Data: 02/12/2015.
Ora: 11.30-18.00.
Spot: Scogliera naturale, Cava d’Aliga (RG).
Condizioni meteo-marine: scaduta, vento moderato-debole 10 km/h E-NE, altezza onda 0,60 m.
Tecnia: Inglese.
Esche: gambero sgusciato.
Pastura: pastura fai da te a base di teste e carapaci di gambero, bibi, formaggio e aglio: bigattino.
Montatura: lenza morta e piombata, terminali da 0.13 e 0.16, ami beack 10, 12 e 14.
Gasato per la bella scaduta e per essere sopravvissuto alla megasessione di qualche giorno fa, verso le 11.00 carico l’auto e parto diretto per la scogliera che spesso mi regala qualche bel sarago.
Monto guadino e canna ed effettuo il mio primo lancio, nel frattempo mi raggiunge un amico sul posto, piazzo la canna e mi alzo giusto un attimo per prendere il mio bel panino salame e provolone. Faccio appena in tempo a tirare fuori il panino dallo zaino che sento la frizione cantare come non mai, mi volto e vedo la canna schiantarsi sugli scogli e farsi strada verso il mare come una tartaruga appena nata.
Immediatamente mi lancio sulla canna, dando prova della mia profonda conoscenza in campo di imprecazioni. Quando riprendo la canna in mano è già troppo tardi, il siluro ha già tagliato il terminale. La cosa incredibile è che dalla fuga alla prima maledizione saranno pasatti 4 secondi, e il galleggiante avrà fatto un 10 metri.
Pronto a tutto e votato alla vendetta, passo da uno 0.13mm ad uno 0.16mm con brillatura sull’amo e amo beack del 10, intanto il mio socio scappotta con una spigola maculata mentre io tiro fuori una bavosa e cinque saraghi combattivi ma sottomisura.
Continuo a pasturare a monte della corrente, ogni tanto incaglio sul fondale e mi avvicino sempre più alla spesa di 20/30 euro in minuteria. Si fanno le 16.00 e sono circa tre ore che l’esca sparisce senza molti segnali (salpe) e decidiamo di trattenerci fino ad un’ora dopo il
tramonto, sperando che il cambio di marea, il cambio di luce e il buio ribaltino la situazione. Faccio ulteriori tentativi in altri punti della scogliera e un’onda mi travolge bagnandomi fino al collo. Il sole è quasi sparito all’orizzone e da un paio di ore il pesce ha anche smesso di mangiare, decido di chiudermi tutto e godermi i 10 minuti di aria calda offerti dalla mia cara Fiat Uno.
Anche oggi mi è andata male e non mi rimane che trarre le mie conclusioni e piangere lacrime amare per i segni riportati dalla canna. Per quanto riguarda il cappotto le probabili cause potrebbero essere da attribuire ad una scorretta pasturazione, inadeguato impianto pescante o motivi a noi pescatori ignoti (sfiga).
Spero di potermi rifare quanto prima possibile!