Boletus luridiformis Rostk.
Sinonimi:
fino a poco tempo fa era conosciuto con il nome di B. erythropus
Nome comune:
boleto lurido
Etimologia:
luridiformis per il suo aspetto (brutto, lurido), erythropus deriva dal greco e significa “dal piede rosso”
Cappello:
raggiunge i 25cm di diametro, dapprima convesso poi appianato, anche leggermente depresso al centro. Di colore bruno scuro è ricoperto da una cuticola finemente vellutata e leggermente eccedente. I tubuli sono gialli- verdi oliva, mentre i pori sono di colore giallo arancio e poi rosso, entrambi rapidamente viranti verso il blu al tocco.
Gambo:
robusto e fibroso, cilindrico e rigonfio verso la base, è ricoperto da una fitta punteggiatura rossa su sfondo giallo-arancio. Vira rapidamente al blu se manipolato. La carne gialla, che all’aria diventa rapidamente blu, tende ad assumere una consistenza gommosa dopo la raccolta.
Habitat:
boschi di conifere e di latifoglie su terreno acido.
Comparsa:
è uno dei primi boleti a comparire e fruttifica da maggio fino all’autunno inoltrato.
Specie simili:
Si distingue dal Boletus luridus per il gambo punteggiato di rosso (mentre il luridus presenta un evidente reticolo rosso a maglie larghe). In zona mediterranea sono presenti altre specie simili e di sospetta tossicità, come ad esempio il B. satanas, il B. rhodoxanthus e il B. rhodopurpureus. Da questi si distingue per il colore del cappello che nei primi due è bianco o al più grigio mentre nel terzo presenta tinte rosate.
Commestibilità:
ottimo commestibile, ma richiede un’adeguata cottura in quanto contiene tossine termolabili. Durante la cottura la colorazione blu del viraggio sparisce e la carne torna gialla.
foto di Mario Cervini