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presentazione Cobra ,la storia


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28 risposte a questo topic

#1 cobra

cobra

    Moderatore di Sezione

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  • Localitàlago di Garda
  • Tecnica: spinning
  • Provenienza: lago di garda

Postato 05 July 2007 - 16:13 PM

Mi chiamo Claudio Gaspari, in arte Cobra.

“Cobra” è stato per anni il mio soprannome, anche mia madre mi chiamava cosi; mi e stato affibbiato da un professore universitario molto conosciuto nella zona.

Lo incontrai su di un pullman, avevo forse 16 anni, si sedette accanto a me e mi chiese cosa si stesse muovendo sotto la mia camicia, ma non feci in tempo a dir parola che, con mio grande imbarazzo, un colubro di Esculapio (in latino elaphe longissima, dal nome elapide ovvero famiglia dei cobra), un serpente innocuo che si vede sul simbolo delle farmacie e che in tutto assomiglia al cobra (ma non dilata il collo), saltò fuori ed il professore lo afferrò prontamente, avendolo riconosciuto per quel che era.

Quella volta scoprii che anche lui era un amante dei serpenti e dell'India; dopo di allora ci incontrammo spesso, anche in India a Benarers, fino alla sua morte nel 1989; ormai solo i vecchi amici mi chiamano “Cobra”.

Se invece mi chiedete quando ho cominciato a pescare, proprio non me lo ricordo perché ai bambini come me che nascono sulle rive di un lago e quasi naturale ritrovarsi quasi da subito con una canna in mano.

Quasi tutti gli abitanti del mio paese erano pescatori di professione con le reti ; infatti abitavo in un piccolo villaggio sulle sponde del lago, tagliato quasi fuori dal mondo con di fronte il monte Baldo a far da cornice.

Quando ero piccolo, a casa soldi non ce n’erano mai abbastanza e mi ricordo che un vecchio pescatore a noi bambini, piegava dei piccoli chiodi ad uncino per insegnarci a prendere qualche piccolo pesce e contribuire fin dalla tenera età a riempire la dispensa.

A questi chiodi storti legavamo un filo di canapa, un po’ di mollica di pane nelle tasche e… via per la discesa polverosa fino al lago.

Si prendeva a volte un vairone che doveva essere stanco di vivere, con un amo cosi rudimentale, ma da piccolo ero già contento pure così.

D’estate con i raggi di un vecchio ombrello rotto (BATECHE), legati con del filo di ferro, si costruiva un rudimentale arco. Poi con una bacchetta opportunamente lavorata si costruiva una freccia e dopo si correva giù al lago, ci si immergeva in mutande e con una maschera da sub ad oblò tondo, si andava a caccia, cercando di infilzare nei buchi delle rocce i pesci (PES).

Prima con il filo in mano, poi con un bastone, le prime canne di bambù ed infine chissà da dove… sbuca una canna in fibra di vetro bianca (la mia prima canna da lancio) da spinning diremmo ora abituati giocoforza ai termini inglesi.

Finalmente una vera canna da lancio per me ragazzo amante dell’acqua e dei pesci, con tanto di mulinello che sgranava ad ogni giro di manovella…ogni lancio una parrucca, ma avevo un vero mulinello tutto mio... il suo rumore mi sembrava una musica, che facevo suonare per ore.

Ancora oggi, ogni tanto, mi diverte andare a pesca con una vecchia canna in bambù pesantissima, perché mi sembra di ritornare un po’ bambino; vedo l'ilarità sul volto degli altri pescatori che forse mi compatiscono, ma non me ne curo e continuo la mia avventura perché è proprio di quelle sensazioni che, in quel momento, ho davvero bisogno.

I primi cucchiaini (CUCIARI) ed i minnows (PES FINT) autocostruiti, li ho visti la prima volta dal vecchio pescatore che ci dava gli ami fatti con i chiodi piegati.

Lui li faceva di legno e poi li colorava sempre di giallo, diceva che era il colore che i pesci vedono meglio, li usava con il LILO’, un tipo di pesca simile alla tirlindana.

Fin da piccolo uscivo con la barca a remi per la posa della SGUERNA, un filo lungo dei chilometri con attaccati ad intervalli regolari degli ami con dei pesciolini vivi e si procedeva navigando a zig zag ancorandola a riva con una pietra e un sughero per segnalazione.

Mio padre che faceva il minatore, si ammalo di silicosi, cosi non poté più lavorare ed iniziarono tempi davvero duri; ho perciò iniziato a pescare per necessità.

Andavo a prendere le lumache quando pioveva, oppure cacciavo i gamberi di torrente, prendevo gli uccellini con le trappole, raccoglievo le erbe in primavera, rubavo nei campi la frutta di stagione e principalmente andavo a pesca, contribuendo al bilancio famigliare.

Mia madre prendeva i vaironi che gli portavo, li puliva e li friggeva; oppure li metteva nei barattoli di vetro sotto aceto, con foglie di rosmarino aglio cipolla per poterli mangiare anche d’inverno, nei momenti di magra.

