Durante le feste natalizie, il sottoscritto non ha fatto... feste! Un po' per il lavoro che, di fatto, si è fermato solo 3-4 giorni (Natale, S. Stefano e capodanno...), un po' per la salute non proprio perfetta che non invogliava ad avventurarsi lungo i fiumi con il freddo, sono riuscito a ritagliarmi solo un'uscita, peraltro improvvisata di buona mattina. Ho preso su la cannetta da spinning e la scatola degli artificiali, mi sono imbacuccato a dovere e via, alla ricerca di qualche luccio!
Nebbia e galaverna disegnavano un paesaggio sempre più raro, un dipinto ben fissato nella mia memoria che appartiene alla mia infanzia e che ormai si ripresenta molto raramente. Bastava questo per farmi stare bene.
Ho deciso di non andare in Tartaro dove, presumibilmente, qualche becco l'avrei pigliato, ma di tentare la fortuna in un paio di canali che tempo addietro mi avevano regalato delle belle catture. Una scelta che ho fatto anche per aggiornare la situazione di questi posti dove non gettavo una lenza da qualche anno e che, rispetto, al Tartaro, mi avrebbero permesso di passare la giornata in solitudine, visto che sono molto fuori mano, immersi nell'ultimo lembo occidentali delle valli veronesi.
Arrivato sul posto, dopo aver parcheggiato, mi sono incamminato lungo il corso di un canaletto che, via via, inoltrandosi nella campagna, si allargava sempre più fino a diventare un corso d'acqua di buona dimensione dopo aver ricevuto le acque di un altro fosso.
ecco come si presentava la mattinata:
Questo canale è sempre stato una vera "nursery" per i lucci che, proprio a fine dicembre, iniziavano a "nidificare" tra le erbe del sottoriva, risultando ben visibili. Dalle foto si può vedere la classica "alcova" dove i lucci, verso febbraio, si riproducevano: acqua più calma e meno profonda rispetto al centro del canale e abbondanza di alghe:
Tutto quasi come un tempo se non che mancano almeno 25-30 cm di acqua rispetto al normale e, sopratutto, di lucci nemmeno l'ombra! Nemmeno l'ombra a dire il vero di qualsiasi forma di vita che assomigli ad un pesce. Tante nutrie, qualche gallinella d'acqua, ma in acqua non si vede nemmeno un'alborella. Inutile fare lanci, anche se ci fosse qualche luccio, non sarebbe certo un esemplare che merita. Continuo a seguire il canale, sperando che più a valle, quando diventa più grande, la situazione cambi.
Nel frattempo mi godo il passaggio dalla nebbia al sole, e la perfetta solitudine della campagna. Arrivato allo slargo, l'acqua si presenta quasi torbida e inizio a lanciare con regolarità. Di lucci nemmeno l'ombra, ma il paesaggio merita qualche foto:
Scendo tutto il canale fino alla chiusa dove termina per gettarsi nel Tione: non vedo un pesce, non sento una mangiata e sono seriamente preoccupato perchè in questo tratto credo di non aver mai cappottato, magari un luccetto sottomisura, ma qualche becco l'ho sempre tirato fuori. Invece stavolta niente. E' palese che il livello del canale è molto basso, a tratti, anche in mezzo, non supera i 50-60 cm e quelle che un tempo erano "le buche", dove in estate pasturavo direttamente con le pannocchie e, lottando con tafani e zanzare tiravo su carpe, tinche e scardoloni da urlo, adesso non superano il metro di profondità.
Nell'ultimo tratto, ormai, il sole ha sconfitto la nebbia.
Mi incammino lungo il Tione, risalendolo, e anche qui la situazione è critica: per un lungo tratto il livello non supera i 60-70 cm, l'acqua è trasparente e si vede perfettamente il fondo... solo quello però! Arrivo ad una chiusa e, nel tratto superiore, il fiume si presenta normale, il livello è alto e la pronfondità è degna del Tione, tra i 2 e i 3 metri con qualche buca che sfiora i 5 metri. Ci riprovo alternando il classico martin del 20, ad un rotante particolare della fox con cui l'anno scorso ho avuto buoni risultati, e provo anche con uno snodato da 9 cm. Il tempo passa e non sento e non vedo nulla. Nel frattempo arriva la solita panda targata RE con due anziani bilancisti. Si mettono a pescare anche loro e quando ci incrociamo scambiamo 2 chiacchiere. Mentre parliamo uno si ritrova un pesce dentro, un bel pesce che tira di qua e di là e poi, dopo una breve lotta, finisce a riva. E' un siluro di taglia approssimativa attorno ai 5-6 chili. Lo buttano nel baule dove, in una mastella, ci sono 2-3 carpette, qualche carassio e un bel luccio sui 2 chili, tutto pesce che hanno preso in Tartaro in mattinata. Cosa se ne fanno dei carassi è un bel mistero, comunque, a me rode che si siano beccati il luccio!
Insomma, ormai siamo a metà pomeriggio e mi è passata anche la voglia di spinnare. Mi incammino deciso verso l'auto, incerto se tornare a casa o provare qualche altro posto in zona. Arriva un'altra auto, una tipo bianca che, già a un centinaio di metri si fa riconoscere: è quella dell'ultimo pescatore di professione rimasto in zona, che alterna il lavoro di pavimentista a quello di fornitore di trattorie. Un buon uomo, ormai prossimo alla pensione, che conosco da sempre e che da sempre mi indica i posti migliori per pescare, visto che i suoi bertovelli sono un po' ovunque. E' un personaggio con una filosofia un po' strana che spesso provvede da solo a fare delle semine da un corso d'acqua all'altro, per garantirsi più zone di caccia.
Parliamo un po' e mi conferma che i lucci sono in forte contrazione, principalmente a causa dei livelli dell'acqua. Mi dice che a parte il Tartaro e il Tione (ma parecchi chilometri a monte rispetto a dove eravamo), di fatto sono scomparsi dagli altri canali, compresi quelli del mantovano che prendono acqua dall'alto Mincio, solitamente abbastanza generosi. Lo scorso inverno in particolare, la penuria d'acqua è stata micidiale: pochissime le freghe, in gran parte andate male anche a cause di un clima molto (troppo) incerto, con repentini cambi di temperatura. Mi dice che nello stesso Tartaro, a giugno avanzato, aveva pescato femmine ancora gravide di uova, evidentemente non depositate.
Bene, anzi male! Per il luccio, nella mia zona, si sta profilando quello che qualche anno fa è successo alla tinca: la sparizione dalle acque minori, i fossi, i canali, i piccoli corsi d'acqua dove per secoli era stata padrona, e dove per secoli aveva compiuto la frega e svezzato i "piccoli", liberi poi di raggiungere i corsi d'acqua principali, diventare grandi e tornare nei fossetti per la frega.
Come la tinca, anche il luccio ormai è relegato al solo Tartaro, ancora profondo e ospitale, con i suoi canneti e un livello di acqua sempre accettabile. Se dall'alto non si muoverà qualcosa o qualcuno che imponga ai consorzi idrici di non far morire i piccoli corsi d'acqua, il danno sarà irreparabile. Capisco che in estate la regimentazione idrica debba essere severa e l'agricoltura possa pretendere di avere delle priorità sull'utilizzo dell'acqua, ma in pieno inverno cosa costa lasciare 20-30 cm in più nei fossi?
Prendiamocela pure con i bilancisti, con i pescatori di frodo, con chi mette al forno i lucci, tutto fa brodo ma, alla fine, se manca l'acqua non possiamo pretendere di trovare i pesci.