Postato 22 October 2010 - 00:59 AM
premessa: sono passati molti anni da questi eventi, le indagini si sono chiuse da tempo e tutto e' finito nel dimenticatoio. per cui ora posso parlare liberamente di questa vecchia, brutta storia. e' comunque una lezione, una pagina di vita.
estate 99 o 2000, fine luglio o inizi di agosto. il tempo non importa, i fatti meno ancora. e forse non importa neppure il posto, forse neppure le persone. a volte contano le situazioni. e a volte passare dall'inferno al paradiso, o viceversa, e' questione di un attimo. e' questione di situazioni.
ero il solito ragazzo scapestrato, circa 15 anni e tanta voglia di fare casino. ragazze, birre, i giri sui colli, le risse, le pescate... tutto e nulla, tanti momenti strani ma duri, pero' tutto sommato era un bel periodo, un periodo in cui ho imparato tanto.
come in ogni storia che si rispetti, ci sono le ambientazioni e i protagonisti, e stavolta e' diverso dal solito. un capannone abbandonato, in mezzo ai campi e vicino ai colli, lontano da tutto e vicino a tutti. un capannone scoperto per caso qualche tempo prima da un ragazzo di un paio di anni piu' di me, e che sarebbe stato teatro di qualche avventura fino alla sua demolizione. poi con me c'era un gruppo di amici e amiche, non amici per la pelle ma comunque un bel clima, abbastanza affiatati e senza tante tare e tanti peli sulla lingua. se qualcosa non andava si parlava, ci si diceva addosso di tutto, si chiariva e fine dei problemi. e, tra amici, scatta l'idea, semplice e delirante, banale ma al tempo stesso che ci faceva paura. organizzare una "festa clandestina", anzi quello che ora sarebbe considerato un piccolo rave. e in effetti lo chiamavamo rave.
c'e' da fare una precisazione. i nostri piccoli rave dell'epoca avevano la filosofia originaria del concetto, ma limiti molto chiari. la filosofia dei nostri rave era "c'e' spazio per tutti, ma rispetta lo spazio di tutti". questo vuol dire che potevi fare tutto quello che volevi, fino a che non facevi casini o non rischiavi di fare del male a te stesso e agli altri. finale della favola, era tollerato bere, era tollerato portare la propria ragazza e se volevi anche il cane (ma lo sconsigliavamo per motivi acustici del povero animale), non era tollerato fumare se non in spazi che preparavamo appositamente per motivi di sicurezza, e non erano tollerate "cose strane". si entrava solo per invito, ognuno portava un po' di amici e bene o male tutti ci conoscevamo, quindi sapevamo chi volevamo e chi no. e non volevamo chi faceva casini.
il gruppo di amici aveva un po' di personaggi. e puntualmente, in mezzo al branco di ragazzi e ragazze, c'era lei. circa la mia eta', molto carina e dolcissima. tutti eravamo un po' persi per lei, anche se tutti sapevamo che lei sarebbe rimasta solo un'ottima amica. era davvero carinissima e aveva un carattere splendido. sommata alla sua voce, molto leggera, le dava una parvenza angelica. comunque era un'ottima amica, con lei avevo un rapporto fantastico, avevamo tanta fiducia reciproca e tanto feeling, e mi bastava questo. era una ragazza speciale, e in qualche modo anche io lo ero per lei, e ne ero felice. data la situazione non avrei cambiato il nostro rapporto per nulla al mondo. era anche sveglia e in gamba, in breve la ragazza perfetta se non fosse stato per lui... e lui era il grosso problema.
lei era persa per il suo lui. il suo lui aveva alcuni anni piu' di noi, ed era un tossico. ma non come quei ragazzi che si fanno "la canna" ogni tanto, questo era veramente devastato. si faceva tutto quel che gli capitava a tiro, era uno sfaccendato devastato senza il minimo interesse se non gli stati confusionali. gia' un paio di volte era stato salvato in extremis da un'overdose, ed era finito in comunita' e poi scappato varie volte. lo sapevamo tutti, e se ci rompeva non esitavamo a spianarlo. personalmente ammetto che anche io piu' di una volta l'ho steso senza tante remore. e a pensarci ora non sono cosi' sicuro che sia stata la cosa migliore, ma nemmeno di avere avuto altre alternative.