Cacciavamo dai pontili con delle fiocine e gli arpioni attaccate ad una lunga canna, prendendo dei grassissimi lucci, belle bottatrici e saporite tinche… specialmente di notte con le lanterne al carburo.

Da ragazzi si usava anche un cerchio di botte con una rete a sacco recuperata da un pezzo di rete rotta abbandonata dai pescatori di mestiere. Si lanciava sul branco di cavedani in frega richiamati da uno di noi che sfregava una grossa pietra sui ciottoli della spiaggia, imitando la CAVASINA (il cavedano femmina) in frega.

Questo cerchio chiamato SERCOL, non aveva un padrone ed era a disposizione di tutto il villaggio. Chiunque sul molo avesse bisogno di qualche pesce per il pranzo o per la cena poteva utilizzarlo e tutti provvedevano alla sua manutenzione. In qualsiasi momento si poteva usare bastava essere del villaggio… ora con l’egoismo dilagante che si vede in giro è difficile immaginare una cosa simile, ma a quei tempi la miseria e la povertà generale rendeva le persone molto più unite e solidali fra loro.

Nelle calde notti d’estate con un semplice guadino (BARTABEL), si correva sul filo del bagnasciuga e si raccoglievano tantissime alborelle in frega. Prima finivano su un giornale pieno di farina e subito dopo nell’olio bollente. Nascevano spontanei dei capannelli di persone di ogni età ed al chiaro di luna si mangiavano tutti assieme questi saporitissimi pesciolini. In quel periodo in cui le alborelle si avvicinavano a riva era sempre una festa ed i fuochi e le candele, creavano nel villaggio un atmosfera davvero magica. Gli attori protagonisti erano i piccoli pesci, quelle alborelle che a quei tempi erano talmente numerose che sembravano non poter finire mai.

Nelle notti più calde non era insolito vedere parecchie persone del villaggio scendere sui pontili con il cuscino ed un lenzuolo ed addormentarsi beati al venticello del San Carlo, un vento caldo proveniente da ovest.

Alcuni come il sottoscritto, preferivano il dondolio del ponte di una barca, non prima di aver lanciato una lenza a mano con un ancorina a tre punte innescata con formaggio, uva o ciliegie, fichi o un pezzo di budella. Si fissava la lenza ad un anello ferma barca e poi a nanna. Il mattino seguente al risveglio il pranzo era sempre assicurato da anguille, bottatrici, cavedani e altre specie lacustri.

Un altro sistema di pesca era a galla con il pane raffermo; si pasturava e con un pezzo di legno come galleggiante attaccato al filo di nylon il finale portava o un amo del 6 storto o un ancorina.

Ne avrei di pagine da raccontare sui sistemi di pesca usati da noi giovani ragazzi sempre in piazza (PIASSAROT).

In quanto alla pesca a lancio, non ho ricordi particolari dei miei inizi, come non ho ricordi della prima autocostruzione. Con un semplice piombo si facevano dei cucchiaini; mentre i più ricchi usavano dei veri cucchiaini da caffè.

Il padre di un amico costruiva inizialmente con del ferro e successivamente in ottone, degli artificiali ellittici da sette centimetri con i bordi smussati, che ondulavano e sfarfallavano in modo meraviglioso.

Si agganciava di tutto, anche in caduta erano catturanti; ora lui e morto ed io conservo ancora, come reliquie, alcune sue AOLETTE (la chiamavamo AOLA ovvero alborella).

Molti anni fa prima della “moda” del cattura e rilascia (CIAPA E MOLA), fui colto dai sensi di colpa quando uccidevo i pesci non per necessità ma per sport.

Mi accorgevo che a volte i pesci restavano nel frigo per giorni e alla fine erano buttati. Ebbi come un rifiuto fisico alle catture e per anni pescai proprio pochino (ma la pesca per me è come una droga, non posso fare a meno). Allora ripresi ma tenevo solamente ciò che mangiavo, altrimenti liberavo tutto il pesce.

Se parliamo di pesci buoni da mangiare, non mettetevi a ridere, io preferisco il cavedano poiché si riescono a fare delle polpette buonissime; ora da noi é scomparso o quasi.

Da quando poi hanno proibito la caccia nel basso lago ad anatre e svassi e stata una tragedia perché queste specie sono ghiotte di uova di cavedano e di alborelle anch’esse praticamente sparite.

Poi come se non bastasse a rovinare l’equilibrio del lago sono arrivati i black bass, ed i persici sole importati dalle americhe, anche loro distruttori di avannotti . Aggiungiamoci poi i prelevamenti indiscriminati di acqua dal Garda e dal fiume Mincio per irrigare le pianure mantovane: il livello del lago è conseguentemente sempre più basso.

Sarà per questo, sarà per quello ma di pesci se ne vedono sempre meno. Nei nostri torrenti le specie autoctone sono praticamente sparite o preda di bracconieri o di piccola taglia o di immissione che abboccano anche ad un filtro di sigaretta pur di mangiare qualche cosa e quindi non pesco quasi più.

