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[Giordaloco]

Squali in viaggio nell'Oceano come in autostrada:
scoperta anche la zona "pausa caffè"

ROMA (17 febbraio) – Troppo traffico in mare, soprattutto per gli squali. Il re dei mari è sempre di più a rischio estinzione per la pesca selvaggia che viene praticata soprattutto nelle zone da loro più battute. A lanciare l'allarme sono gli studiosi del congresso della Società Americana per l'Avanzamento della Scienza (Aaas) in corso a Boston. I ricercatori dell'università della California David hanno seguito con dispositivi Gps gli spostamenti degli squali martello, la specie più minacciata, nel Pacifico Orientale, e hanno individuato che la rotta seguita dagli animali tra il Messico e l'Ecuador è punteggiata di “aree di sosta”, di solito in prossimità di isole. «Per salvarli - spiega Peter Klimley, che ha guidato lo studio - occorre rinforzare le riserve intorno a queste areee sostituire la pesca con altre attività, ad esempio il turismo».

A minacciare lo squalo martello, che è stato inserito nel 2008 nella lista di specie minacciate dell'organizzazione per la Conservazione della Natura (Iucn), è soprattutto la pesca indiscriminata, soprattutto per l'alta richiesta delle sue pinne in Oriente dove sono considerate una prelibatezza. In molti casi invece di essere pescato questo pesce viene catturato, gli vengono asportate le pinne e viene abbandonato in mare.

Secondo un altro studio presentato sempre al congresso dagli anni '70 ad oggi la popolazione di questa specie è diminuita del 95%, mentre in media quella degli squali in generale si è dimezzata. Le autostrade del mare non sono utilizzate solo dallo squalo martello. Secondo una ricerca dell'università americana di Stanford anche il grande squalo bianco ha le sue rotte preferite: in inverno gli esemplari adulti lasciano le zone della California centrale dove partoriscono e vanno a cercare acque più calde a Sud.

Lungo questa rotta è stato individuato un hot spot, vicino alle Hawaii, così frequentato che i ricercatori l'hanno chiamato “the white shark cafe” «Lo abbiamo chiamato cafe perchè non siamo ancora certi se gli squali frequentino l'area per nutrirsi oppure solo per 'incontrarsì spiega Salvador Jorgensen, che ha guidato lo studio - una volta che hanno lasciato l'area i pesci ritornano ogni anno esattamente nello stesso punto».

Le misure suggerite dagli esperti vanno dalla restrizione della pesca a quote definite con criteri scientifici alla costituzione di aree protette lungo le autostrade e negli 'hot spot'. Gli studi concordano nel sostenere che praticamente tutte le specie sono minacciate, anche quelle che vivono a profondità maggiori di 200 metri come razze e mante, che finiscono involontariamente nelle reti dei pescator