Presumo che la specie considerata sia Coregonus lavaretus o lavarello, ma anche trattandosi dell'affine, ma più piccola, bondella (Coregonus oxyrhynchus), le cose non cambiano di molto. Il fatto che i riproduttori vengano sacrificati può dipendere da due cose. La prima è una possibile convenzione con i pescatori di professione locali (se esiste una cooperativa), che portano il prodotto fecondato ma trattengono i riproduttori per scopi commerciali; la seconda, effettivamente, visto che i pesci sono pescati con reti, è l'elevata mortalità dei soggetti dopo la cattura e la spremitura. In tal modo, comunque, si riducono in entrambi i casi gli stock naturali e, di conseguenza, la riproduzione spontanea, che è sempre la migliore. Le scelte gestionali, comunque, dipendono molto dalla tipologia/produttività dei singoli ecosistemi: sono perciò da valutare volta per volta. E' chiaro che incidono anche le scelte politiche e l'economia locale. Mi chiedi poi quante uova schiudano. Diciamo che la percentuale in impianto, a seconda della correttezza delle pratiche (fecondazione artificiale/incubazione in vasi di Zug), variano dal 50 al 95%, (considera che i coregoni hanno una elevata fecondità relativa, pari a 25/50.000 uova/Kg di peo corporeo e che maturano sessualmente al secondo anno di vita, a taglie comprese tra i 28 e i 31 cm LT; i numeri a questo punto te li puoi calcolare tu......), mentre la percentuale di sopravvivenza degli avannotti, sino a riassorbimento del sacco vitellino, varia tra l'80 e il 95%. Spesso si sceglie questa taglia (5-6 mm) per l'immissione. Però le giovani larve in ambiente naturale sono spesso destinate a una durissima selezione durante il primo anno di vita. Per tali motivi sarebbe bene portarle a taglie più resistenti in gabbie galleggianti o in acquari alimentati con acque del lago, sino a 4 mesi di vita (6 cm ca. alimentandole con Daphnia o Cyclops). Sperimentazioni nell'incubatoio di Bardolino (L. di Garda) riferiscono di una mortalità di circa il 21% per giovani coregoni di questa taglia, ottimalmente alimentati. Le considerazioni finali le lascio ovviamente a te.
PS: i coregoni in Italia sono specie alloctone, ancorchè acclimatate da tempo. La loro conservazione, pertanto, non ha alcun risvolto naturalistico, ma esclusivamente commerciale e alieutico.