Mi diverto a sentire le storie dei miei più fortunati amici che non hanno perso ancora l’entusiasmo e vanno a pescare nell’Adige, nel Chiese o nell’Avisio ... magari utilizzando le mie esche, e mi dicono: "sai con un tuo pesce finto ho preso una marmorata "…”ho allamato una trota fario (MIGNAGA)" autoctona, era lunga un braccio ma poi se sganciata… magari è una bugia, ma fa niente, ci credo e basta.

Gian Domenico Bocchi diceva in un suo libro: “ci vuole fiducia quando si va a pesca e una piccola bugia può crearne tanta di fiducia”.

Nel1979 partii per l’India in autostop e nel mio zaino c’era anche una canna telescopica modificata, ovvero con l'impugnatura tagliata per renderla più corta.

Pescai un po’ ovunque anche nell'oceano indiano, stetti un anno in India, poi in Turchia, Iran, Pakistan, Bangladesh, Birmania.. poi di passaggio nel Nepal, due mesi sul lago di Pokara.

Nove anni fa una malattia mi ha dato il colpo di grazia, cosi che per sentirmi ancora un po’ pescatore ho intensificato la mia ricerca nella costruzione di nuovi artificiali, Spesso costruisco solo su precise indicazioni dei lanciatori arrivando sempre o quasi ad un compromesso costruttivo per cercare di riprodurli in serie.

Ragazzi c’è sempre, dico sempre, da imparare da chiunque. Anche se come dicono qui, ogni testa é n’a crapa e a metter d'accordo tutti i pescatori… ce ne vuole di pazienza, la pazienza di un vero pescatore; quello che credo di essere anch’io.


by Cobra

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RICORDI DI PESCA DELLA MIA INFANZIA



Da bimbo la pesca era il mio passatempo preferito, per due ragioni, mi affascinava l'idea di catturare il gigante del lago (BISTIù),storie di pescatori che parlavano di bestie enormi ,che scorrazzavano in una vastità di acqua immensa agli occhi di un bambino ,in effetti le bestie enormi esistevano .
Il battellante del paese catturò con una fiocina ,un luccio di 120 centimetri per 25 kg di peso .
Con il fucile subaqueo personalmente presi una tinca di 9 kg,allora non era un problema usare un fucile a molla o un thaithiano ad elastico,anche se avevo si e no 10 anni, i cavedani sui 2 -3 kg all'ordine del giorno,c'erano pesci gatto ,persici ,bottatrici ,barbi ,salmerini ,e tutti di notevoli dimensioni la seconda ragione perchè contribuivo a riempire la dispensa di casa.


Già da piccini si pescavano le BOSE ,O BOTERù ,piccolissimi pescetti che vivono quasi strisciando sul fondo in mezzo ai sassi e ti vengono sui piedi se stai un pò fermo in un posto, hanno delle criniere ,maculate che si muovono ritmicamente ,c'erano nere, marroni, rossicce,o beige, non buone da mangiare ,ma ci divertivamo un mondo a cacciarle ,sicuramente le bose non erano troppo contente visto che il metodo più usato per catturale era piuttosto cruento ,usavamo 4 sistemi diversi per la loro cattura .
-Il primo consisteva ,nel legare un SALTAMARTINO (piccolo esserino che vive sotto i sassi delle spiagge a contatto dell'acqua ,con tante gambette e saltava come la Sara Simeoni alle olimpiadi ),ad un filo di refe da cucito ,ed aspettare che la bosa lo ingoiasse e velocemente recuperare il corto filo e scaraventarla sulla spiaggia .
Si pescava con i piedi in acqua ed un filo di pochi decine di centimetri.
Altro modo- con un fazzoletto ,a mò di rete si doveva cercare la bosa posata su di un sasso piatto o meglio ancora sul muro del pontile per poter far scorrere il fazzoletto strisciando sul fondo come se fosse un guadino.
Il terzo sistema -consisteva nel fare un piccolo cappio ad un filo sottilissimo di rame ,e legata l'altra estremità ad un corto bastone si cercava di far entrare la testa del pescetto nel cappio e quando ciò riusciva si tirava con decisione per farlo serrare.
.l'ultimo il più cruento era quello che praticavamo quando si era un pò più grandicelli, perchè serviva un coltello da cucina, una maschera da sub ad oblò con boccaglio .
Ci si immergeva e con il coltello in mano e si schiacciavano,i piccoli pescetti contro le rocce usando il coltello dalla parte tagliente ,non ci rendavamo conto delle sofferenze dei pei piccoli pescetti ,che poi venivano buttati o mangiati da qualche gatto ,che aspettava sulla riva .


