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Giugno...Piu' di 50 anni fa'...


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2 risposte a questo topic

#1 Repele Dimitri

Repele Dimitri

    Repele Dimitri

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  • 29182 Post:
  • LocalitàNuvolera (BS)
  • Tecnica: Mosca & c
  • Provenienza: Nuvolera (BS)

Postato 20 March 2009 - 18:02 PM

Giugno...Piu' di 50 anni fa'...by Giordaloco

Che mese Giugno!!! , arriva il caldo , le scuole chiudono ed io me ne andavo sulla casetta al lago con la mamma ; chissà perchè gli odori , i colori, il caldo e le sensazioni sulla pelle non sono più quelle di un tempo , forse sono solo i miei sensi stanchi che non le registrano.

Il sabato aspettavo con ansia l’arrivo di mio padre da Milano , già ero passato dalla Privativa, emporio locale che aveva di tutto, per reperire l’ingrediente segreto e indispensabile per la pescata notturna che stavo aspettando da una settimana; il pane vecchio stava ammollandosi in acqua e latte ed , io , sotto lo sguardo vigile e un pò disapprovante della madre mi accingevo al rito e all’obbligo che mi ero assegnato di diritto e che non avrei ceduto a nessun prezzo: la preparazione dell’esca per la serata.

Il bersaglio della serata sarebbero state le viscidissime anguille , i brillanti cavedani e le verdi dorate tinche , pertanto i pastoni avrebbero dovuto essere due; divido e sistemo il pane in ammollo su due taglieri , dopo averlo strizzato a dovere, inizio ad impastarlo; intanto la madre ,più o meno sempre pronta a dar corda ai suoi uomini , aveva ultimato la cottura della polentina gialla.

Svolgo con cura dalla carta oleata l’ingrediente miracoloso: una fettona di gorgonzola ed inizio ad amalgamarlo al primo impasto, con calma , metodo e fiducia, non posso dire che l’odore fosse proprio da paradiso ,ma a me a quell’epoca sembrava la cosa più buona che avessi mai odorato, farlo era un’arte , doveva avere la consistenza e l’amalgama giusta , abbastanza soffice da non insospettire il pesce e abbastanza consistente da rimanere sull’amo, quindi le aggiunte di pan grattato dovevano essere fatte alla perfezione, le lezioni del mio vecchio erano state perfette; ed ora l’ultimo tocco : l’aggiunta di un pò di parmigiano.

La polenta ora era fredda al punto giusto da poter essere lavorata ; un pò di farina bianca per darle la giusta consistenza e una bella mestolata di “Farina di Burdoc” (scarafaggi) chissà se oggi la vendono ancora ? E finalmente le esche erano pronte; avevo passato tutta la settimana a pasturare con granoturco ammollato e polpettine di farina mista in attesa della grande pescata, adesso mancava solo mio padre.

Arriva ed io non sto più nella pelle , il fatto che voglia mangiare , lavarsi , parlare con mia madre mi irrita e indispettisce , non capisce che i pesci sono lì che hanno fame e che a me non importa nulla del cibo , delle chiacchiere o dell’igene , io voglio solo andare a buttare le lenze.

Finalmente si parte , le cordine sono pronte , le ho controllate due volte durante la settimana , gli ami pungono , la treccina è ben avvolta sui bastoni di bambù e il sughero piatto è ben fissato con uno stecchino, si va !!!

Il vecchio muretto è lì che ci aspetta , l’osteria alle nostre spalle e un lampione ci danno luce bastante alla bisogna ; si svolgono le lenze ammucchiandole ai nostri piedi e poi si dispongono accuratamente in forma circolare sul muretto, si innescano i due ami , posti alla stessa altezza , con un boccone a forma di pera , due cordine col gorgonza e due con la polenta , si impugnano i due voluminosi bocconi e si lancia; aspettiamo mentre lentamente se ne vanno sul fondo e poi si poniamo i sugheri a penzoloni nella parte interna del muretto; in caso di abboccata saliranno il muretto e, quando saranno in cima sarà il momento della ferrata.