lei lo sapeva, ma era una di quelle sognatrici illuse che credono di poter migliorare il loro uomo. beh, che lui fosse il suo uomo era un po' difficile a crederci... si era messo con lei solo perche' la smettesse di rompergli, ma non la calcolava minimamente. la trattava da schifo, non la guardava minimamente, neanche la baciava, a lui interessavano solo gli stati di alterazione della coscienza, e lei ne soffriva... ma continuava a stare con lui. e tutti noi ci chiedevamo perche'.
vabbe', torno alla storia. vi risparmio la parte della preparazione del capannone, c'e' poco da dire. una consolle improvvisata, dei vecchi pc, il winamp in versione 2.qualcosa, un bel mixer e un bell'impianto di casse, quelli si che tiravano bene. non eravamo tanto raffinati e non ce ne fregava nulla, non ci interessava tanto che i mixaggi fossero perfetti, i fade e le equalizzazioni come venivano venivano, il bello era stare in compagnia.
un mattino, mentre sto spostando delle cassette di legno con un altro tipo, un altro dei ragazzi che sta pulendo il capannone mi chiama. corriamo e troviamo lui, nei cessi, steso strafatto e con le bave alla bocca. lo alziamo piano, gli do un paio di schiaffetti per svegliarlo. lui apre gli occhi, mi guarda, e mi insulta. e li mi girano di brutto e con un destro lo rimetto a dormire. in quel momento arriva lei... e' sconvolta, arrabbiata, mi carica di insulti... poi vede come e' messo lui, mi chiede scusa. poi si gira, e scappa fuori piangendo. in quel momento mi sono sentito svuotato. pero' non devono scoprire cosa stiamo facendo... non possiamo permetterci casini. cerchiamo un telo, lo portiamo fuori e lo lasciamo poco distante in un punto sicuro. segue una telefonata anonima all'ospedale piu' vicino, restiamo nascosti a controllare che non gli capiti nulla fino a che non arriva l'ambulanza a raccattarlo.
torniamo al capannone, ma non abbiamo voglia di fare piu' nulla. ci prendiamo delle birre e stiamo li a far nulla fino al pomeriggio. arrivano degli altri e gli raccontiamo tutto. alcuni mi criticano, ma ammettono che e' un bel problema. riprendiamo il nostro lavoro.
habemus locale, habemus scorte di birra e tutto il resto, ed habemus effetti speciali. dopo la preparazione ci mancano i dj. e, per una serie di coincidenze, finalmente anche io entro in ruolo, ho una mia parte. e' la prima volta che sono "ufficialmente" su una consolle, e sara' pure una festa clandestina in un capannone abbandonato, ma e' sempre meglio che un garage o un box attrezzi. siamo in 4 o 5, ci diamo dei turni, e il primo dei miei e' il 3o. decidiamo anche cosa fare, quasi tutti mettono le novita' del momento. l'onda lunga dell'eurodance in quegli anni ormai si era smorzata, ma a me non ne fregava e non ne frega nulla. la mia anima e' rock ma l'euro e' un bel contorno, quindi decido di puntare su quel genere. se non altro conosco i miei polli, e conosco le tracce che voglio mettere.
arriva la sera, e inizia la festa. 250 o 300 persone, il capannone non pare piu' tanto grande. bel clima, tanti amici, bel giro di ragazze tirate molto bene... c'e' da divertirsi. e la consolle, finalmente tra un po' mia. il dj in quelle feste era una specie di semidio, quasi venerato come un essere soprannaturale, ma che doveva sudare sangue per salvarsi la reputazione. ok essere alla buona, ma non metter su schifezze, e non fare troppi casini.