Altro modo di pescare era con l'arco,un arco un pò speciale , fatto con dalle bacchette di un ombrello rotto ,legate con un filo di ferro leggero ,per corda un filo di nylon,detta anche BAVA del 0,30-0,40-e la freccia sempre ottenuta da una bacchetta d'ombrello ,che lavorata dai nostri,fratelli maggiori o dai papà , facevano sia l'ardiglione mobile ,ed una robusta cocca per la corda ,poi con l'inseparabile maschera ad oblò ,e le pinne ,chi le aveva ,ci si immergeva alla ricerca di cavedani ,nascosti nelle cavità delle rocce ,che senza vie di fuga era facile colpire il malcapitato pesce ,alcune volte i più bravi riuscivano a colpire al volo i cavedani anche di taglia ,ma purtroppo la perdita della freccia era quasi sempre inevitabile ,infatti se il pesce era di taglia se la portava via, giù nel profondo blù.
Una versione del fucile subaqueo haithiano l'avevamo anche noi ,con un pezzo di legno pesante ,di circa un metro di lunghezza alla cui estremità veniva fissato un elastico di cameradaria di bicicletta ,formato di tanti anelli annodati fra loro con in fondo un pezzo di cuoio sul punto in cui si sarebbe inccoccata la freccia ,si inccocava l'asta all'elastico e veniva tesa con una mano mentre l'altra teneva il legno e rilasciata al momento del tiro ,molto efficace .
Altro sistema con l'elastico era con l'immancabile fionda, artefice di tanti disastri ,al posto del sasso la freccia di metallo ;il risultato era appena inferiore al precedente perchè ci si poteva avvicinare di meno al bersaglio.



Eravamo un pò tutti bracconieri , allora le leggi si c'erano ma non erano rispettate ,le stesse guardie erano messe in dubbio ,c 'era un tornaconto per tutto ,o sotto forma di cibo o di soldi ,le anguille ,i lucci ,venivano regolarmente venduti ai ristoranti .
Pratica ancora attiva nella zona ,fino a poco tempo fà un amico che era senza lavoro, campava vendendo il pesce pescato a dei ristoranti della zona ,partiva al mattino con la barca chiesta in prestito ad un amico ,ed in qualche maniera tornava carico di pesce ,il dubbio era che lo sottraesse alle reti dei pescatori di mestiere,o forse era solo un "manico" della pesca,fatto stà che a vissuto cosi per mesi, finchè un giorno ha trovato lavoro.


A protezione dei porti c'erano e ci sono delle massiciate per arrestare la forza del lago in burrasca ,è costituita da massi enormi ,irregolari dove le anguille la fanno da padrone ,in cerca di cibo ,infatti i pesci si rifugiano dentro gli anfratti ,per proteggersi dai predatori ,ma a loro volta si mettono all'angolo da soli ,basta che un anguilla gli sbarri l'unico passaggio per la libertà ,e zac per il pesce è finita,noi lo sapevamo ,e calavamo da sopra i massi delle lenze,a mano di bava del diametro 0,50 ,con innescato ad un amo del 4-6- storto un verme di terra ,un pescetto ,o del budellino di pollo,legavamo la lenza ad una roccia e la mattina dopo se si era fortunati c'erano delle anguille da paura allamate.
Stessa technika ,con un filo di bava più piccolo dello 0,30,il terminale portava uno o più ami,a volte erano ancorine a tre punte , con oliva da 30-40 a far da peso ,si innescava con,farine impastate, formaggio ,budello, fegato,fichi, ciliege, uva ,pesci morti , tutto quel che poteva far da esca andava bene ,di notte si lanciava e si legava ad una bitta ,o ad un anello ferma barca ,il mattino dopo il pranzo era quasi sempre assicurato ,anche allora causa la fame c'era il furbo che si alzava prestissimo per controllare le lenze altrui ,toglieva i pesce e le rilanciava ,di solito non era uno del paese, ma qualche vagabondo ,o di un altro villaggio vicino ,che in alcune occasioni a avuto ciò che si meritava ,una scarica di legnate .



A proposito di legnate ;ne presi una buona dose ,quando senza pormi tante domande con un mio amichetto, 9 anni io lui un paio di più ,andammo a "rubare" (IN PRESTITO )una rete per le alborelle detta SPIGUNSA e delle cassette per riporre le aole a dei pescatori di mestiere , una rete a sacche ,che si stendeva a semicerchio sulle rive mentre le alborelle fregavano , si scendeva in acqua fino alla testa con la rete a spalla e piano piano per non spaventere le aole che fregavano tranquille ,si andava a chiuderle in una sorta di semicerchio, la rete faceva una vera barriera , ed una volta chiuso si spaventavano facendo un gran baccano,saltando e ballando dentro l'acqua o buttando sassi ,o picchiando con un bastone .
Il piano era di prendere in prestito la rete ,catturare le aole ,riporre la rete dopo previa pulitura ,ed asciugatura .
Tanto dove la prendiamo ce ne sono molte ,non useranno di certo proprio questa ,ci dicemmo in gran segreto.
Tutto filò per il verso giusto ,catturammo il pesce ,riponemmo la rete ,e tutti felici per la riuscita dell'impresa , pensammo di andare a vendere le aole al mercatino del pesce , il proprietario della rete aveva anche una bancarella sotto i portici del palazzo comunale ,che era punto di commercio per varie mercanzie visto che era l'unico edificio molto spazioso e coperto (anzi non pensammo proprio )che grosso errore, due BOCIA ,con una quintalata di aole ,il pescatore riconobbe subito le cassette e mangiò subito la foglia ,la radice ed anche la pianta ,alle domande incalzanti dell'uomo che alzando la voce fece accorrere mezzo paese,confessammo il fatto .
Quante botte,prima dal PESCAUR -----PESAE END'EL CUL -----,( pedate nel di dietro) dopo dal papà ,poi dalla mamma ,ed infine dal fratello maggiore ,inutile dire che il pescato restò al pescatore .