Ed ora incomincia il momento più bello : l’attesa , mentre mio padre parla con altri pescatori io ascolto estasiato tutte quelle avventure improbabili di pesci enormi,presi e persi , di esche , di tecniche e , magari sussurrato , in modo che io non senta, di donne.

La voce concitata del “Gaina” , uscente da un faccione reso ben colorito dal vino ,<> riporta l’attenzione di tutti alla pesca; il tappo sta risalendo a strappetti lungo il muretto , lui ha già la mano pronta sul filo , come tocca la sommità stringe la lenza e strattona : <> e inizia a tirare; a poco a poco arriva in superficie una cosa che si arrotola su se stessa e sul filo, un ultimo strappo e piomba sul marciapiede dove si inarca , si arrotola e serpeggia ; rapido il Gaina gli butta addosso uno straccio e l’afferra mentre l’anguilla gli si avvolge sul braccio lasciando una scia bavosa e traslucida sotto la luce del lampione ; incurante del viscidume che gli ricopre braccio e camicia , controlla la posizione dell’amo e parte con una sequela di impropreri che solo un Comasco incavolato sa inventare ; <> ; coi denti taglia il setale e butta la preda in un secchio , i pescatori sono intorno a far commenti ; è una bella anguilla che sarà più o meno un paio di chili; ormai la calma è ritornata e i guerrieri si dirigono all’osteria per celebrare con un paio di cicchetti, non senza avermi prima affidato il gradito compito ad alta responsabilità della cura delle lenze ; si sa , sono il bocia e mi tocca , ma di certo non mi dispiace.

E’ bello nel silenzio , auto all’epoca ne passavano poche o nessuna , i lampioni si specchiavano nell’acqua lucida , nera e immobile creando scie di luce , il mormorio sordo dell’osteria alle spalle mi faceva sentire meno solo e nello stesso tempo partecipe di quelle cose da grandi maaaa!!! Il tappo parte , sale con uno strappo veloce e va !!! <> l’urlo mi esce dalla gola mentre ferro con forza e qualcosa strattona dall’altra parte come se volesse portarmi in acqua; mio padre si affaccia dall’osteria e mi dice <> ; con questo cavedano , perchè ormai sono sicuro che è un cavedano , attaccato alla lenza che strattona come un matto , vedo l’altro sughero volare oltre al muretto , prendo anche l’altro filo e in qualche modo tiro , mentre un altro urlo angosciato mi esce dalla gola : Papaaaa !!!!! ; sono lì con due fili in mano e non so fare altro che gridare a squarciagola , sono in pieno panico , finalmente sento qualcuno che mi leva un filo dalle mani , ancora non ho ben chiaro quello che è successo , mi ritrovo con un cavedanazzo che si sbatte ai miei piedi e mio padre che sta facendo passare sopra il muretto l’altro , ci sono tutti intorno , qualcuno mi batte sulla spalla e si congratula, un altro mi stringe la mano ma io non realizzo , sono quasi fuori dal tempo , la prima cosa che ricordo chiaramente è che sono davanti al bancone del bar con in mano una menta al selz , incomincio ad assaporare la vittoria , mi sento grande , sono come loro , ho lottato e vinto , ho preso il pesce, sento ancora adesso l’esaltazione come se fossi ancora lì.

Ormai è tardi , eccitato , in stato confusionale , euforico e soddisfatto aiuto a riavvolgere le cordine e per mano a mio padre mi dirigo verso casa , non penso di aver mai più provato quelle sensazioni in nessuna altra circostanza , ma credo che quelle mi seguiranno per sempre , impresse a fondo nella mia memoria
Gli Amici Della Topa
http://dimibsfishing....wordpress.com/


La classe non è acqua ma prosecco! [cit.Repele Dimitri ]

#2 taluzzo

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Postato 03 October 2011 - 20:12 PM

bellisima storia complimenti anche per come è narrata.

