il cannibalismo, in pratica questa biomassa è utilizzata dagli esemplari più forti o più grandi quale fonte di cibo, e qiu mi ricollego al fatto che si in Adige si pescavano solo marmorate di taglia le piccole più furbe erano ben nascoste quelle un po meno furbe erano diventate cibo per le grosse marmorate, poi vi è la territorialità, gli esemplari più forti occupano i posti migliori per la caccia e per la difesa lasciando a quelli più deboli posizioni meno proficue dal punto alimentare e più esposte, chiaramente gli esemplari esposti saranno preda di ittiofaghi come i cormorani gli aironi le garzette i martin pescatore ecc. questi ittiofaghi non creano danno al contrario di quanto si pensa, semplicemente eliminano pesci che non debbono continuare a stare nel fiume, se vi rimanessero sottrarrebbero risorse ai pochissimi destinati a tramandare la specie, tra i predatori io ci metto anche l'uomo, da tempi immemori l'uomo si ciba di pesci e ogni pesce pescato libera risorse per i superstiti, è brutta da dire ma bisogna dirla, i pescatori odierni hanno una coscienza alla Watl Disney vedono i pesciolini come Nemo o come Bamby credono di aiutare la natura rilasciando un pesciolino o seminando avannotti, non è così, questo è il modo migliore per ammazzare la natura, come ho già spiegato sopra il bilancio deve dare 0 per stare in equilibrio.
C&R è un comportamento che non deve essere considerato virtuoso tutt'al più è neutrale nel senso che chi lo pratica lascia l'ambiente fiume ne meglio ne peggio di come l'ho trovato, personalmente lo pratico più per pigrizia che altro, se non ho un chiaro interesse alimentare sull'esemplare pescato lo rilascio cosi a casa non devo preoccuparmi di pulirlo,parlo soprattutto di mare perchè i bei fiumi del veneto non mi vedono più da una ventina d'anni da quando sono stati dati praticamente tutti in gestione, adesso in acqua dolce pesco solo in
torrenti appenninici vicino a casa dove per lungimiranza della regione Emilia Romagna la FIPSAS non è riuscita a sottrarre queste preziose acque alla collettività, so che trattenendo una trota faccio del bene al fiume ma quasi sempre torna in acqua sconfessando il mio credo con comportamenti non sempre coerenti.
I comportamenti dell'uomo come specie dominante sulla terra hanno ripercussioni più o meno gravi, per esempio io appartengo ad una generazione che ha fatto di tutto per distruggere il distruggibile, la mia generazione ha inquinato cementificato fiumi e ha inventato la pesca/parcogiochi fatta di gare con relative immissioni di alloctoni, di certo non ne vado fiero ma
tutto sommato non è riuscita a fare danni irreversibili e il racconto sull'Idice che prima ho esposto lo dimostra, ma ho paura che questa nuova generazione di pescatori dal cuore dolce sia in grado di fare più danno della generazione precedente e non perchè sia peggiore, è una generazione che ama il proprio fiume molto più della mia ma è una generazione che ha finito le idee ( salvo poche lodevoli eccezioni) manca l'analisi critica delle proprie azioni, si ferma all'apparenza con superficialità e non sa distinguere il bene dal male come se fosse davanti ad un videogames dove ad ogni clic corrisponde la stessa risposta della macchina, generazione digitale dove tutto è on o off e non si va a vedere la sfumatura grigia di
sottofondo e dove tutti sono campioni o brocchi e soprattutto risponde con un “quoto” cosa che mi fa girare i gioielli se non hai niente da dire non dirla se hai un argomento esplicitalo,
nonostante questo amo i giovani e quando scrivo queste cose le scrivo pensando ai giovani pescatori alle loro coscienze, per questo vi esorto a studiare e soprattutto a riflettere su quello che non sempre è apparente, ma riflettere ha come conseguenza la critica e l'autocritica, bisogna avere anche in coraggio di dire “io non ci stò” anche se questo vi taglia fuori dal gruppo dei benpensanti, il tempo vi darà ragione.
Personalmente mi ritengo ambientalista ed ecologista ma non sarò mai un verde, i pesci ci sono e se sono buoni da mangiare perchè non mangiarli, non pratico la caccia e istintivamente mi verrebbe da dire che non è cosa buona ma siccome sono libertario chi vuol cacciare lo faccia non sarò certo io a cercare di vietarlo, la stessa cosa vale per chi va a funghi o a tartufi, l'uomo è stato da sempre un raccoglitore e predatore e predatore vuol dire uccidere chi non ha il coraggio di farlo non si vanti dietro termini come ecologista tanto una fetta di salame la mangiamo tutti senza farci scrupoli della vita del maiale da cui quel salame proviene.
Mi scuso se mi sono dilungato ma prometto che da ora in poi parlerò solo di mare, vi passo la palla sperando di avervi dato qualche spunto di riflessione, se non siete d'accordo con me pazienza io non ho niente da perdere e non ho più interessi nella pesca in fiume e ormai sono troppo vecchio per combattere chi la pensa diversamente, io la mia parte di pesci l'ho
presa adesso tocca a voi, se ne siete capaci.
Con sincero affetto Marco