Il problema delle trote italiane è alquanto complesso, sia perche il gruppo Salmo (trutta) trutta è assai plastico, sia per il fatto che l'introgresione dei ceppi, data dall'introduzione di materiale allevato proveniente dal Nord Europa (ceppi atlantici), è ormai difficile da rimediare. Rimangono alcune (poche) popolazioni selvatiche non intaccate e, soprattutto, popolazioni più o meno selvatiche che presentano tassi più o meno elevati di ibridazione. La trota fario di ceppo mediterraneo deriva filogeneticamente dalla trota macrostigma (Salmo cettii) che colonizzava originariamente i corsi d'acqua del versante tirrenico ed insulare (Sicilia e Sardegna). Poi le transfaunazioni (spostamenti di materiale ittico da un versante all'altro) hanno fatto si che popolazioni mediterranee di trota fario colonizzassero anche l'Appennino settentrionale e l'Arco Alpino occidentale. La trota marmorata, Salmo (trutta) marmoratus Cuv., fa storia a se, anche se pure in tal caso è possibile l'ibridazione con trote fario di qualsiasi ceppo d'appartenenza. Ritornando a bomba: i soli caratteri fenotipici (livrea, numero e disposizione delle macchie di punteggiatura, macchia preopercolare, bande parr, ecc.,) non sono sufficienti a dirimere i dubbi sul ceppo d'appartenenza. Per avere una certa sicurezza occorrono analisi sul genoma, sia a livello mitocondriale che nucleare e la scienza........non è perfetta!!!! Certo è che una prima analisi del fenotipo permette comunque di fare una distinzione abbastanza significativa tra presunte trote fario di ceppo mediterraneo, di ceppo atlantico o di ibridi. Faccio un esempio qui sotto:
Questa è quasi certamente una fario di ceppo mediterraneo (per la cronaca appartiene ad una popolazione di un torrente appenninico emiliano), mentre quella sotto è una bella fario di ceppo atlantico immessa adulta
, infine la terza immagine si riferisce ad una trota fario di ceppo atlantico perfettamente rinselvatichita e adattata in un corso d'acqua appenninico.
. E' chiaro che un occhio allenato ed esperto (un tecnico del settore) può trarre conclusioni e fare distinzioni molto di più rispetto al pescatore generico. Nel caso della terza trota si nota chiaramente anche la macchia preopercolare, tuttavia la punteggiatura rada, grossolana ed ocellata di bianco ne tradiscono l'origine. Dubbi, lo so per certo, ne rimarranno sempre, per cui il mio consiglio è quello di pensare soprattutto a mantenere ciò che di buono abbiamo, cioè le popolazioni selvatiche e/o rinselvatichite, cercandodi non fare più danni di quelli già operati in passato con le pratiche ittiogeniche. Ciao, Federico.