.In genere nei porti costruiti nel secolo scorso era pratica comune costruire dei cordoli appena sotto il livello dell'acqua ,un piccolo marciapiede di 30 centimetri o poco più che forse era il marcapiano del pontile ,un cordolo in pratica .
Su questo cordolo in alcuni periodi estivi si adagiavano le bottatrici, non so spiegarmi il perchè ma se ne stavano immobili e flemmatiche come è loro natura ,per noi ragazzi erano facile preda ,in fatti bastava un guadino BARTABEL ce n'era sempre uno fissato in un anello porta palo che serviva per stendere le reti dei pescatori ad asciugare ,dove poi venivano aggiustate e pulite dalle alghe ,il bartabel serviva per pulire il porto dalle alghe dopo una burrasca ,o per raccogliere la schifezza che già allora cominciava a vedersi nei porti, cartacce e quant'altro potesse galleggiare tipo le bottigle di plastica ,che venivano recuperate e riciclate per farne delle palette che sarebbero servte per svuotare l'acqua dal fondo delle barche ,con un gesto ritmico di giù su e butta fuori,chiamata BESSOLA .



A quel tempo era facile specialmente di inverno vedere delle barche in secca sui pontili ,con un pescatore o un maestro d'ascia ,seduto accanto alla barca con mazzetta e stoppa calatafava l'imbarcazione poi con il catrame la impermeabilizzava , allora tutte le barche dei pescatori di mestiere erano nere .
Alcune barche erano colmate d'acqua e lasciate affondare perchè dicevano i pescatori che cosi si (stagnava ) non ho mai approffondito la cosa ,ma penso che lo facessero per far dilatare il legno, prima bagnandolo e poi facendolo seccare, il legno si sarebbe così stabilizzato e si sarebbero viste tutte le crepe e le falle che sarebbero state poi riempite di stoppa e catramate.
Queste barche affondate nel porto a sua volta facevano da contenitore a delle fascine di rami di salice STROPEI che sarebbero serviti per la legatura delle viti (un buon pescatore era di solito un buon giardiniere o agricoltore così nel tempo che si aspettava di recuperar le reti 2 -3 giorni ci si dedicava agli orti e campi o ai limoni, dalle nostre parti ci sono limonaie famose in tutto il mondo ,nell 800 la ditta tedesca bayer comperava i limoni sul garda) cosi facendo la barca si stagnava e i rami si mantenevano morbidi fino al loro uso .
Il salice è una pianta che ama molto l'acqua ,e in ogni dove sulle spiagge c'erano piante con le fronde che toccavano l'acqua ,e noi bimbi le utilizzavamo come corde per dondolarsi e tuffarci poi a (bomba )nelle acque del lago ,ci sentivamo un pò tutti tarzan.queste barche piene di acqua servivano anche(a volte) per tenere in viva il pescato.



Nelle giornate di vento con un semplice filo di bava ed un piccolo amo ,senza canna ,lasciavamo che il vento portasse lontano l'amo innescato con una farfallina o una vespa ,una mosca ,una sorta di pesca a galla ma con esche vive ,che ricorda un pò la pesca a mosca .
Altro sistema a galla ,si catturava un vairone e si innescava con due ancorine ,cercando di lasciarlo vivo ,a monte di 60 ,100 ,centimetri si poneva del polistirolo trovato quà e là di alcune cassette rotte che erano servite per lo stoccaggio dei pesci ai pescatori con le reti,si lanciava e si aspettava la Regina del lago ,la trota lacustre ,o il salmerino.
Era sempre una emozione grandissima assistere alla sua abboccata ,in un ribollire di schiuma ,e salti fuor d'acqua .




Nei mesi estivi quando il cavedano era in frega per la deposizione delle uova ,restauravamo il CERCOL un cerchio di botte con una rete a sacche abbandonata dai pescatori perchè proprio non più utilizzabile ,non si buttava mai via niente ,una cosa per essere buttata doveva essere logora,e marcia e irrimediabilmente rotta.
Con questo cerchio ci si nascondeva per quel che si poteva dietro un albero una roccia o semplicemante ci si accovacciava sulla spiaggia con il cerchio in posizione di lancio ,mentre uno di noi sfregava una grossa pietra sui ciotoli della spiaggia imitando la CAVASINA il cavedano femmina con i suoi MAGNERù i piccoli maschi e grandi maschi che poi spargeranno il loro latte(sperma ) sulle uova che la cavasina depositerà sotto la sabbia ,lo sfregamento della pietra sulla ghiaia stimola il cavadano femmina in un andirivieni frenetico ,con il dorso fuori dall'acqua tanto si avvicina alla riva, finchè in preda alla frenesia del momento in un ribollire di schiuma deposita le uova ed i maschi fanno a gara per innondarle di latte ,proprio in quel preciso istante chi ha il cerchio lo scaglia con precisione sulla massa di cavedani che come forsennati sono intenti a inseminare le uova ,il cerchio parte, la rete si apre come un sacco, il peso del cerchio fa si che non ci sia via di fuga ,la rete si riempie , si trascina a riva ,fino a girare il cerchio come un grosso guadino ,decine e decine di kilogrammi di pesce in un colpo solo .
Sia chiaro questa technica era vietata allora come adesso ma la fame era fame ,e come ho detto all'inizio della storia le autorità chiudevano un occhio ,forse tutti e due.


