Cambio posto e percorro l’argine di un grosso canale che segna il confine tra le province di Mantova e Verona. Anni fa era una vera e propria oasi per gli amanti del black bass, in particolare, c’erano un paio di posizioni dove ci si divertiva davvero! Poi, dopo l’innalzamento del Canalbianco (di cui il canale è tributario) e la conseguente sparizione di una cascata piuttosto alta, sono scomparsi i bass, i cavedani, le tinche e sono arrivati perca, siluri, breme e, negli ultimi tempi, anche gli aspi. Massì, ci provo, magari mi diverto con qualche silurotto. L’acqua è torbida, scarto i minnow e metto il classico martin del 20 che manda tante belle vibrazioni. In bobina ho lo 0,30 e non metto nemmeno il cavetto. Faccio qualche lancio a scendere. La riva opposta è a canneto, incaglio un paio di volte, proseguo e, onestamente, non ho molta fiducia in qualche cattura, non si vedono nemmeno le bollate del pesce bianco... Invece, ad un bel momento, un attimo dopo che il pesante cucchiaio scende in acqua, arriva la botta! Sarà un siluro, però... mah, il pesce è grosso senz’altro, ma a me sembra quasi... ma no, non può essere, eppure... cavolo, mi sembra un luccio! La botta a raso canneto, il modo di difendersi... ma sono secoli che qui non si vede un luccio. Eppure, è proprio un luccio! Roba da 80-90 cm. Dopo qualche testata verso il fondo inizia a piroettare, su e giù, viene fuori con la testa, poi riaffonda. L’ancoretta del martin è attaccata al labbro inferiore, se lo ingoiava un po’, senza cavetto, mi tranciava il filo dopo 2 secondi. Invece lo tengo, e in meno di 5 minuti ce l’ho a portata di guadino, solo che non so come farlo entrare perchè il guadino è davvero piccolo in confronto al pesce, penso di farci entrare la testa e poi tirarlo verso riva, ci metterò le mani e in un modo o nell’altro lo tiro fuori. Ho la pessima idea, però, di lasciare a terra il guadino un attimo, tenere la canna con la sinistra, e cercare in tasca, con la destra, il cellulare per fotografare il luccio prima del salpaggio. Idea disastrosa perchè il telefonino mi cade per terra e quando mi chino per raccoglierlo, abbasso anche la canna e zacchete... il luccio si slama praticamente senza muoversi, solo per la mancata tensione. Il bello è che il pesce, stremato dalla pur breve lotta, se ne rimane lì, coricato sull’acqua, sottoriva, ancora a portata di guadino!!! Però, appena lo tocco con la rete, trova il fiato per una possente scodata e se ne torna a centro canale. Vabbè, è stata una bella lotta e una bella sorpresa: quel luccio, lì, in quel posto, non doveva esserci!
Qualche giorno dopo, per l’esattezza sabato, nel tardo pomeriggio, mi trovo in un tratto dell’Antanello, piccolo corso d’acqua gestito dall’APPV, alla ricerca di qualche trotella e arriva la seconda sorpresa, stavolta documentata con foto: in un tratto secondario della roggia, con acqua bassa e lenta, mi metto a fare degli scardoloni che bollano a pelo d’acqua, roba da 4-5 etti che mi fa tornare bambino. Dopo averne presi e rilasciati 3-4, il galleggiante parte deciso dopo un paio di sobbalzi, ferro e inizia a fischiare la frizione! Trotona? Barbo? Cavedanone? Scardola XXXL? Macchè: carpa! Una regina di livrea bellissima, piena di uova, che non dovrebbe trovarsi lì, in acque da trote... Il mio 0,16 è messo a dura prova ma tiene. Non ho il guadino (lasciato in auto), la riva è alta e piena di rovi. Tiro piano piano il pesce verso riva, con la testa fuori dall’acqua, mi avvicino pungendomi il braccio, prendo il cellulare e stavolta riesco a fotografare il pesce!

Tiro la carpa il più vicino possibile, se avessi il guadino sarebbe cosa fatta, invece tiro fuori la pinza dalla tasca e delicatamente, con il pesce in acqua, stacco l’amo dal labbro superiore del pesce che se ne può tornare tranquillo a fare il turista in acque che non gli competono!
Due sorprese una dietro l’altra, a testimonianza che una delle cose belle della pesca è proprio l’imprevedibilità.