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[Giordaloco]

Bari, i fondali inquinati
e i polpi scompaiono. E al mercato...

di NiCOLO' CARNIMEO

BARI - Ore 18, il mare è come l’olio: condizioni ideali per la pesca con la lampara e la fiocina. Ma sulle banchine di Giovinazzo serpeggia il malcontento. Tra i pescatori c’è chi non vorrebbe uscire. «Il fondale è ricoperto di alghe e il pesce è scomparso», dice qualcuno. Ma più che i pesci sono i polpi a mancare. Non se ne pescano da giorni, le tane sono vuote. Non resta che verificare. Si va al largo con il gozzo di Giuseppe Palmiotto, detto «occhio di lince», cinquant’anni e due occhi azzurri luminosi. Qui lo conoscono tutti perché pescando di notte con la fiocina è riuscito a mantenere la famiglia e a sistemare due figli. Conosce il fondale da Bisceglie a Bari come le sue tasche. È già buio quando arriviamo nei pressi di Bisceglie, a Torre Calderina, e Giuseppe piegato nello «specchio» (una sorta di bidone con un vetro all’estremità che si affonda nell’acqua) ispeziona ogni anfratto con una rapidità prodigiosa e, appena gli capita una preda a tiro, la fulmina con la fiocina. Un grosso sarago, poi un tordo di quattrocento grammi. Prende il pesce variopinto e lo mostra: «Questa screpolatura sulla livrea, che sembra una ferita – fa notare – è colpa dell’alga maledetta. I pesci stanno soffrendo. In questa stagione dell’anno dovrebbero essere più pieni, tondi e, invece, paiono scheletri. C’è poco da mangiare».

Guardando dallo spo ci si rende conto della situazione: il fondo è ammantato da una fanghiglia marrone uniforme ed estesa che non lascia respirare. «Invece di questa porcheria - ribatte Giuseppe - ora dovrebbe fiorire la lattuga di mare, l’erba verde, una prelibatezza per i pesci e dovrebbero esserci tanti polpi: lo scorso anno se ne prendeva una trentina di chili ogni sera». Lungo la «batimetrica» (linea che idealmente congiunge i punti con la stessa profondità) di 5-6 metri di polpi non ce n’è neanche l’ombra e la barca, muovendosi lentamente con i remi, percorre più di 15 miglia, una trentina di chilometri.

«I polpi che sono sopravvissuti - spiega il pescatore - si sono spostati nei fondali più profondi e infatti le uniche barche che li stanno prendendo lo fanno sugli 8-10 metri e oltre». L’habitat costiero, che è il più prezioso e fragile, lungo tutto il litorale barese è seriamente compromesso. Mancano i polpi e i ricci di mare sono sempre di meno. La situazione potrebbe cambiare con l’arrivo di una forte mareggiata, capace di spazzare le alghe dal fondale. Ce n’è stata una agli inizi di luglio che ha migliorato le condizioni ambientali, ma quando il mare è calmo le alghe si depositano di nuovo rendendolo invivibile. E c’è il rischio che si diffondano altre sostanze tossiche. Se la notizia raccolta dalla «Gazzetta» sulle tracce di arsenico trovate nei campioni di alghe prelevate a Molfetta, benché smentita dall’Arpa, dovesse essere confermata, bisognerebbe cercarne le cause controllando tutti gli scarichi in mare.

La morìa e la migrazione dei polpi al largo è un segnale in più, che non si era mai registrato prima. Eppure l’Ostreopsis (così si chiama l’alga killer) è presente da alcuni anni. Giuseppe Palmiotto ricorda una morìa anche qualche anno fa. Ma in questo caso è lapidario: «Sono quarant’anni che pesco in questa zona e non ho mai assistito a nulla di simile». Tre del mattino, il gozzo ritorna a Giovinazzo, sulla banchina tra i marinai sfatti di stanchezza. Mezze frasi ma nessuno ha preso polpi con la fiocina. Sui banchi del mercato non ci saranno.