#3 Bollo

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  • Provenienza: Milano

Postato 03 October 2011 - 22:29 PM

:cry: :gott: :gott:

Giugno...Piu' di 50 anni fa'...by Giordaloco

Che mese Giugno!!! , arriva il caldo , le scuole chiudono ed io me ne andavo sulla casetta al lago con la mamma ; chissà perchè gli odori , i colori, il caldo e le sensazioni sulla pelle non sono più quelle di un tempo , forse sono solo i miei sensi stanchi che non le registrano.

Il sabato aspettavo con ansia l’arrivo di mio padre da Milano , già ero passato dalla Privativa, emporio locale che aveva di tutto, per reperire l’ingrediente segreto e indispensabile per la pescata notturna che stavo aspettando da una settimana; il pane vecchio stava ammollandosi in acqua e latte ed , io , sotto lo sguardo vigile e un pò disapprovante della madre mi accingevo al rito e all’obbligo che mi ero assegnato di diritto e che non avrei ceduto a nessun prezzo: la preparazione dell’esca per la serata.

Il bersaglio della serata sarebbero state le viscidissime anguille , i brillanti cavedani e le verdi dorate tinche , pertanto i pastoni avrebbero dovuto essere due; divido e sistemo il pane in ammollo su due taglieri , dopo averlo strizzato a dovere, inizio ad impastarlo; intanto la madre ,più o meno sempre pronta a dar corda ai suoi uomini , aveva ultimato la cottura della polentina gialla.

Svolgo con cura dalla carta oleata l’ingrediente miracoloso: una fettona di gorgonzola ed inizio ad amalgamarlo al primo impasto, con calma , metodo e fiducia, non posso dire che l’odore fosse proprio da paradiso ,ma a me a quell’epoca sembrava la cosa più buona che avessi mai odorato, farlo era un’arte , doveva avere la consistenza e l’amalgama giusta , abbastanza soffice da non insospettire il pesce e abbastanza consistente da rimanere sull’amo, quindi le aggiunte di pan grattato dovevano essere fatte alla perfezione, le lezioni del mio vecchio erano state perfette; ed ora l’ultimo tocco : l’aggiunta di un pò di parmigiano.

La polenta ora era fredda al punto giusto da poter essere lavorata ; un pò di farina bianca per darle la giusta consistenza e una bella mestolata di “Farina di Burdoc” (scarafaggi) chissà se oggi la vendono ancora ? E finalmente le esche erano pronte; avevo passato tutta la settimana a pasturare con granoturco ammollato e polpettine di farina mista in attesa della grande pescata, adesso mancava solo mio padre.

Arriva ed io non sto più nella pelle , il fatto che voglia mangiare , lavarsi , parlare con mia madre mi irrita e indispettisce , non capisce che i pesci sono lì che hanno fame e che a me non importa nulla del cibo , delle chiacchiere o dell’igene , io voglio solo andare a buttare le lenze.

Finalmente si parte , le cordine sono pronte , le ho controllate due volte durante la settimana , gli ami pungono , la treccina è ben avvolta sui bastoni di bambù e il sughero piatto è ben fissato con uno stecchino, si va !!!

Il vecchio muretto è lì che ci aspetta , l’osteria alle nostre spalle e un lampione ci danno luce bastante alla bisogna ; si svolgono le lenze ammucchiandole ai nostri piedi e poi si dispongono accuratamente in forma circolare sul muretto, si innescano i due ami , posti alla stessa altezza , con un boccone a forma di pera , due cordine col gorgonza e due con la polenta , si impugnano i due voluminosi bocconi e si lancia; aspettiamo mentre lentamente se ne vanno sul fondo e poi si poniamo i sugheri a penzoloni nella parte interna del muretto; in caso di abboccata saliranno il muretto e, quando saranno in cima sarà il momento della ferrata.

Ed ora incomincia il momento più bello : l’attesa , mentre mio padre parla con altri pescatori io ascolto estasiato tutte quelle avventure improbabili di pesci enormi,presi e persi , di esche , di tecniche e , magari sussurrato , in modo che io non senta, di donne.

