
Prima di parlare della tecnica di pesca del coregone è doveroso fare una piccola introduzione.
Il coregone è un salmonide, una specie originaria del centro-nord Europa, in Italia sono presenti il coregone lavarello (Coregonus morpha hybrida) e il coregone bondella (Coregonus macrophthalmus), la prima specie fu introdotta nel 1885 proveniente dal lago di Costanza, la seconda nel 1970 dal lago di Neuchatel. Le due specie sono molto simili, ma hanno abitudini riproduttive differenti, infatti il lavarello si riproduce in dicembre sulle rive ghiaiose e ha un accrescimento più rapido, il bondella si riproduce con un ritardo di 2-3 settimane rispetto al lavarello su fondali di oltre 40 mt. e raggiunge una taglia massima più piccola. Si tratta di specie gregarie che vivono in acque pelagiche, va però precisato che nonostante appartengano alla stessa specie, esistono due popolazioni con abitudini alimentari differenti, quelli planctofagi che si nutrono di fitoplancton che vengono catturati quasi esclusivamente con le reti e quelli che si nutrono di zooplancton che interessano i pescatori sportivi. Durante i primi anni dopo l’immissione nei grandi laghi del nord e centro Italia questi pesci erano prede esclusive delle reti dei pescatori professionisti, ma intorno al 1985, sono entrati a far parte delle catture di pescatori sportivi.
Buona parte del merito di tutto ciò è dovuto ad un commerciante di Cernobbio (CO) che recandosi nella vicina Francia per partecipare ad un corso di pesca del coregone, tecnica che in quel paese veniva praticata da diversi anni, l’apprese e la importò per sperimentarla sul lago di Como.
Fu così che da allora venne introdotta anche in Italia la pesca del coregone con la canna, ovvero la “Pêche à la sonde” (Pesca alla sonda), che si sta diffondendo nei principali laghi italiani, soprattutto in quelli della fascia prealpina tra i pescatori che esercitano dalla barca. Ma ora abbandoniamo la parte introduttiva per immergerci in quella tecnica. Come abbiamo accennato i coregoni che ci interessano si nutrono di zooplancton e tra questo in particolare di piccole larve o pupe di un insetto che nasce sott’acqua, il chironomo. Questo insetto allo stadio iniziale si presenta come un piccolo verme

Ho parlato di lenze, ma di che tipo?

Amettiere,…… lunghe amettiere armate con un numero variabile da 5 a 15 ami in base ai regolamenti del luogo, riportanti delle imitazioni delle larve di questi “chironomi”, ma di questo parleremo nello specifico in seguito. Tornando alla pesca alla sonda abbiamo accennato che viene praticata dalla barca ed esistono tre scuole ben distinte di questa tecnica, quella austriaca, quella francese e quella svizzero-tedesca, tutte hanno una cosa in comune, utilizzano delle amettiere con piombo terminale.
• La scuola austriaca utilizza una robusta canna di circa 5 mt., abbinata ad un mulinello a bobina fissa in grado di lanciare un grosso galleggiante scorrevole con portata di 40/50 gr. La lenza è composta dal galleggiante scorrevole al di sotto del quale tramite una girella con moschettone legata al filo, viene fissata un’amettiera specifica lunga circa 4/5 mt. ed in fondo si aggancia il piombo. L’azione di pesca è molto semplice, innanzitutto si trova la profondità di pesca per tentativi bloccando lo scorrevole con uno stopper, si lancia poco distante dalla barca e una volta che il galleggiante è in pesca si deve solo attendere. L’abboccata del coregone si può manifestare in due modi, in alzata, in questo caso il galleggiante si spiana sull’acqua, oppure in affondamento e il galleggiante affonda completamente, in entrambi i casi il pesce si auto-ferra per la resistenza opposta dal galleggiante o dal peso del piombo, quindi basta recuperare il pesce senza forzare, pena la perdita del coregone per la lacerazione del delicato apparato boccale.
• La scuola francese utilizza una corta canna detta “cannino”, munito di una vetta morbida e sensibile, di lunghezza variabile tra 1.2 mt. e 1.8 mt. con abbinato un piccolo mulinello leggero imbobinato con del monofilo dello 0.25 oppure meglio ancora del trecciato dello 0.10 / 0.12 . La lenza è composta dalla semplice amettiera di misura variabile a secondo della stagione, collegata tramite una girella al filo del mulinello recante in fondo un piombo di circa 8/10 gr.. L’azione di pesca è semplicissima, si cala l’amettiera in verticale sotto la barca fino a quando il piombo appoggia sul fondo, poi si mette in tensione e ogni tanto molto lentamente si alza la punta del cannino di 15/20 cm. poi si torna giù e così via. L’abboccata la si può percepire come un tremolio, una trattenuta o un alleggerimento della canna, si ferra con una lunga sbracciata verso l’alto tenendo la canna parallela all’acqua e si recupera il pesce lentamente per evitare di perderlo, poi si deve utilizzare un espediente per il recupero del pesce essendo il cannino corto e l’amettiera lunga, è utile avere una pezzo di una vecchia canna telescopica dove infilare il manico del cannino a modo di baionetta, per poterlo alzare verso l’alto e consentirci di guadinare il pesce.

Sopra: cannino in monopezzo
• La scuola svizzero-tedesca utilizza una canna detta “canna da spalla” generalmente ottenuta con grezzi da mosca, lunga circa 2.5/2.8 mt. ad azione parabolica piuttosto morbida, dotata di un lungo manico in sughero di circa 70 cm. A questa canna viene abbinato un mulinello denominato “ruota” appunto per la sua forma, è un attrezzo generalmente realizzato in alluminio o carbonio, molto leggero per non appesantire l’attrezzatura, che permette di calcolare la profondità alla quale si sta pescando, dato che la sua conformazione permette di avvolgere 50 cm. di filo per ogni giro della ruota. Questa tecnica non differisce da quella francese, se non per il modo di tenere la canna, che quando viene impugnata passa sopra al braccio e all’avambraccio, da qui il nome di “canna da spalla”.


Sopra : canna da spalla e ruota
In seguito parleremo delle imitazioni e delle amettiere e di come realizzarle.

Questo post è stato modificato da (Pedro): 25 January 2012 - 00:02 AM