La stessa technika era usata anche con una rete circolare detta SPARAVERT;forse per il colore verde della rete o perchè in italiano veniva chiamato SPARVIERO , non ricordo bene ,intorno alla rete circolare c'erano dei piombi che facilitavano il lancio e tenevano la rete a sacche sul fondo dopo il lancio ,questa rete si metteva sulla spalla ripiegata più volte ,con la massa dei pesi nella mano del lanciatore ,fatto sta che al lancio la rete si apriva a cerchio e cadeva pesantemente sui pesci,imprigionandoli senza scampo ,poi bastava recuperarla pian piano ,facendola strisciare sul fondo ,le sacche avrebbero fatto il resto.




Usavano molti metodi pur di pescare ,chi con la dinamite recuperata dalle cave di marmo della zona ,molto pericolosa ma spettacolare ,qualcuno ci a lasciato lo zampino,e con la corrente elettrica procurata da una batteria d'auto ,sistema molto semplice che intontiva i pesci e con il guadino,a cui era collegato il filo elettrico si recuperavano senza sforzo ,bastava avere una barca ed il gioco era fatto ,anche questo era proibito .e credo lo sia ancora .NON HO MAI PRATICATO QUESTI METODI .





LA PESCA AL LANCIO



Si andava a pescare con canne da lancio in fibra di vetro,in due pezzi ,con innesto a baionetta d' ottone, erano di tanti colori,verdi, rosse, gialle, bianche e azzurre,faceva molto schic usare canne bianche ,o color della fibra di vetro ,un giallino pallido ,pallido , quando vedevi uno che pescava con tale canna sapevi che era un patito del lancio ( allora si chiamava pesca al lancio, ora la chiamiamo spinning )la pesca con el PES FINT(rapalà)allora erano tutti rapalà tanto che ancora oggi tanti vecchietti x far capire loro che pesca fai devi dire; con el rapalà ,il rapalà;il vero quello originale allora era tanto resistente che si diceva non si sarebbe rotto neanche sotto lo schiacciasassi degli asfaltatori, a quel tempo si cominciavano a vedere gli asfaltatori d'estate perchè le strade secondarie fino ad allora erano polverose e sterrate,solo la provinciale era asfaltata da molti anni e una cosa ci impressionava, lo schiacciassi usato x comprimere l'asfalto rovente .


E così possedere un rapalà, che costava un piccolo capitale ,veniva tenuto come se fosse d'oro , se si incagliava in estate un bel tuffo e si portava a casa subito ,se era inverno si aspettava l'estate, sicuri di ritrovarlo, resistente come era ; non si doveva far parola con nessuno del posto in cui si era perso , perchè c'erano i pescatori di frodo alle anguille ,che si immergevano di notte con la (pila) e fucile subaqueo a molla , per loro ritrovare un rapalà era fonte di guadagno ,se sapevi a chi rivolgerti ti recuperavano il pess fint gratuitamnete .



I pescatori che praticavano la pesca al lancio solo saltuariamente usavano di solito canne da cavedano ,lunghe quattro, cinque metri , telescopiche,facevano dei lanci lunghissimi .
Noi con le nostre cannettine di circa due metri , riuscivamo si e no ad arrivare alla metà dei loro lanci ,ma erano più pratiche e si potevano usare in ogni ambiente anche ostile ,in anfratti o in mezzo alla vegetazione ,o in fondo a vicoli strettissimi che davano direttamente sul lago ,insomma, si poteva andare in giro con la canna montata ,anche in bicicletta (altra cosa preziosa )e sempre armata ,pronta x il lancio sulle bollate,che nella calda stagione potevano riservare delle sorprese, dal cavedano alla trota di lago ,o al salmerino con la sua bella livrea,di dorso azzurra e i fianchi rosati.
Queste canne lunghe le usavamo solo con i mitici filibustieri per pescare i cavedani a galla che stazionavano al largo.


Il filo di nylon era quasi sempre il mitico platil strong dal diamerto 20 al 30 ,con una memoria da far invidia ad un elefante, in effetti non si stendeva mai ma sembrava una interminabile molla ,se si faceva una perruccha aimè erano dolori ,sembrava una corda tanto era rigido ,ne conservo ancora una bobina e mia figlia lo usa x far collanine come conservo ancora delle bobine di filo di rame sottilissimo x alcune tecniche di pesca ,prima dell'avvento del nylon.