sono fuori che sto parlando con uno dei nostri amici, e spostando delle sedie, a meta' del primo turno, quando arriva lui. e capiamo subito che sono casini in arrivo. non immaginavamo quanto grandi, pero'... e' gia' ubriaco, con uno sguardo strano, e un sacchettino in mano con qualche pastiglia. capiamo cosa e', devo bloccare al volo uno dei ragazzi che vuole stenderlo, poi gli strappiamo dalle mani il sacchettino e lo lanciamo in un fosso vicino al capannone. gli diciamo chiaro e tondo che se vuole entrare puo', e' gratis per lui come lo e' per tutti (birra a parte, ma facevamo una colletta prima), ma niente casini. lui ci resta male, ci manda a quel paese e ci dice che "se non puo' farsi li, si sistema da solo". lo mandiamo a quel paese anche noi e torniamo dentro. poco dopo arriva lei cercando lui, le raccontiamo la scena, lei corre via ma non lo trova e ritorna da noi, per poi sparire di nuovo.
nel frattempo la musica continua a suonare, e si avvicina il mio turno, il mio piccolo momento di gloria. passa il primo turno, passa il secondo, tocca a me. il nostro amico che fa il dj al 2o turno resta un attimo a darmi una mano, mi preparo la mia playlist, finisce la sua musica... un attimo di silenzio. si fermano tutti un attimo... mi guardano storto... e' il momento. "da blitz - stay with me" selezionata sul winamp, mando in riproduzione, alzo la levetta del mixer... 0, 10, 20, 50... 100%, ci siamo. parte un urlo da sotto la consolle, e' andata. sono in paradiso, il mio piccolo paradiso personale. e' una traccia lunga, per cui posso rilassarmi. l'altro vicino a me mi passa una bottiglia di birra, me la prendo comoda.
i sogni di gloria durano poco. e me la sono presa anche troppo comoda. controllo il tempo, 2 minuti alla fine della traccia. inizio a preparare la prossima, e arriva da fuori di corsa uno dei ragazzi, pallidissimo, biascicando che di fuori ci sono i carabinieri e che vogliono vedermi. siamo in mezzo ai campi, di sicuro non ci hanno chiamato per il casino, e non mi sembra ci siano state risse o incidenti fuori, anzi. attivo l'avanzamento casuale e vado fuori bestemmiando, pregando gli dei del winamp di essermi propizi, e di mandarmi un'altra traccia che nel crossfade non stoni troppo con la precedente.
sono uscito di corsa, dopo un attimo di abbagliamento del faretto esterno vicino al nostro generatore, ho visto i carabinieri... e lei che piangeva. e ho capito.
lui era tornato a casa, e aveva preso dell'altra roba. e ne aveva presa tanta. poi si era infilato in un vicoletto di una frazione poco distante, e aveva preso tutto. la droga, sommata all'alcol, aveva fatto effetto ben oltre le sue previsioni... e stavolta i volontari dell'ambulanza, nonostante la corsa, non l'avevano salvato dall'overdose.
lei piangeva, disperata, le lacrime a rigare il suo viso reso ancora piu' dolce dalla tristezza, gli occhi gonfissimi e il suo urlo disperato a straziare il cielo, nel buio della notte. l'ho vista corrermi incontro ed abbracciarmi, quasi saltarmi tra le braccia piangendo. lei che mi urlava tutta la sua disperazione. era un angelo caduto, un'anima dispersa in una notte che avrebbe dovuto essere di festa. piangi piccolo angelo, sfogati, lascia andare tutta la tua disperazione. un angelo piangente, tra le mie braccia. soltanto un piccolo angelo in lacrime, che aveva visto troppo giovane un inferno troppo grande. solo un angelo piangente.
dalle casse, impietosa, continuava a suonare "take my breath away" di silvia coleman.
keep fightin' | if you can't follow me maybe you're not crazy enough... | devastazione, delirio, inutilita' e allegro sbarellamento 
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