Il tonno rosso, le strisce blu e gli occhiali da vista
di Mario Tozzi
Purtroppo quando tira aria di crisi economica il primo a rimetterci è l’ambiente (e, alla fine, l’uomo, tanto per chiarire subito che i due aspetti sono legati), solo che cinquant’anni fa non se ne accorgeva nessuno, e oggi, invece, il consumo di territorio è diventato un’emergenza internazionale che va ben al di là delle beghe nostrane (peraltro sempre divertenti). Come qualcuno ha fatto notare, spesso si parla di ambiente come si parlerebbe del calciomercato o di economia spicciola, sostanzialmente come se fossero possibili tutte le opinioni o come se si fosse competenti di cose che, invece, si conoscono solo per sentito dire. Nessuno metterebbe in discussione la fisica quantistica o la tassonomia paleontologica, ma, invece, tutti si sentono in grado di esprimere un parere sull’ecologia, che è scienza pure quella e si studia all’università, non al bar dello sport. Nelle questioni ambientali la base scientifica di dati conta ancora e certo non conta la popolarità delle scelte che, ai fini di fare quelle scientificamente corrette, è irrilevante. Averlo studiato per una vita e l’aver fatto esperienze sul campo non pare essere titolo di merito, ma, anzi, viene visto come un difetto. Non è così e le vicende di questi giorni lo dimostrano.
I pescatori italiani si sono ribellati contro il divieto di pesca al tonno rosso sostenendo che non è vero che si siano superate le quantità massime stabilite. Ma è questo il problema? Il tonno rosso è un animale magnifico, praticamente a sangue caldo, intelligente, velocissimo e predatore che ha incontrato sulla sua strada un super predatore, come l’uomo, che non obbedisce alla regola di natura per cui una risorsa viene gestita, non esaurita. Così gli stock di tonno rosso sono alla fine e l’animale sull’orlo dell’estinzione. Ma i pescatori vogliono continuare a decimarlo, senza porsi il problema generale e senza considerare gli studi scientifici che li dovrebbero indurre al senso del limite. Quello che servirebbe è un totale ripensamento delle regole di gestione della pesca per ricostituire gli stock su basi scientifiche, che includono, purtroppo, la chiusura totale della pesca nel mese di giugno, la riduzione delle flotte, la riduzione delle quote di pesce pescato, e addirittura la possibilità di chiudere la pesca per qualche anno. Per di più è stato documentato l’utilizzo di aerei da parte della flotta di pescherecci per individuare il tonno tra le isole di Malta, Pantelleria e Lampedusa, un’area dove sarebbero attivi almeno 28 grandi pescherecci italiani impegnati nella pesca al tonno. L’utilizzo di aerei per l’individuazione dei tonni da parte delle flotte di pescherecci è severamente vietato nel Mediterraneo dal Diritto Internazionale, in quanto aumenterebbe ulteriormente le già enormi capacità di pesca dei pescherecci, che oggi minacciano seriamente la sopravvivenza dello stock e della pesca al tonno. Un tempo se raddoppiavi le navi, raddoppiavi anche il pescato, oggi tutti capiscono che se raddoppi le navi peschi la metà, per cui buon senso vorrebbe che questo tipo di pesca dovrebbe essere fermata, e, invece, si levano solo cori di protesta.
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