Per chi non possedeva il mitico rapalà ,che costava molto ,si andava alla vecchia ,si battevano con il martello alcune strisce di piombo che gli idraulici usavano per i lavandini o gli scarichi dei bagni ,a volte si facevano carte false x poterne avere un pezzo ,perchè a quel tempo tutto si poteva monetizzare .
Noi piccoli andavamo x stracci, ferro, allumunio una cosa rara e costosissima ,piombo ,cartone ,che poi vendavamo x poche lire alla MARIA DELE STRASE Maria degli stracci ,cosi chiamavano la signora che raccoglieva il materiale che poi rivendeva ad un rigattiere con un camion rosso, che si portava via tutto di quando in quando .
La signora con un carrettino trasportava tutte queste masserizie dal suo fondaco situato in alto nel villaggio ,fin giù sulla piazza principale passando da un piccolo vicolo,strettissimo con dei passaggi a volta comunicanti tra,le case ,con i ciotoli come pavimentazione e gli scoli dell 'acqua ai bordi ,in quel mentre si poteva accaparrarsi qualche pezzo di piombo o quantaltro potesse servirci per costruire artificiali, quando la signora faceva ritorno alla casa per un nuovo carico .
Altrimenti si poteva trovare ai piedi di ringhiere o manufatti in ferro che un tempo venivano fissati non con il cemento e la calce,o con i fischer come si usa adesso, ma con il piombo colato a caldo nella cavità,( era il metodo usato al tempo dei Romani) il piombo si tagliuzzava via i piccole scagliette e si faceva sciogliere dentro un pentolino di fortuna ricavato da qualche scatoletta di sardine trovata nel campo dove gli spazzini(ora si fanno chiamare operatori ecologici) radunavano le immondizzie ,si colava su una pietra ,e si batteva con un martello,o una pietra fino a farne una piattina, si grattava sui muri in malta fina per dagli la forma ,due buchi fatti con un vecchio chiodo ai lati per l'ancoretta ,gli anellini ricavati da piccole molle,o filli di rame elettrico.

A volte nel campo gli spazzini(discarica) bruciavano la plastica che ricopriva i vecchi fili elettrici per ricavarne solo il rame ,che sarebbe poi stato venduto ,sempre alla Maria "dele strase",se si era fortunati se ne poteva raccogliere un pò ,chi lo intrecciava per farne degli anellini per le morosine ,chi come me lo usava per fare l'armatura passante ai pes fint ,o i CUCIARI (cucchiaini )gli spinner, diremmo ora ,prendendo dei pezzi di lattina dalle scatolette di tonno si costruiva la (farfalla )o paletta chi poteva usava dei veri cucchiaini da caffè ,chi ci costruiva un ondulante chi uno spinner,(rotante) tipo martin ,ad ogni modo ci si faceva l'artificiale .


Il legno usato per i primi pes fint ,fu la corteccia di pino marittimo ,che usavamo da sempre per fare le barchette, la vela altro non era che una piuma di gabbianao ,come timone e chiglia un pezzetto di lamiera arrugginita trovata sulla spiaggia ,poi la fortuna fece si che uno del paese ,appassionato di modellismo mi diede della balsa ,molto costosa ,ma con grande intuito capii che andava bene anche il legno dei contenitori della frutta; i tronchetti triangolari posti ai lati che reggono la struttura della cassetta stessa, come peso inserito ,chiodi ,olivette di piombo vecchie ,scarti di brasature fatte dagli stagnini ,me le procurava il figlio dello stagnino ,se lo sapeva il padre povero lui (non si scartava niente )le palette erano di latta ,per i colori quel che si trovava .
Il padre di un amico molto ricco dipingeva quadri ad olio ed ogni tanto ,si riusciva a prender qualche colore .
Erano pesciolini che duravano poco visto i materiali usati ,ma servivano allo scopo : LA PESCA AL LANCIO.
5-5-59
costruttore di pesci finti per la pesca a lancio

vale piu la pratica che la grammatica <*)^,^,^,^,-(

#2 Giordaloco

Giordaloco

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Postato 05 July 2007 - 16:24 PM

:up: :up: :up: Un bellissimo spaccato di un'epoca che è cambiata ma che io ho potuto vivere e apprezzare ; certo oggi si vive meglio , ma i contatti umani di una volta erano unici :wink:
PESCATORE QUALUNQUISTA
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#3 toby

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Postato 05 July 2007 - 16:31 PM

che bella storia!!
mi sembrava di essere con te sul ponte della barca e a riva a mangiare aole

#4 albyei

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Postato 05 July 2007 - 16:46 PM

:wink:
SHUT UP & FISH!!! TEAM

AMMIRAGLIO GRUPPO PONTE SPESSA PO

ALL CARPS... impossoble is nothing!!!


TIRAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA


e son 31....

#5 baldovino

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Postato 05 July 2007 - 18:05 PM

che bella storia.... a quando un bel libro? :wink:

#6 argoilgrande

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Postato 05 July 2007 - 19:13 PM

Scrivi bene, brao brao brao.... bel racconto. 8)
Simone 30 anni.