La voce concitata del “Gaina” , uscente da un faccione reso ben colorito dal vino ,<<ghè dà , ghè dà !!!>> riporta l’attenzione di tutti alla pesca; il tappo sta risalendo a strappetti lungo il muretto , lui ha già la mano pronta sul filo , come tocca la sommità stringe la lenza e strattona : <<la ghè , la ghè !!!!>> e inizia a tirare; a poco a poco arriva in superficie una cosa che si arrotola su se stessa e sul filo, un ultimo strappo e piomba sul marciapiede dove si inarca , si arrotola e serpeggia ; rapido il Gaina gli butta addosso uno straccio e l’afferra mentre l’anguilla gli si avvolge sul braccio lasciando una scia bavosa e traslucida sotto la luce del lampione ; incurante del viscidume che gli ricopre braccio e camicia , controlla la posizione dell’amo e parte con una sequela di impropreri che solo un Comasco incavolato sa inventare ; <<l’ha mandà gio tut, me tuca taià e gù minga chi un alter am>> ; coi denti taglia il setale e butta la preda in un secchio , i pescatori sono intorno a far commenti ; è una bella anguilla che sarà più o meno un paio di chili; ormai la calma è ritornata e i guerrieri si dirigono all’osteria per celebrare con un paio di cicchetti, non senza avermi prima affidato il gradito compito ad alta responsabilità della cura delle lenze ; si sa , sono il bocia e mi tocca , ma di certo non mi dispiace.

E’ bello nel silenzio , auto all’epoca ne passavano poche o nessuna , i lampioni si specchiavano nell’acqua lucida , nera e immobile creando scie di luce , il mormorio sordo dell’osteria alle spalle mi faceva sentire meno solo e nello stesso tempo partecipe di quelle cose da grandi maaaa!!! Il tappo parte , sale con uno strappo veloce e va !!! <<papaaaaa!!!>> l’urlo mi esce dalla gola mentre ferro con forza e qualcosa strattona dall’altra parte come se volesse portarmi in acqua; mio padre si affaccia dall’osteria e mi dice <<forza , tiralo fuori che vengo>> ; con questo cavedano , perchè ormai sono sicuro che è un cavedano , attaccato alla lenza che strattona come un matto , vedo l’altro sughero volare oltre al muretto , prendo anche l’altro filo e in qualche modo tiro , mentre un altro urlo angosciato mi esce dalla gola : Papaaaa !!!!! ; sono lì con due fili in mano e non so fare altro che gridare a squarciagola , sono in pieno panico , finalmente sento qualcuno che mi leva un filo dalle mani , ancora non ho ben chiaro quello che è successo , mi ritrovo con un cavedanazzo che si sbatte ai miei piedi e mio padre che sta facendo passare sopra il muretto l’altro , ci sono tutti intorno , qualcuno mi batte sulla spalla e si congratula, un altro mi stringe la mano ma io non realizzo , sono quasi fuori dal tempo , la prima cosa che ricordo chiaramente è che sono davanti al bancone del bar con in mano una menta al selz , incomincio ad assaporare la vittoria , mi sento grande , sono come loro , ho lottato e vinto , ho preso il pesce, sento ancora adesso l’esaltazione come se fossi ancora lì.

Ormai è tardi , eccitato , in stato confusionale , euforico e soddisfatto aiuto a riavvolgere le cordine e per mano a mio padre mi dirigo verso casa , non penso di aver mai più provato quelle sensazioni in nessuna altra circostanza , ma credo che quelle mi seguiranno per sempre , impresse a fondo nella mia memoria


LUCA BOLLINI
-[(St.Croix MB S MLXF69 + Shimano Aernos 2500)] - [(Quantum KVD 706M + Daiwa Zillion PLA)] - [(Quantum superlite 702 + Daiwa Zillion SHLA)] - [(Quantum Tour PT 610 + Daiwa Zillion HLA)] - [(Major Craft Slicer 70H + Shimano Curado 201e7)] - [(GLoomis SWBR904 + Daiwa Zillion SHLA)] - [(Quantum EXO spin EXS664F + Daiwa Procyon 2000sh)]


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