Galleggiare.
Navigare.
Pescare.
E poi tornare a casa.
Sapendo che i metri di acqua intorno, sotto e lontano sono abitati.
Abitati da ciò che desideriamo.
Ma i due mondi non sempre comunicano.
Dopo tanti anni, ritrovo l'amico Jfish, che sempre disponibile mi offre un posto barca sul Maggiore. A gennaio - come tutti sanno - c'è solo un bersaglio possibile... la fantomatica trota lacustre. E io non ho mancato di rompergli le scatole per ritornare a quell'avventura del 2015 in cui vidi le mie prime frecce d'argento.
Partiamo con calma, a sole alto. La nuova barca di JFish è accogliente e comoda. Non manca nulla, a parte le trote.
Come da tradizione antichissima la pesca invernale a questi pesci antichi si fa con la trotiera a traina e col cane (della cavedanera, come la chiamano altri) a lato della barca sempre in traina costante.
La statistica dice male per queste settimane e siamo consapevoli del cappotto incombente.
Nondimeno come tanti pescatori si tenta sempre, si rischia, si azzarda, perchè i pesci a volte regalano sorprese e chi è sul pezzo può goderne... vivendo emozioni uniche!
Blu profondo il lago, bianche le cime lontane. Mi godo lo spettacolo di uno specchio senza natanti e turisti da tripadvisor...
L'orecchio va al tipico cicalino della trotiera che dà l'adrenalina se parte. Fluo il cane con le sue lenze a 90° che naviga come un fedele segugio.
Che bello che la pesca sia marcata anche dal mondo del suono... di solito siamo abituati alla vista, a cogliere i segnali sull'acqua, a bucare la superficie con sguardi polarizzati... sperando di ... essere fortunati. Questo cicalino invece è una sorta di abracadabra delle profondità, perchè l'ultima lenza lavora molto sotto e quando parte è come una porta del tesoro che si apre.
Le ore passano, chiacchieriamo di pesci, tecniche, esperienze. Un piacere - come sempre.
Gli occhi sono tesi - eh sì non possiamo prescindere da questi - le onde fanno fare strani movimenti alle lenze... si spera che... magari... una piega significhi, ma nulla... ahinoi.
Una falsa partenza ci allarma. Ma nulla. Era appunto un colpo a vuoto dettato dalle onde.
Mangiamo, beviamo. Spostiamo sempre un metro più là sulla superficie il desiderio di sentire l'abboccata, spostiamo un minuto in là il concretizzarsi di un corpo lucente. Non importano le dimensioni. Sarebbe splendida anche una trota "semplice"... non da album leggendario.
L'esperienza del Jfish ci fa percorrere una bel tratto di lago, i punti non sono casuali. Le storie da raccontare anche. Ogni sponda ne ha una. Alcune terribili, altre esaltanti.
Davanti a Laveno speriamo nella trota del "fortino"... ma nulla. Sarebbe stata un'altra storia simpatica da narrare.
Siamo quasi in chiusura...
Una scarica di "vita" ce la dà un deficiente in barca a vela che non conosce le regole di navigazione e che per un pelo non trancia lenza della trotiera e lenza del cane... vi risparmio gli insulti e le maledizioni. Una scena avvilente dal punto di vista umano e piscatorio. Meglio non pensarci oltre.
Avviliti, ritiriamo in barca le oltre 20 lenze in ammollo... chiedendoci chissà che cosa avete visto là sotto cari minnow e ondulanti...
I giochi sono fatti. Abbiamo capito che non era giornata.
Le trote sembravano sparite. Assenti. Non proprio un bel segnale per il futuro dei salmonidi nel Maggiore.
Intanto...
Un enorme grazie a Fabio Jfish per la sua generosità.
Alla prossima.