#7 @mirko78@

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Postato 05 July 2007 - 20:05 PM

ben arrivato

ma che io sappia,il simbolo che c è sulle farmacie,è un nematode,invertebrato,piu precisamente il Dracunsulus Medicinensis....spero di aver scritto bene.... :lol:
Ciaoo @mirko78@

#8 cobra

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Postato 05 July 2007 - 20:53 PM

ben arrivato

ma che io sappia,il simbolo che c è sulle farmacie,è un nematode,invertebrato,piu precisamente il Dracunsulus Medicinensis....spero di aver scritto bene.... :lol:

Esculapio nellantica Grecia era il xxx della medicina ,da qui si è preso a simbolo delle farmacie ,il serpente in esso raffigurato è x l'appunto il colubro di Esculapio .
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#9 Ferroforte

Ferroforte

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Postato 05 July 2007 - 20:53 PM

ben arrivato

ma che io sappia,il simbolo che c è sulle farmacie,è un nematode,invertebrato,piu precisamente il Dracunsulus Medicinensis....spero di aver scritto bene.... :lol:


Hai scritto bene e quoto ! :lol:
Buy the best,forget the rest...

#10 cobra

cobra

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Postato 05 July 2007 - 20:57 PM

ben arrivato

ma che io sappia,il simbolo che c è sulle farmacie,è un nematode,invertebrato,piu precisamente il Dracunsulus Medicinensis....spero di aver scritto bene.... :lol:


Hai scritto bene e quoto ! :lol:

domani vai dal tuo farmacista e ti fai spiegare bene la storia .
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#11 Repele Dimitri

Repele Dimitri

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Postato 05 July 2007 - 20:58 PM

Ciao Cobra una presentazione a dir poco favolosa :)
Gli Amici Della Topa
http://dimibsfishing....wordpress.com/


La classe non è acqua ma prosecco! [cit.Repele Dimitri ]

#12 cobra

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Postato 05 July 2007 - 21:00 PM

Il simbolo delle farmacie si chiama CADUCEO e raffigura due serpenti attorcigliati intorno ad un bastone. I due serpenti sono un'immagine della mitologia magico-medica di lotta e di equilibrio, di energia vitale che si articola intorno alla materialità (rappresentata dal bastone). Proprio per questo motivo il CADUCEO è stato adottato come simbolo della farmacia: il farmacista, con professionalità e giudizio, dispensa i medicinali per favorire la guarigione dalle malattie.
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#13 cobra

cobra

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Postato 05 July 2007 - 21:08 PM

grazie Dimi
cè sempre qualcuno che si sofferma sulle sciocchezze !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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vale piu la pratica che la grammatica <*)^,^,^,^,-(

#14 mimmoox

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Postato 05 July 2007 - 23:49 PM

Racconto a dir poco fantastico Cobra..

quasi da occhi lucidi :)
Buon Viaggio Maestro
Cosimo-15/03/1982-32enne
Attualmente in pausa dall'attività alieutica :(
Leggere il regolamento allunga la vita

#15 walter

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Postato 06 July 2007 - 11:08 AM

lo spaccato di un'epoca :up:



keep fightin' | if you can't follow me maybe you're not crazy enough... | devastazione, delirio, inutilita' e allegro sbarellamento icon_crazy.gif



 

лохі мы змаглі трапіць у ваш паршывы вэб -сайт з дапамогай дабрадушны вэб - качка


#16 Mirko Salabracco

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Postato 06 July 2007 - 15:26 PM

.....tutto il mondo è paese.........
:wink: :wink:
i racconti della tua infanzia.............sono simili ai racconti ke il mio babbo mi faceva quando ero piccolo..... ed iniziavo a pescare le prime volte.......... mi hai fatto venire in mente tante di quelle cose..... sono quasi commosso........

ciao Mirko.....

#17 salabracco1

salabracco1

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Postato 10 July 2007 - 07:53 AM

Mi sembra di conoscerti da una vita... tutto el mondo è paese! El sèrcol el stornèl... ho fatto in tempo a vederli anch'io, lontano dal lago ma non troppo, affezzionato come pochi... :roll: Prima o poi passo a trovarti! :wink:
Nicola
22-09-1972 Classe di ferro... e balsa!
SALABRACCO TEAM

#18 davidex

davidex

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Postato 10 July 2007 - 10:56 AM

Grande cobra! Racconto coinvolgente e personalità interessante. Dobbiamo conoscerci! :wink:

#19 Guest__*

Guest__*
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Postato 10 July 2007 - 21:11 PM

un tempo che è passato, un tempo che alcuni hanno vissuto e che portano dentro, amicizia, umiltà, pietà....
oggi sono cose in disuso e beato chi come te le porta dietro...
:respekt:

#20 Crepuscolo

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Postato 11 February 2008 - 09:50 AM

eh già,proprio bellissimo ritratto di infanzia e di un vivere comune che non c'è più,sinceri complimenti :)
4 ottobre 1980
-23 aprile 2009,la nuova festa della liberazione!!!!

"sono le condizioni peggiori a rendere le cose straordinarie"


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